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TESTO Abbondare senza paura

don Michele Cerutti

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/07/2023)

Vangelo: Mt 13,1-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:

Udrete, sì, ma non comprenderete,

guarderete, sì, ma non vedrete.

15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,

sono diventati duri di orecchi

e hanno chiuso gli occhi,

perché non vedano con gli occhi,

non ascoltino con gli orecchi

e non comprendano con il cuore

e non si convertano e io li guarisca!

16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!

18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Forma breve (Mt 13,1-9):

1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

na Parola di Dio che ci rimanda a una immagine particolarmente importante a un terreno con frutti abbondanti.
Questa è la meta a cui tutti siamo indirizzati.
Una immagine che mi riporta a un tema forte perché nel momento in cui rivendichiamo con forza le nostre radici cristiane Gesù ci rimanda a frutti.
Importanti le radici senza le quali non esisterebbero le piante, ma noi non le mangiamo.
Per giungere a questo c'è tutto un lavoro.
L'esperienza di fede è un processo impegnativo sembra dirci oggi il brano del Vangelo proclamato.
Uno dei rischi in cui possiamo lanciarci nel considerare questo testo evangelico, molto conosciuto, è sempre quello di giungere a delle conclusioni frettolose.
Ci vengono presentati dei terreni e un seme che, una volta gettato, può trovare degli ostacoli per poter produrre frutti.
Tutti ci lanciamo a riconoscerci in un terreno senza considerare prima di tutto, ma perché il seminatore semina?
La risposta sta nel fatto che Dio, colui che Gesù identifica nel compiere l'azione, vuole offrire ai propri figli quel cibo sostanzioso che serve per il cammino di ciascuno. Il seme è chiamato a fare frutto.
Limitandoci a guardare il terreno che siamo non comprendiamo invece che abbiamo la responsabilità di non sprecare ciò che Dio vuole immettere in noi per offrire quel cibo per cui noi ci nutriamo e dal quale altri potrebbero nutrirsi.
Dobbiamo quindi respirare la gioia con cui il contadino sparge in abbondanza il suo seme non preoccupandosi di sprecare.
Il seminatore non guarda dove la semente viene gettata perché nessuno è escluso da questo dono.
Molti dicono, ma io non ho il dono della fede, invece di domandarsi quante occasioni mancate per accogliere e accostarmi alla Parola di Dio?
Questo seme ha una forza particolare agisce in profondità e necessita di attenzioni anche da parte nostra, ma poi cresce in maniera sorprendente.
La Parola, il seme di cui ci parla la parabola, ci viene detto nella lettera agli Ebrei “è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio e penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore”.(Eb 4,12).
Forti rimangono i versetti che il profeta Isaia ci offre nella prima lettura dove ci viene indicato che ciò che Dio con la sua Parola annuncia si avvera, ciò che lui ha progettato realizzerà sicuramente, ciò che Dio ha deciso lo porta a compimento.
Isaia si rivolge a un popolo come quello di Israele che rientra dall'esilio e vive nell'attesa di un futuro che si apre.
La Parola diventa quindi la bussola del nostro cammino.
Davanti alla gratuità e premura di Dio più che soffermarsi a sapere che terreno siamo chiediamoci come smuovere questo per accogliere quel seme fecondo che è la Parola per evitare di rifiutarlo, oppure di accettarlo ma non essere costanti.
Per essere terreno quel terreno fecondo c'è un segreto che si può compiere nella propria vita dare spazio a Dio e svuotarci di noi.
I terreni in cui la Parola non feconda sono accumunati da ciò che dice Martin Buber: Per uno che è pieno di se stesso non c'è posto per Dio.
Certo un buon esame di coscienza bisogna farlo, ma per poi attivare quei percorsi per fare in modo che quel seme produca frutti abbondanti.
Crescere insieme con la Parola dovrebbe essere ciò che dobbiamo compiere.
Questo è possibile accostandosi tutti i giorni a un brano evangelico a un testo biblico e domandarsi ma cosa dice questa Parola e cosa dice a me in particolare?
Quel seme vedrete agirà da solo e porterà frutti abbondanti nella nostra vita.

 

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