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TESTO Andiamo a Cristo e prendiamo il suo «giogo» su di noi!

don Lucio D'Abbraccio  

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/07/2023)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Nel Vangelo di questa domenica l'evangelista Matteo scrive che Gesù dice: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». Il Signore non riserva questa frase a qualcuno dei suoi amici ma la rivolge a “tutti” coloro che sono stanchi e oppressi dalla vita. infatti, quando il Maestro Divino fa questo invito, ha davanti agli occhi le persone che incontra ogni giorno per le strade della Galilea: tanta gente semplice, poveri, malati, peccatori, emarginati... Questa gente lo ha sempre rincorso per ascoltare la sua parola - una parola che dava speranza! Le parole di Gesù danno sempre speranza! - e anche per toccare anche solo un lembo della sua veste. Gesù stesso cercava queste folle stanche e sfinite come pecore senza pastore (cf Mt 9,35-36) e le cercava per annunciare loro il Regno di Dio e per guarire molti nel corpo e nello spirito. Ora li chiama tutti a sé: «Venite a me», e promette loro sollievo e ristoro.

Questo invito di Gesù si estende fino ai nostri giorni, per raggiungere tanti fratelli e sorelle oppressi da condizioni di vita precarie, da situazioni esistenziali difficili e a volte prive di validi punti di riferimento. Nei Paesi più poveri, ma anche nelle periferie dei Paesi più ricchi, si trovano tante persone stanche e sfinite sotto il peso insopportabile dell'abbandono e dell'indifferenza. L'indifferenza: quanto male fa l'indifferenza umana! Soprattutto l'indifferenza dei cristiani! Ai margini della società sono tanti gli uomini e le donne provati dall'indigenza, ma anche dall'insoddisfazione della vita e dalla frustrazione. Tanti sono costretti ad emigrare dalla loro Patria, mettendo a repentaglio la propria vita, distaccandosi dai propri affetti... Molti di più portano ogni giorno il peso di un sistema economico che sfrutta l'uomo, gli impone un “giogo” insopportabile, che i pochi privilegiati non vogliono portare. A ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, Gesù ripete: «Venite a me, voi tutti». Ma lo dice anche a coloro che possiedono tutto, ma il cui cuore è vuoto e senza Dio. Anche a loro, Gesù indirizza questo invito: «Venite a me». L'invito di Gesù è per tutti. Ma in modo speciale per coloro che soffrono di più.

Ebbene, Gesù promette di dare ristoro a tutti, ma ci fa anche un invito, che è come un comandamento: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore». Il «giogo» è lo strumento che si usava un tempo quando si arava con i buoi: si metteva sul collo degli animali per farli andare in coppia con lo stesso passo, per far sì che uno non andasse più veloce dell'altro. Il «giogo» del Signore, dunque, consiste nel caricarsi del peso degli altri con amore fraterno. Una volta ricevuto il ristoro e il conforto di Cristo, siamo chiamati a nostra volta a diventare ristoro e conforto per i fratelli, con atteggiamento mite e umile, ad imitazione del Maestro. La mitezza e l'umiltà del cuore ci aiutano non solo a farci carico del peso degli altri, ma anche a non pesare su di loro con le nostre vedute personali, i nostri giudizi, le nostre critiche o la nostra indifferenza.

Invochiamo Maria Santissima, che accoglie sotto il suo manto tutte le persone stanche e sfinite, affinché attraverso una fede illuminata, testimoniata nella vita, possiamo essere di sollievo per quanti hanno bisogno di aiuto, di tenerezza, di speranza. Amen!

 

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