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TESTO Misericordia innanzitutto

padre Gian Franco Scarpitta  

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/07/2023)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Nell'ultimo decennio in ambito teologico e pastorale si è preferito insistere sulla misericordia di Dio e sulla sua condiscendenza nei confronti dell'uomo. E' un pensiero che non possiamo che accettare, anche perché smentire la misericordia e l'amore significherebbe anche rinnegare Dio stesso e i suoi procedimenti che sono del tutto opposti a quelle che sono le nostre aspettative. Nella misura in cui l'uomo si arma per la vendetta, Dio elargisce a piene mani il perdono e la grazia; mentre l'uomo si adopera con la forza, Dio procede nei nostri riguardi con mansuetudine ed estrema delicatezza; mentre l'uomo è ansioso e premuroso di risolvere questioni e misfatti, Dio ha pazienza nell'attendere che chi ha sbagliato si ravveda e torni a lui, e la sua pazienza non è paragonabile all'attesa propriamente nostra. Se l'uomo guarda con sospetto e ritrosia tutti coloro che hanno gravemente sbagliato, Dio gioisce e si rallegra per ogni singolo uomo che si voglia riconciliare con il suo Padre e Creatore. La misericordia di Dio valica tutte le concezioni di pensiero, le aspettative e gli atteggiamenti dell'uomo e neppure si può parlare di giudizio senza omettere l'amore e la misericordia. Lo dice anche San Giacomo: “La misericordia ha sempre la meglio nel giudizio”; piuttosto “il giudizio sarà senza misericordia per chi non avrà usato misericordia (Gc 2, 13). Che Dio poi venga concepito come misericordioso e Amore è anche confortevole e lusinghiero per tutti, perché proprio l'amore di Dio spinge alla conversione (Rm 2, 26) e sentirci amati e apprezzati ci sospinge sempre più verso il bene. Il libro della Sapienza (I Lettura) auspica che l'uomo faccia propria la pedagogia divina dell'amore, immedesimandosi nel perdono del peccare e nella speranzosa attesa che questi si ravveda e si converta perché Dio ha amore verso tutte le cose, nessuna esclusa.

Non possiamo che apprezzare quindi la pedagogia dell'amore e della misericordia divina. A mio giudizio tuttavia questo concetto, sebbene esaltante e degno di primato, non esclude la verità e la giustizia e nell'operare l'amore Dio non omette mai di essere giusto ed equo, seppure allontani da sé qualsiasi atteggiamento di ritorsione e di vendetta. Proprio perché è amore e misericordia, Dio non manca di rendere giusto, cioè giustificare e perfezionare, ogni soggetto umano, rendendolo consapevole dell'efficacia del bene e non omette mai di “rovesciare i potenti dai troni e innalzare gli umili”, di “ricolmare di beni gli affamati e di rimandare i ricchi a mani vuote”(Lc 1, 52 - 53) equilibrando così l'ordine delle cose. Chi infatti accoglie l'amore e la misericordia, godrà i frutti e i benefici della misericordia, ma chi rifiuta la misericordia trovando ogni ragione per opporvisi o per banalizzarla, sarà egli stesso vittima della sua presunzione. Chi si autoesclude dalla comunione con Dio, inevitabilmente manca a se stesso e precipita nel baratro che si è costruito. Non è necessario che Dio intervenga severamente nei riguardi dell'uomo o che si vendichi o che mostri rancore e odio per il male che l'uomo ha commesso; il peccato stesso e l'ostinazione con cui l'uomo vi si dedica saranno causa della sua perdizione e della sua condanna. Dio piuttosto per amore può sempre correggere, rimproverare ed esortare (Ap 3, 19. 20) e quando pure vi fossero in lui dei ricorsi di pena, questi sarebbero sempre di carattere medicinale, atte cioè a emendare chi ha sbagliato. Che Dio ami anche la giustizia e la verità non pregiudica che egli sia amore e misericordia; piuttosto è anche approvato da Dio (ma non voluto) che quanti ostinatamente rifiutano l'amore per prodursi nel peccato e nel male verso il prossimo, siano essi stessi vittime della propria cattiveria e della propria ingiustizia. Diceva un predicatore ai tempi dei miei studi seminaristici: “Dio ti amerà sempre, qualsiasi cosa tu farai. Ti amerà in ogni caso, in ogni luogo, anche se tu non lo amerai. E se dovessi finire all'inferno, ti amerà anche lì. Perché l'inferno non sarà stato lui a volerlo per te, ma vi sarai caduto tu stesso, se avrai respinto categoricamente il suo amore.” Che Dio cioè sia amore e misericordia, non esclude che esista l'inferno e neppure la giustizia, la verità e la rettitudine.

Se parla nella parabola odierna di un seminatore che aveva cosparso il terreno di semente buona, atta a produrre buon grano come frutto. Un nemico che rappresenta il maligno, ha però nottetempo disseminato della zizzania che ora cresce assieme al grano. Come descrive un commentatore di questo episodio odierno, si tratta di una gramigna malefica e perniciosa che facilmente si confonde con il grano per tutto il tempo che l'uno e l'altra sono sparse sul terreno e solo al momento della vendemmia sarà possibile distinguere il grano dalla zizzania.

Nel frattempo che l'uno cresce accanto all'altra, meglio non intervenire e lasciare il campo come sta. Dio infatti non ha la nostra fretta né la nostra premura nell'apportare soluzioni al problema; cerca piuttosto la soluzione appropriata, quella della pazienza misericordiosa che sa attendere che anche i semi di zizzania possano trasformarsi in spighe fruttuose (perché no?) e se nel frattempo la zizzania ha contaminato qualche spiga buona sa aspettare con pazienza che essa torni alla sua genuinità. Dio per amore sa attendere, pazientare e usa benevolenza. Se del resto non vi fosse anche il male disseminato nel mondo, se non avessimo occasione di peccare o di avvelenarci, come potremmo esercitare la virtù e la costanza nel bene? Se non vi fossero tentazioni o astute manovre del Maligno che tenta di distoglierci dal bene, come potremmo guadagnare nello sconfiggere il male facendo il bene?

Vi sarà un giorno, quello del giudizio, nel quale chi ha operato il male sarà vittima del male stesso e lo strumento con cui avrà colpito sarà lo stesso attrezzo con cui verrà colpito. Ferma restando la misericordia di Dio la giustizia avrà il suo meritato trionfo. Adesso però è necessario che grano e zizzania convivano insieme.

 

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