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TESTO Dammi un cuore pronto a lottare per te

don Michele Cerutti

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/07/2023)

Vangelo: Mt 13,44-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Forma breve (Mt 13,44-46):

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Sicuramente Matteo, l'evangelista, che ha scritto questi versetti, che abbiamo proclamato, ha sperimentato molto bene l'insegnamento di Gesù.
La prontezza dell'apostolo nel rispondere all'invito di sequela lo abbiamo meditato alcune settimane fa.
Matteo un pubblicano che, seduto al banco delle imposte, lascia tutto per mettersi a seguire il Maestro.
Quello che aveva davanti a sé era una carriera garantita a servizio dell'impero e la possibilità di guadagnare molto approfittando dei malcapitati che aveva davanti a sé.
La figura di Gesù lo aveva attirato e non poco e tutto questo lo induce a lasciare tutto per stare dietro a Lui.
Pietro, Andrea e gli altri semplici pescatori che avevano un'attività avviata lasciano le reti e si mettono a seguire il Cristo senza pensarci molto.
Se noi guardiamo ai primi chiamati alla sequela e ci soffermiamo sulla schiera di uomini e donne che hanno vissuto in pienezza il Vangelo rimarremmo sorpresi nel costatare la verità di questi versetti.
Penso a Madre Teresa di Calcutta che una volta, mentre leniva le ferite di un lebbroso trovato per strada, si sente dire da una donna europea, che non lo avrebbe mai fatto quello che la suora faceva per tutto l'oro del mondo.
La risposta della Madre non si fece attendere: neanche io lo faccio per tutto l'oro del mondo, ma per amore di Dio.
Esempi di altri Santi ne troveremmo così tanti che penso non basterebbe una biblioteca per contenere i testi che potremmo scrivere.
Ma questa pagina evangelica cosa dice a noi chiamati a vivere la nostra ferialità?
L'oro che troviamo nel campo della nostra vita ci dovrebbe indurre a compiere bene il nostro essere cristiani sposati o consacrati mettendoci completamente in servizio nel contesto familiare o comunitario. Lì dobbiamo spendere il nostro tesoro.
Bussola del nostro agire è il discernimento che dovremmo chiedere con insistenza e con cuore libero da noi stessi come ci insegna bene Salomone che si rivolge a Dio proprio per avere questo dono e che caratterizza lo scriba che riesce a decidere tra cose vecchie e nuove.
Discernimento parola complessa che vuol dire setacciare, vagliare ciò che abita nel nostro cuore per fare scelte responsabili.
Uno dei rischi che ci può indurre a fare del male rischia di fare apparire bello ciò che invece non è e ci dona un piacere passeggero.
Il fine dell'uomo non è il piacere, ma la felicità quella che apre a una relazione vera e autentica.
L'arte del discernere è dunque l'umiltà di chiedere un cuore docile capace di distinguere il bene dal male per governare i nostri mondi e governare i cuori con quella saggezza e nella verità davanti a Dio.
Discernere vuol dire avere una mano che si sa aprire e chiudere al momento giusto.
Il discernimento rimane quindi un dono della grazia di Dio, che va sempre chiesto, senza presumere di esser ormai divenuti esperti e autosufficienti. Per i padri spirituali l'insidia più pericolosa, la superbia, può fare capolino proprio in coloro che si sentono ormai «esperti» e hanno smarrito il timore di Dio, condizione indispensabile per accogliere il dono della Sapienza.

 

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