PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Siamo davvero un popolo eletto?

don Alberto Brignoli  

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (18/06/2023)

Vangelo: Mt 9,36-10,8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 9,36-10,8

In quel tempo, Gesù, 36vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.

5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Quando pensiamo a un gruppo di persone scelte per un incarico particolare, ci viene da pensare che questo avvenga con i migliori tra quelli che appartengono a un gruppo di persone di fiducia, a gente che sappiamo essere in grado di fare bene quelle cose che gli vengono affidate.

Nell'Antico Testamento, a essere “eletto” è tutto quanto il popolo d'Israele: nel grande calderone dei popoli della terra fino ad allora conosciuti, Israele si riteneva, sulla scorta dei benefici ottenuti da Dio soprattutto nel momento della liberazione dalla schiavitù in Egitto, il popolo “eletto”, prediletto da Dio per mantenere con lui un rapporto particolarmente intimo, profondo, quasi di figliolanza. Al punto che, in alcuni passaggi come quello della prima lettura di oggi, si parla del popolo d'Israele come “sollevato da Dio su ali d'aquila” e portato fino al suo cospetto al monte Sinai, come la “proprietà privata” di Dio, come una “nazione santa”. E possiamo pensare che lo stesso criterio sia stato adottato nella Chiesa primitiva (proveniente in buona parte dal giudaismo) per definire il “Nuovo Israele”, il “nuovo popolo”, edificato proprio sulla base di dodici nuove tribù, il gruppo dei Dodici discepoli eletti dal Signore.

Se pensiamo alle caratteristiche di un gruppo di “eletti” nel senso dei migliori, degli uomini di fiducia, possiamo davvero pensare che tanto il popolo d'Israele come il gruppo dei Dodici rispondessero a questi requisiti?

Considerando la categoria degli eletti come quella dei “migliori”, certamente avremmo dei dubbi nel vedere il popolo d'Israele come “il migliore” rispetto agli altri popoli: politicamente parlando, non aveva una forma di governo e ancor meno un leader, già che la funzione di capo era svolta da Dio stesso; da un punto di vista sociale, la vicenda dell'uscita dall'Egitto ci porterebbe a pensare che fosse un popolo di saccheggiatori (visto come hanno spogliato l'Egitto di ogni bene), e da un punto di vista economico, essendo un popolo seminomade, non poteva certo possedere delle grandi proprietà. Pensiamo poi questo criterio applicato ai Dodici: non vi era nessun letterato, né tantomeno scribi, sacerdoti o farisei che potessero vantare una preparazione teologica adeguata. Era un gruppo di pescatori, per cui gente di umile condizione e quasi certamente analfabeta: e tra coloro che sapevano leggere, scrivere e far di conto, l'unica figura certa - quella di Matteo il pubblicano - non era proprio così edificante... Come se non bastasse, tra di essi figura almeno uno zelota, ovvero un esponente di un gruppo terroristico dell'epoca. E per di più, la maggior parte di essi era della Galilea, regione non certo considerata “tra le migliori” dall'opinione pubblica del tempo.

Guardando la storia del popolo d'Israele come ce la narra l'Antico Testamento, non si può certo parlare di Israele come di un popolo “di fiducia”, per Yahwhè, visto che pochi capitoli più in là del brano che leggiamo oggi, si permette di costruirsi un'immagine di Dio come di un vitello che mangia fieno, di fronte alla quale prostrarsi e danzare; e anche gli uomini di fiducia di Gesù non hanno certo fatto onore al loro nome, tradendolo, rinnegandolo per ben tre volte, fuggendo in massa davanti alla croce, e addirittura rifiutandosi di credere alla sua resurrezione.

Se poi guardiamo agli “eletti” come a coloro che vengono scelti per fare bene le cose loro affidate, mi pare che neppure qui ci siamo. Nell'Antico Testamento, Israele non riesce ad avere un governo e una organizzazione statale che duri stabilmente per più di 40 anni, e i Dodici non brillano certo per efficienza e intelligenza: quasi mai comprendono il significato delle parole del Maestro, più di una volta cercano di cacciare i demoni o di fare miracoli nel suo nome e falliscono, e spesso dimostrano pure di non saper nemmeno fare il loro mestiere di pescatori, al punto che a volte c'è bisogno di una pesca miracolosa per arrivare a qualcosa...

Eppure, nonostante queste grandi imperfezioni umane, questi sono gli “eletti” di Dio. Anzi, forse sono “eletti” proprio per le loro imperfezioni e le loro miserie umane. Dio non sceglie in base alle buone capacità: Dio sceglie per affidare un compito. Dio non sceglie per ciò che un uomo è, ma per ciò che da lui è chiamato ad essere. E a che cosa Gesù chiama i Dodici nel Vangelo di oggi?

Li chiama a dare fiducia e ristoro a un popolo che è senza speranza e senza pane, anche di fronte alle apparenze di morte (sente “compassione delle folle, perché erano stanche e sfinite” e chiede ai discepoli di ”risuscitare i morti”); li chiama ad avere compassione delle loro infermità e della loro lontananza da Dio (“diede il potere di scacciare i demoni e di guarire ogni sorta di malattie”); li chiama ad annunciare la Buona Notizia del Regno con sano realismo, senza strafare o voler arrivare dappertutto (“non andate dai pagani...rivolgetevi alle pecore perdute della casa d'Israele”); li chiama a insegnare non come i rabbini delle scuole di allora, che aspettavano in casa i loro alunni, ma camminando lungo le strade degli uomini, andando verso di loro (“strada facendo predicate che il regno è vicino...”); e soprattutto, li chiama a spendersi per gli altri gratuitamente (“gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”).

Uomini di fiducia e di speranza; uomini di misericordia e di profonda sensibilità umana, anche verso chi fatica a credere; uomini pieni di buon senso e di umiltà; uomini di missione, profondamente innamorati dell'umanità; uomini della gratuità totale...: cosa daremmo, oggi, per avere uomini e donne di Chiesa che siano così, figli e fratelli di un'umanità per la quale un video su di una “bravata” diffuso sui social vale più della vita di un bimbo di cinque anni?

Non perdiamo la speranza: Dio ha fatto miracoli, nella storia, anche attraverso gli uomini. Io ho ancora la testardaggine di crederci...

 

Ricerca avanzata  (54061 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: