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TESTO Gesù, la sicurezza di incontrarlo

padre Gian Franco Scarpitta  

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (02/07/2023)

Vangelo: Mt 10,37-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

«Non dimenticate l'ospitalità, perché. praticandola alcuni senza saperlo hanno accolto degli angeli». (Ebrei l3.2) L'autore della Lettera agli Ebrei si riferisce sicuramente ad Abramo, che alle querce di Mamre, in un'ora insolita del pomeriggio tanto afosa, accoglie tre sconosciuti e li rifocilla, usando loro attenzione e carità, per poi scoprire che essi sono il Signore e i due angeli in quali, per questo atto di ospitalità e di accoglienza, gli promettono che lui e la moglie sarà entro un anno avranno un figlio nonostante la loro età avanzata (Gn 18, 1 -14). Così pure si riferisce alla donna vedova e a suo figlio, che a Zarepta accolgono Elia quasi subito riconoscendo in lui “l'umo di Dio”, il quale fa' si che un pugno di farina e un filo leggero di olio si trasformino in un cibo abbondante che sfamerà tutti loro. Quale ricompensa della sua bontà e generosità la donna merita che il pargoletto, colto da un malessere improvviso, muoia ma venga subito risuscitato (1Re 17). E così anche a proposito della Prima Lettura odierna, un altro atto di carità e di accoglienza che vede come protagonista due facoltosi coniugi che danno ospitalità al profeta Eliseo mettendolo a suo agio, merita a loro che, nonostante la loro età possano avere poi un bambino. Questi poi, diventato un po' più grandicello, mentre si trova nei campi con il padre viene colto da una forte emicrania che lo porta in breve tempo alla morte, ma lo stesso Eliseo provvede a risuscitarlo (2Re 4, 8 - 37).

Accogliere il forestiero e il bisognoso provvedendo ai suoi bisogni corrisponde ad accogliere Dio stesso che si rende visibile nella tangibilità di chi chiede e di chi soffre. Quando si da' accoglienza a Dio, occorre certamente essere umili, generosi e disinteressati, donare se stessi senza aspettative di ricambio immediato perché l'amore è sempre gratuito. Ciò nondimeno, Dio non manca di ricompensare chi gli è fedele e mostra disponibilità: “Chi ha pietà del povero presta a Dio, che gli contraccambierà la sua buona opera (Prov 19, 17) è la parola di sapienza della Scrittura che descrive la realtà fondamentale che la carità la nostra fede in azione e che se si vuol dimostrare di credere non si può fare a meno di amare. Amare Dio nel prossimo che viene ad interpellare la nostra coscienza e a sfidare la nostra disponibilità.

Anche Gesù ci da' questa certezza: “Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta; e chi accoglie un giusto perché è giusto avrà la ricompensa del giusto”. Anche Gesù, rivelatore dell'amore del Padre e della sua misericordia, ci introduce nel mistero della presenza di Dio nel forestiero e nel bisognoso, invitandoci all'accoglienza, all'apertura e alla solidarietà che egli stesso realizzò nelle opere di misericordia che attestano lo stesso amore di Dio Padre. Il suo esserci è anche riscontrabile nel ministero di chi agisce in sua rappresentanza. E' possibile incontrare proprio Gesù in uno dei suoi ministri, in un missionario del suo vangelo latore della sua parola, come all'inizio della Chiesa era possibile vedere il Signore in ciascuno degli apostoli. Egli promette sempre a tutti la stessa ricompensa di chi nell'accoglienza agisce con fede, cioè nella consapevolezza di incontrare il Signore stesso nel fratello bisognoso e nel missionario; promette che l'amore umile e disinteressato otterrà sempre in automatico la sua ricompensa, lauta quanto inaspettata e anche una minuscola opera di bene fatta nel suo nome non ci lascerà senza soddisfazioni.

La ricerca ostinata delle proprie sicurezze, la sequela del Signore condizionata e compromessa dalle nostre ambizioni personali e la ricerca di autoaffermazione perfino nel concederci al Signore è solo illusione di guadagnare la nostra vita, realizzazione soltanto apparente o momentanea che conduce inesorabilmente alla capitolazione. A chi ama Dio tutto è possibile, diceva San Francesco di Paola, ma a chi Dio tende ad escluderlo o a personalizzarlo secondo i propri gusti nulla sarà mai possibile se non qualche chimera passeggera e illusoria. Appunto perderà la propria vita chi vorrà cercarla al di fuori degli itinerari tracciati dal Signore.

La carità, nello stesso suo esercizio, apporta sempre i suoi benefici e ottiene sempre le soddisfazioni che ci attendiamo; Gesù però assicura che il dono finale deriverà da Dio, al quale non è impossibile adempiere ogni giustizia e ogni gratificazione a vantaggio di coloro che gli sono fedeli.

La pretesa di Gesù di emergere al di sopra dei nostri affetti familiari, la sua volontà che nulla noi anteponiamo a lui e che lo consideriamo al di sopra di ogni cosa, non è una volontà di affermazione personale, ma un'indicazione atta a favorire in noi la nostra vera realizzazione e la vera pace con noi stessi. Chi infatti riconosce il primato di Gesù realizzando di lui l'unico criterio indispensabile di vita non può che cercare sempre di lui in ogni situazione e in ogni circostanza e di conseguenza riscontrarlo nella persona del forestiero, dell'indigente o semplicemente del fratello o nel suo ministro e così immedesimarsi in lui nell'incontro immediato con l'altro. Specialmente poi se l'incontro con il Signore si rende effettivo nell'esperienza della croce, che condivide la sua passione con le prerogative della nostra sofferenza e del nostro disanimo: è anche nell'avversità e nella prova che si realizza l'ambito di esercizio della fede con cui dalla passione si passa alla resurrezione e alla predetta gloria momentanea della ricompensa.

 

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