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TESTO Il Regno, cos'è e cosa comporta

padre Gian Franco Scarpitta  

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/07/2023)

Vangelo: Mt 13,44-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Forma breve (Mt 13,44-46):

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Continua la rassegna delle parabole di Gesù atte a descrivere il Regno dei Cieli. Si tratta questa volta di una serie di brevi paradigmi o similitudini abbastanza esplicite, al punto che, senza bisogno alcuno di commento o di spiegazione, vengono comprese immediatamente dai discepoli che ascoltano. I rilievi che si possono fare, anche in linea con le similitudini paraboliche precedenti, sono a mio giudizio due: 1) il Regno di Dio è un dono. Esso non può che derivare dal Signore stesso che ce ne fa omaggio immeritato e immediato; 2) Il Regno comporta anche un atteggiamento umano di gioia e di riconoscenza, ma anche di umiltà e di rettitudine. Esso comporta anche una dimensione presente e una relativa all'avvenire, all'epilogo della nostra storia.

La prima Lettura di questa liturgia descrive la saggezza e l'umiltà di Salomone quando riceve da Dio la possibilità di regnare su Israele a tempo indeterminato. Il monarca, che sarà famosissimo per la sua bravura e per il suo estro e intraprendenza anche se la conclusione del suo governo non sarà felice (avrà oltre settecento mogli e concubine), non chiede al Signore ricchezza e gloria o approvazione popolare, ma solamente la “saggezza nel governare con rettitudine. Riconosce che è stato reso oggetto di una fiducia speciale che solo Dio poteva accordargli e che non esercita un predominio personale. Ragion per cui preferisce atteggiarsi con onestà, rettitudine e obiettività e Dio gli concede la sapienza per conseguire tali prerogative e metterle in atto. E in più gli otterrà anche ciò che di cui non è interessato, poiché è compiaciuto di aver preferito appunto la saggezza ad ogni altra cosa: Salomone avrà in dono anche ricchezza economica e benessere. Riconoscente per il dono che gli è stato dato e per la fiducia singolare che ha ricevuto, Salomone si atteggia a un atteggiamento responsabile e prudente che gli meriterà successo duraturo

Quando infatti ci si dispone con umiltà e con rettitudine, si conseguiranno sempre benefici e piacevoli conseguenze, che forse non saranno di provenienza umana, ma che Dio certamente favorirà negli animi buoni e ben disposti. L'onestà e l'altruismo apportano già soddisfazioni di per se stesse e sproneranno gli altri, in un modo o nell'altro, nei nostri confronti.
Questo a proposito del regno politico ed egemonico.

A proposito del Regno di Dio, anch'esso è un dono gratuito che solo il Signore ci può concedere. E' la presenza di Dio stesso nel cuore umano, Dio stesso agisce nelle parole e nelle opere del suo Figlio Gesù Cristo. Il Regno di Dio è Dio stesso che in Cristo percorre gli stessi sentieri dell'uomo per condurlo alla felicità e alla vera ricchezza, alla realizzazione piena. Potremmo sintetizzare che esso è il Vangelo stesso. E' come un tesoro nascosto che si rinviene e si custodisce, oppure come una perla preziosa per cui vale la pena sacrificare i propri risparmi, quindi qualcosa di unico e di prezioso che ci viene dato solamente da chi può amarci fino a donare se stesso, appunto Gesù Figlio di Dio. E Dio lo concede a piene mani, come quando si dispiega una rete e la si getta in mare perché raccolga grande quantità di pesci.

L'accoglienza di questo dono non può che comportare gioia, letizia e riconoscenza, ma per ciò stesso anche giudizio e rettitudine. Se prestiamo attenzione alla prima similitudine, chi ha trovato il tesoro in un campo potrebbe anche trattenere il tesoro per se e scappare via ovviamente senza rivelarsi e invece “compra quel campo” spendendo ogni suo avere, perché sa bene che il terreno non è suo e non gli apparterrebbe neppure il tesoro rinvenuto. La gioia con cui ha fatto questa conquista non esclude la giusta intraprendenza. Così pure chi, come un mercante va in cerca di pietre preziose: non può, secondo quanto si dice comunemente “volere la botte piena e la moglie ubriaca”, ottenere cioè quella perla senza nulla sacrificare. Piuttosto è giusto che, per ottenere un guadagno più lauto, si disponga a vendere ogni suo avere e infatti questo comporta l'acquisto del Regno di Dio; la capacità di rinunciare a se stessi, alle proprie ambizioni, al proprio tornaconto personale per acquisire un bene che riteniamo prezioso e inestimabile.

Il Regno è gratuito e coinvolge tutti. Nessuno ne resta escluso, perché ciascuno è prezioso agli occhi del Re Salvatore che ci attende tutti indistintamente prima alla comunione con sé e poi alla salvezza definitiva degli ultimi tempi. La vita attuale, dopo la morte e la resurrezione di Gesù, con l'effusione dello Spirito di Pentecoste, si svolge nel segno del dono e della misericordia divina e la prima vocazione in fin dei conti è semplicemente di poter godere e avvalerci di questo dono di amore e di misericordia. Siamo nell'esultanza ma poiché la nostra non è ancora piena procediamo nella speranza, dimentichi del passato e protratti verso il futuro corriamo verso la meta di gloria definitiva (Fil 3, 13 - 14). Della presenza di Dio che in Gesù Cristo ci accompagna anche come uomo bisogna rallegrarsi, trarre motivazioni di forza e di perseveranza, motivarci nel bene e nella messa in pratica di valori e di prerogative di ideali. Ma è necessario anche fronteggiare quanti escludono o recalcitrano alla meraviglia di questo Regno, lottando contro il male, sfidando le avversità e valicando gli ostacoli che l'antico avversario dissemina sotto forma di zizzania. Fino a quando non avverrà l'avvento definitivo e consolidato di questo Regno, con la cernita del grano e della zizzania oppure, secondo la metafora odierna, dei pesci edibili da quelli non commestibili.

La terza similitudine in effetti ci ravvisa che il Regno di Dio è una rete che al presente coinvolge tutti, senza distinzioni. Come quella dei centocinquantatre grossi pesci della pesca miracolosa che simboleggiavano l'universalità del popolo a cui è destinata la salvezza. Tutti siamo avvinti da questa rete ma non tutti vorranno restarvi secondo buone intenzioni. E procureranno da se stessi di essere scartati.

 

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