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TESTO Su quale terreno cade il seme

padre Gian Franco Scarpitta  

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/07/2023)

Vangelo: Mt 13,1-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:

Udrete, sì, ma non comprenderete,

guarderete, sì, ma non vedrete.

15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,

sono diventati duri di orecchi

e hanno chiuso gli occhi,

perché non vedano con gli occhi,

non ascoltino con gli orecchi

e non comprendano con il cuore

e non si convertano e io li guarisca!

16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!

18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Forma breve (Mt 13,1-9):

1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

Nella Bibbia si evince spesso che quando Dio parla, simultaneamente agisce e che comunque alla sua parola fa seguito la sua azione e questa è una risultante della prima. Il termine stesso Parola (ebraico dabar) racchiude in sé un parlare e un agire e non di rado in alcuni passi biblici Dio promette: “L'ho detto e lo farò”(Ez 37, 14). Proprio questo continuo associarsi fra parola e azione ragguaglia della grande fedeltà di Dio e della sua propensione a servire l'uomo. La Parola agisce e produce. Come si evince dallo stesso testo di Isaia essa è come la pioggia e la neve: discesi sulla terra sia nella forma ordinaria sia nella forma dirompente della tempesta o della turbativa atmosferica, esse producono comunque il loro effetto. Per la pioggia le terra si irriga e anche grazie alla neve può godere delle proprie risorse.

Specialmente poi se la stessa Parola divina, eterna quanto lo stesso Dio, a un certo punto entra nella nostra storia, come nella descrizione del Prologo di Giovanni: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.(Gv 1, 24). Il Verbo, ossia la Parola eterna con la quale Dio ha creato il mondo e sostiene ogni cosa, dimostra la sua massima fedeltà all'uomo perché diventa uomo essa stessa, convivendo costantemente con noi e recando i suoi frutti di eternità. Anche Gesù Cristo, Parola vivente (Ap 19, 13) insegna, esorta, ammonisce e allo stesso tempo agisce con le sue opere di misericordia. In lui la Parola eterna del Padre entra nel tempo e lo percorre per intero, penetrando tutto il vissuto e scrutando perfino l'animo e il sentire dell'uomo. Gesù sa cosa alberga nel cuore dell'uomo (Gv 2, 25). Gesù è quella Parola che “come spada a doppio taglio penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. L'animo umano è un universo di sentimenti e di passioni, di apprensioni, ansie o soddisfazioni, di desideri, aneliti e stati di appagamento raggiunto. In noi c'è l'entusiasmo di arrivare alla laurea e la gioia di ciò che ne consegue e la paura di affrontare ogni singolo esame; la gioia nella prospettiva di costruirci un avvenire e il rimpianto del passato che stiamo per lasciare alle nostre spalle. La propensione verso la novità e lo sgomento per l'imprevisto che essa comporta. E chi, se non Dio può conoscere fino in fondo questo universo? Chi se non il Verbo di Dio Gesù Cristo può immedesimarvici, essendosi fatto per noi anch'egli, uomo e quindi intreccio di emozioni? La bellezza fondamentale della Parola divina di verità è che essa stessa si è confusa con la parola dell'uomo fatta di approssimazione e di incertezza. Il Verbo facendosi carne ha vissuto da vero Dio e vero uomo divinizzando anche le nostre parole. Ma la verità più esaltante è che in Gesù Cristo non soltanto il Padre ci ha parlato definitivamente, ma che la Parola inabita anche nell'uomo e lo penetra fino in fondo: Cristo parola del Dio vivente vive radicalmente in noi.

Ci si potrebbe domandare ora legittimamente: perché non riscontriamo nell'oggi e nella storia i frutti di questa Parola divina che agisce? Come mai non si usufruisce degli effetti di questa Parola e perché non la sentiamo produrre e prosperare in noi?

A questi interrogativi si può trovare risposta nella parabola di Gesù, che sottolinea i fenomeni dell'agronomia associandoli agli interventi divini: l'acqua quando cade sui terreni apporta sempre qualche novità. La neve esercita sempre il suo influsso benefico nei campi e nella stagione sciistica. Se tuttavia il terreno non è predisposto o non bonificato, allora essa non potrà mai recare frutto. Lo stesso ricorso alle parabole è giustificato in Gesù dalla spiegazione che non tutti accolgono la figura e il messaggio del Redentore: c'è chi recalcitra e si mostra refrattario, vanificando così l'opera di salvezza che Dio ha apportato anche per lui. A coloro che rifiutano la via, verità e vita che Gesù mostra di essere, la salvezza viene annunciata ugualmente, ma dovrà gravare sulle loro spalle l'onere di doverne comprendere il contenuto per mezzo di un linguaggio astruso e articolato, quello delle parabole, che comunque accostano la metafora a una realtà oggettiva. In ogni caso, quando il terreno è arido e sprovvisto, quando non i siano interventi atti a bonificarlo e a renderlo fertile e produttivo, alla pari dell'acqua sui campi sterili, la Parola, sebbene in sé consistente e capace di trasformazioni non potrà apportare il suo frutto, perché noi stessi glielo impediamo. Gesù descrive tre tipologie di terreno oltre a quella eccellente e adeguata: il terreno del manto stradale, quello accidentato dei sassi che lo compongono, quello dei rovi che soffocano e vanificano la Parola. Credo che quelli in cui tutti ci ritroviamo siano il terreno irto di rovi e spine e quello cosparso di sassi. Fondamentalmente infatti non si da' discredito al proliferare qualitativo del parlare divino, tuttavia siamo sempre ostacolati ora dalle crisi e dalle difficoltà o dai dolori, ora anche dalle mode e dai costumi correnti (non solanto la ricchezza) che ce ne distolgono l'attenzione. Un po' il clangore della propaganda e della vanità, un po' le percosse e i travagli della vita, sono quelli i veri responsabili della nostra refrattarietà alla parola e alla sua reale consistenza.

Proprio le negatività, i lutti e le contrarietà dovrebbero incoraggiarci a non cercare altre soluzioni se non in Cristo morto ma poi risorto e a coltivare la speranza nell'unico capace di compatirci perché è stato agnello prima ancora che pastore (Eb 9). Proprio la vanità delle idee e delle mode illusorie dalla labile durata dovrebbero convincerci che solo Gesù è lo stesso ieri, oggi e sempre (Eb 13, 8) e indurci a proferire la sua parola alle varie altre subdole alternative. E invece assilli e costumanze ci seducono verso soluzioni ingannevoli, togliendoci l'opportunità unica del Cristo.

Ed è per questo che è quanto mai urgente che parliamo di CONVERSIONE come preambolo alla vera fede: con questo termine si intende l'abbandono graduale di tutto ciò che ci impedisce di riconoscere l'efficacia obiettiva della Parola, la fuga da ogni espediente o da qualsiasi teoria o congettura che screditi la Parola di Dio privandola del proprio valore intrinseco effettivo, la presa di coscienza che solo in Dio e nel suo parlare e agire potremo trarre grande beneficio. La conversione è insomma convinzione profonda della Parola di Dio ed è la condizione fondamentale per la bonifica del nostro terreno. Convertirsi è un modo di convincersi conduce al credere, quindi all'agire per trasformare noi stessi e il mondo che ci circonda.

 

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