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TESTO La terra faceva ingresso nel cielo

don Angelo Casati  

Assunzione della Beata Vergine Maria - messa del giorno (15/08/2023)

Vangelo: Lc 1,39-55 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,39-55

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

46Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore
47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

49

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;

50

di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.

51

Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

52

ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;

53

ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

54

Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,

55

come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Questa mattina possiamo dare spazio alla leggerezza, alla immaginazione, anche perché a raccontare l'evento dell'assunzione di Maria al cielo non ci sono nella Bibbia - né forse potrebbero esserci - pagine sul suo trasvolare. Per questo anche la liturgia ricorre ad altri testi con l'intento di trasfigurare. Sorprendendovi - o forse turbando qualcuno - vorrei dire che questa festa è una mescola - mescola incantevole - di terra e di cielo.

Il cielo aveva chiesto ospitalità alla terra: accadde nel grembo di Maria di Nazaret, per voce di un angelo ed era una adolescente. La terra ora, che si chiama Maria, trova ospitalità nel cielo. E accade la festa dell'assunzione. E io vorrei fare sosta, sosta breve oggi, sul brano della visitazione. Che già è di una bellezza imperdibile: la ragazzina di Nazaret, Maria, sale i monti di Giuda. Ed è già poesia quell'andare e quel passare l'uscio di Elisabetta. Vorrei, ancora una volta. leggervi l'evento nella stupenda poesia di Rainer Maria Rilke:

Ancora le era facile l'andare, al principio, ma nella salita a volte lo avvertiva il suo corpo miracoloso - e si fermava, allora, respirando, sugli alti monti di Giuda. Non la terra, ma per lei la sua pienezza intorno era distesa; andando lo sentì: questa grandezza mai sarà varcata - questa, che ora percepiva. E la spingeva a posare la mano sul grembo dell'altra, già più largo. E barcollarono le donne l'una verso l'altra, e capelli e vesti si toccarono. Ciascuna, colma del suo tempio, nella compagna sua si riparava. Ah, il Salvatore in lei - ancora un fiore; ma il Battista in grembo alla cugina ruppe la sua gioia dando guizzi. Bellissimo: Ancora le era facile l'andare, al principio, ma nella salita a volte lo avvertiva il suo corpo miracoloso - e si fermava, allora, respirando, sugli alti monti di Giuda.

Ebbene quando fu sull'uscio di casa ebbe fiato, tutto il fiato per un inno a perdifiato, In cui si chiamavano ad eco realtà e sogni e promesse. Le due donne si erano appena abbracciate ed ecco la più giovane cantare un inno. Un inno che non si è perso più nel tempo: tenne, e tiene, il nome della prima parola "magnificat". "La mia anima magnifica - esalta, celebra, porta alle stelle - il Signore". Qualcuno ha detto il "magnificat" una delle più belle poesie del mondo. Non hanno mai finito di musicarlo. E noi di cantarlo. Vero che nel canto trovi eco di parole del Primo Testamento, ma, per come la ragazzina le ha cucite, senti battere il suo cuore. Ebbene nella festa della sua assunzione al cielo faccio sosta breve su due espressioni del "magnificat" che sembrano specchiarsi l'una nell'altra.

La prima: "Ha guardato l'umiltà della sua serva". La seconda: "Ha innalzato gli umili". Sembrano racchiudere una storia, la storia di Maria. L'inizio e lo sconfinare, non mi va di dire "la fine". Maria riconosce di essere terra, umiltà, humus: non si pensa fuori dal coro dei "fatti di terra". E che cosa le fa sobbalzare il cuore? Che Dio "ha guardato" l'umiltà della sua serva, il suo essere fatta di terra: "ha guardato". Ma il verbo latino "respexit", da "respicere", racconta anche di un indugio nel guardare: accade quando ti perdi a guardare, perdutamente guardare, come succede agli innamorati. Su di lei Dio si era come perso; e glielo aveva raccontato un angelo. Le due donne avevano molto da raccontarsi.

Si era affacciato il cielo. Poi nella vita Maria sarebbe stata fedele al suo essere terra, essere nella vita che fanno tutti, minime le notizie di lei nel vangelo, terra, ma imbrividita - perdonate l'espressione - dallo sguardo di Dio; in quello sguardo aveva creduto. Avrebbe creduto anche sotto la croce. Pensalo anche tu: tu sei frutto dell'indugio di uno sguardo. Poi, tra le parole più rivoluzionarie di Maria, appare anche questa. A fronte della detronizzazione dei potenti canta: "Ha innalzato gli umili". Quando le parole le uscirono come canto dalle labbra non poteva certo pensare sino a dove sarebbe arrivato l'innalzamento.

Nemmeno le sarebbe stato possibile immaginare quanto nella vita - e fin da subito - il drago avrebbe cercato di assalire lei e il figlio, ma quelle parole "ha innalzato gli umili" non se l'era lasciate mai scucire dal cuore, nemmeno sotto la croce, davanti al figlio innalzato. E poi - a dirla tutta - quel suo figlio nella vita era stato come mosso da una passione, quella di innalzare gli umili, quelli che si sentono terra. Ora innalzava anche lei. E la terra, l'umile terra, faceva ingresso nel cielo. E fioriva alla brezza del cielo. Chissà se nel suo trasvolare le bussò nel cuore la parabola di quel figlio, anche lui sognatore, che raccontava del chicco di grano che, caduto in terra, germoglia, fiorisce.

Il cielo era tutta una fioritura.

 

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