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TESTO Il salvataggio in mare operato da Gesù

padre Antonio Rungi

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (13/08/2023)

Vangelo: Mt 14,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], 22subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Il vangelo della XIX domenica del tempo ordinario ci invita a riflettere su una virtù teologale fondamentale per qualsiasi altro discorso di carattere religioso ed è quella della fede. San Matteo nel brano di questa domenica ci presenta Gesù che dopo aver sfamato la gente con la moltiplicazione dei pani, dopo aver ordinato agli apostoli di andare a pescare, e mentre si ritira in preghiera e solitudine sul monte, è costretto a lasciare questo luogo e scendere in mare per salvare gli apostoli, in quanto si è scatenata una tempesta. Siccome la barca era distante diverse miglia Egli cammina sulle acque per soccorrere i discepoli in difficoltà. Immagine della Chiesa che nei momenti difficili della storia trova in Gesù il suo rifugio e salvatore.

Gli apostoli in un primo momento non si accorgono che chi cammina sulle acque è Gesù e pensano che sia un fantasma. I fantasmi hanno fatto sempre paura, pur sapendo scientificamente che non esistono, ma il solo pensiero e la sola immaginazione che si tratti di qualcosa di diverso dall'essere umano mette angoscia ed ansia a chiunque. Non a caso fantasma deriva da fantasia e come tale è un prodotto della mente umana, non esistente nella realtà. Eppure gli apostoli e soprattutto Pietro hanno paura in un primo momento, quando vedono venire verso di loro questa sagoma di persona non ancora indentificata.

E' Gesù stesso che si presenta con il dire «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Gesù cerca di rassicurare il gruppo, ma i dubbi sono tanti e quando ci si trova in difficoltà si vogliono certezze e sicurezze. A questo punto dell'emergenza in mare Pietro, come sempre, si rivolge a Gesù dicendo: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Chiede in poche parole di superare le leggi fisiche e di dimostrare che davvero Lui, il Signore, far superare ogni legge immessa dal Creatore nella stessa opera di Dio che è la creazione. Gesù concede a Pietro di camminare sulle acque, dicendogli semplicemente: Vieni. E Pietro obbedì al Signore e subito scese dalla barca, incominciando anche lui a camminare sulle acque dirigendosi verso Gesù. Quindi tutto tranquillo e sereno.

La fiducia posta sulla parola del Signore aveva dato i suoi frutti immediati. Poi qualcosa succede nella mente e nel cuore di Pietro, quando, vedendo che il vento era forte, egli incominciò ad affondare e con il terrore sul viso gridò forte a Gesù: «Signore, salvami!». Questa invocazione che tutti noi conosciamo ed utilizziamo ogni volta che siamo di fronte all'irreparabile. Gesù non si fa pregare una seconda volta e subito tese la mano a Pietro, lo afferrò forte per dargli la certezza che lui non abbandona mai i suoi figli e la sua chiesa. Ma un piccolo rimprovero lo fa a Pietro definendolo «Uomo di poca fede”, in quanto aveva dubitato dell'aiuto e della vicinanza di Dio.

In Pietro ci riconosciamo ognuno di noi che abbiamo poca fede, quando la tempesta arriva e noi non siamo in grado di gestirla e dominarla con le nostre forze e allora ci sconfortiamo e perdiamo quella fiducia in Dio che è fede e totale abbandono ai suoi disegni e progetti. Quante volte come Pietro ci siamo rivolti al Signore con il chiedere di salvarci da certe gravi situazioni della nostra vita e di quella delle persone care o in generale? Tutte le nostre giornate sono impregnate di questa invocazione Signore salvami e salvaci.

Ma il racconto del salvataggio in mare dei discepoli dispersi Gesù lo completa con il far cessare il vento e fare arrivare la barca a destinazione. Infatti appena saliti sulla barca, Gesù e Pietro, il vento cessò. Visto il miracolo gli altri apostoli che erano sulla barca si prostrarono davanti a Gesù, facendo quell'atto di fede che era mancato fino al quel momento: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». E' proprio vero che ci vogliono i miracoli per credere maggiormente in Dio, tuttavia la fede autentica non deve attende segni e eventi speciali per manifestarsi, ma si deve mostrare quotidianamente anche nella normalità o negli eventi più drammatici della nostra esistenza.

Di esempio ci sia in questi giorni la Beata Vergine Maria, la donna di fede per eccellenza che si abbondonata totalmente nelle mani di Dio ed è stata vicina al suo Figlio, Gesù Cristo, nostro redentore e salvatore.

Preparandoci alla solennità dell'Assunta martedì prossimo affidiamo alla Madonna il nostro cammino di fede perché lo renda più solido in vista di quella beatitudine eterna in cui Maria vi è entrata in corpo ed anima nel mistero della sua assunzione al cielo per i meriti di Gesù Cristo, che ha voluto accanto a sé, nella integrità della sua persona, la sua e nostra Madre, appena concluso il suo pellegrinaggio terreno.

E come Elia di cui si parla nella prima lettura di questa domenica lasciamoci guidare dallo spirito di Dio che egli gustò sul Monte Oreb, individuandone la manifestazione più evidente nel sussurro di una brezza leggera. Lo Spirito di Dio non fa' chiasso, né rumore, né tanto meno è un terremoto o vento forte che distrugge ogni cosa, ma in una brezza leggera perché tutto ciò che è spirituale è leggerezza, mentre tutto ciò che è umano è pesantezza e chiasso inconcludente. Sia questa la nostra preghiera in questo giorno di festa in cui facciamo memoria della Pasqua settimanale del Signore: O Dio, Signore del cielo e della terra, rafforza la nostra fede e donaci un cuore che ascolta, perché sappiamo riconoscere la tua parola nelle profondità dell'uomo, in ogni avvenimento della vita, nel gemito e nel giubilo del creato. Amen.

 

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