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TESTO L'antitesi della paura

padre Gian Franco Scarpitta  

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/06/2023)

Vangelo: Mt 10,26-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 26Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

“Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”. Giovanni Paolo II con estrema convinzione esortava al coraggio e alla fiducia nella continua testimonianza del bene, senza arrendersi dovendo affrontare pericoli, tensioni e scoramenti. In effetti chi occupa una determinata posizione o svolge un determinato ruolo incontra sempre delle occasioni di scoraggiamento e di paura nell'esercizio del proprio ministero. Ci si deve sempre aspettare contrarietà, avversioni, persecuzioni in qualsiasi opera che si voglia realizzare con amore e spirito di radicalità e di altruismo. Non ci sono obiettivi nobili e buoni propositi che non siano esenti da lotte e da persecuzioni altrui e il buon esempio e la rettitudine morale comportano sempre che siamo avversati e osteggiati dall'esterno. E' mia esperienza l'attitudine meschina e ridicola di certe persone che esigono sempre il buon esempio, la virtù e la “perfezione” da parte di sacerdoti e ministri; ma sono poi di fatto i primi a schernire preti e suore quando si impegnano seriamente nella buona condotta o nella moralità (“Che stupidi... Che ingenui). Tante altre persone che stigmatizzano l'eccessiva ricchezza di certi preti, ma canzonano e criticano la povertà e la semplicità di vita di altri. “Proprio vero quello che anche Gesù aveva affermato il forza della sua stessa esperienza diretta: “E' venuto Giovanni Battista che non mangia pane e non beve vino e voi dite “Ha un demonio”. E' venuto il Figlio dell'Uomo che mangia e beve e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico di pubblicani e di peccatori.”(Lc 7, 33 - 34). Certamente è vero che sacerdoti e religiosi siano tenuti alla coerenza e all'integrità di vita per non cedere al compromesso e al cattivo esempio; come pure è vero che determinate esecrazioni siano state meritate. E' però altrettanto vero che non di rado, in qualsiasi forma, diventiamo il bersaglio di tutti.

La paura può avere però anche origini congenite e sorgere anche a livello individuale, come nel caso dei dubbi, delle angosce e delle titubanze intorno al nostro futuro o al nostro destino finale. Nei giovani e negli adolescenti è ricorrente l'assillo esistenziale su quello che sarà il destino professionale, la realtà da affrontare, i possibili pericoli e le difficoltà. Ci sorprende spesso il timore di sbagliare e di non essere all'altezza, di non farcela o di restare soli e immotivati.

Ecco perché occorre ravvivare sempre la fiducia in se stessi ma anche ancorarsi in Dio, trovare in lui la forza per essere costanti e perseveranti e non guardare a ciò che ci ostacola, mirando piuttosto a quello che è il nostro obiettivo e la nostra meta.

E' quello a cui invita Gesù nella Parola odierna del Vangelo, avendo come destinatari non soltanto le persone di speciale consacrazione ma ogni battezzato quale uomo di buona volontà: non aver paura degli uomini, delle loro persecuzioni o delle loro aberrazioni. Non temere quando altri possano avversarci ma piuttosto essere orgogliosi di soffrire le altrui vessazioni, perché esse stesse sono la prova del nostro retto agire. Non temere e non soccombere alla resa quando affrontiamo le cattiverie e le esecrazioni degli altri, ma persistere sempre nel nostro intento, reagendo piuttosto in senso opposto alla direzione verso la quale altri vorrebbero condurci. Quando cioè siamo tentati di nasconderci o di occultare la nostra opera e la nostra identità, occorre che al contrario ci esponiamo e palesiamo a tutti ogni nostro essere e ogni nostro intento: “Quello che vi dico nelle tenebre, riferitelo nella luce. Quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sulla terrazza.” Rispondere con l'azione all'inerzia e all'apatia è la soluzione migliore per vincere sia l'una che l'altra. Lanciarsi in avanti quando siamo trattenuti dal timore è uno degli espedienti in grado di farci superare il timore medesimo. Rispondere al male con il bene è una risorsa di vera soddisfazione e di serenità. Effettivamente, il segreto per vincere la paura sta proprio nel procurarci ciò di cui abbiamo paura, per affrontare questo disturbo a mani nude risultandone indenni. Soccombere al timore vuol dire invece alimentarlo, come pure intensificare le scuse per non protrarci in avanti e peggio ancora credere nelle nostre stesse scuse.

D'altra parte persecuzioni, prove e inimicizie sono nel computo della lotta per le buone intenzioni. Gesù diceva espressamente ai suoi apostoli che si sarebbero trovati come agnelli in mezzo ai lupi, nel mezzo di una generazione perversa nella quale avrebbero dovuto rifulgere con il loro specifico di testimonianza. Geremia (Prima Lettura) lamenta le difficoltà alle quali è costretto un profeta umiliato e vessato dal popolo a cui si rivolge, tuttavia apre il cuore al Signore riponendo in lui ogni speranza.

I discepoli dovranno lottare, soffrire, fuggire e angariarsi ma perseverando nel Signore alla fine usciranno vittoriosi.

Il Signore invece debellerà chi ci opprime e l'equilibrio prima o poi sarà ristabilito. Solo a Dio occorre rendere conto di ogni cosa e per ciò stesso anche alla nostra coscienza, senza che gli uomini possano in alcun modo condizionarci.

 

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