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TESTO L'arte di gettare le reti, ma anche quella di ripararle

don Angelo Casati  

VIII domenica dopo Pentecoste (Anno A) (23/07/2023)

Vangelo: Mt 4,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,18-22

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Nelle pieghe dei racconti si affacciano suggestioni: alludo, ma subito le lascio a voi. Oggi si racconta di chiamate. Doveva essere un sonno leggero il suo. E poi era un ragazzo, dico Samuele. Ma soprattutto era di quelli che, se si sentono chiamati, anche se è notte, accorrono, di quelli che sulla bocca tengono pronta, come una sorella, la parola "eccomi": "Mi hai chiamato: eccomi". Loro sono "eccomi". Si alzano, corrono. Tutto accadde nella notte: Dio e i sogni. Immagino che, prima di quella notte, mai e poi mai il ragazzo avrebbe immaginato che Dio visitasse i sogni. E se io dicessi che le coperte di un letto, anche del tuo, possono essere luogo in cui Dio si sporge?

Alcuni dei più devoti, penso, arriccerebbero il naso. Eppure è scritto: "Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò", proprio accosto al letto. Per ben tre volte al risuonare del nome: "Samuele, Samuele!", lui si era alzato ed era corso. Sbagliando direzione: Dio voleva parlargli direttamente. Non era di certo, quella, una società migliore della nostra. La corruzione era dilagata sin nel tempio, per via dei figli di Eli che spadroneggiavano e insultando facevano man bassa delle offerte. Nonostante tutto una lampada ardeva ancora nel tempio. Quasi rimasuglio estremo di resistenza. E quella notte forse anche l'arca provò brivido a un nome che aveva voce di Dio "Samuele!". Samuele si alzò e corse. La corsa dei ragazzi sempre mi commuove in una società che alcuni vanno dicendo impermeabile ai sogni. E il ragazzo nella notte fu chiamato da Dio profeta. Poi sarebbe stato riconosciuto tale dal popolo.

Dunque Dio può chiamare nelle pieghe dei sogni. Che hanno una loro fragilità, non sono certezze monolitiche. A volte lasciano una sospensione. Che ho trovato nelle prime pagine di un libro che mi è stato regalato in questi giorni, "Una saggia follia" di Raphael Buyse: "Ho sognato questa notte. Non ne sono sicuro. Ho sentito il buon Dio sussurrarmi. Ho sognato questa notte. Forse sì. Non ne ero sicuro". Samuele ne era sicuro, ma i dettagli del suo cammino non erano per niente sicuri. E poi Dio aveva parlato tanto di corruzione, poco di lui che ancora era un ragazzo. C'era bisogno di tempo. Dovremmo impararlo anche noi, che spesso ce lo scordiamo che il grano ha bisogno di tempo per crescere. E' scritto: "Samuele crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole". Samuele crebbe. Cresceva. Rispettare i tempi della crescita.

E, ancora, grazia sarebbe, non dico "non lasciare andare a vuoto una sola delle sue parole", ma, per me, mandare a vuoto il meno possibile delle parole di Dio. Altra grazia, e non da poco, trovare qualcuno che come il vecchio Eli - e non era senza colpe - abbia in sospetto che Dio possa parlare nei sogni e ti metta in ascolto del buon Dio. Eli disse a Samuele: "Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta"". Poi il mattino Samuele apri i battenti del tempio. Con che cuore, lascio a voi immaginarlo. Vengo al vangelo, altre chiamate: anche questa volta mi fermo a minuscole suggestioni. Dalle ombre del tempio alle sponde aperte di un lago: "Mentre camminava lungo il mare Gesù vide due fratelli che gettavano le reti". Erano di mestiere pescatori. "Mentre camminava": quasi non ci avesse pensato prima, ma a lui non sfuggiva nulla. Si fermò a guardarli, quasi dicesse: "Comincio con loro, con dei pescatori".

Poi subito dopo ne aggiunse altri, due altri fratelli e sulla barca c'era pure il padre, loro intenti a riparare reti. Chissà - chi lo sa? - forse lo aveva colpito la cura e la passione che i pescatori mettono per le reti. Si fece lui pescatore, pescò loro: "Venite dietro me...". Perdonate se sto fantasticando. Il sogno che lui stava aprendo sulla terra aveva a che fare con le reti. Un giorno avrebbe detto che il regno di Dio è come una rete: "Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva" (Mt 13, 47-48). I discepoli, non sarebbe andato a cercarli nelle scuole rabbiniche o nei circoli alti del potere: aveva bisogno di gente che sapesse della vita, di gente che avesse l'anima dei pescatori: fiducia nel gettare le reti e cura nel ripararle. Osare la salvezza dell'umanità e ripararne i guasti. Non lo scarto, ma la riparazione.

E siccome li mandava a pescare uomini, non una rete per imprigionare, ma per accogliere. Oggi si è fatta più chiara l'espressione "pescatori di uomini". Tutti sappiamo di donne e di uomini che salgono a bordo di una nave in soccorso di profughi in mare. Così diventa più facile capire. Salvezza come salvataggio. Sono tanti i gorghi della vita in cui si annega, penso per esempio alle depressioni. E capire che ognuno di noi, in qualche modo, in una infinità di modi, è chiamato a gettare reti di salvataggio; non a squarciare reti di accoglienza, ma a ripararle. Sulle sponde della vita. "Venite. Siate quello delle reti...". A colpirmi nel brano delle prime chiamate è anche la immediatezza della risposta alla voce che chiamava. Nemmeno una frazione di secondo, non una domanda di spiegazione, dopo tutto li chiamava al loro mestiere di pescatori. Da una barca e dall'altra quasi ad eco, è scritto: "Ed essi subito lasciarono la barca e lo seguirono". "Subito".

Ed io a chiedermi delle mie sordità, delle mie esitazioni, dei miei ritardi a seguire il Rabbi che passa ancora oggi nel quotidiano più quotidiano e chiama. Ci vuole operatori del suo disegno, quello di una rete che salvi chiunque stia affogando nel mare della vita. L'arte di gettare le reti, ma anche quella di ripararle. Per non perdere nessuno. Troppi strappi fanno la morte.

Le cuciture salvano.

 

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