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TESTO Gesù pane di vita per noi e per tutti

padre Antonio Rungi

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (11/06/2023)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Celebriamo oggi la solennità del Corpo e Sangue del Signore, conosciuta come la Festa del Corpus Domini, che ha una sua lunga storia e soprattutto un'accreditata tradizione relativa alla processione che ha segnato la vita di intere comunità cristiane, cittadine e Diocesane.

Una festa raccordata al Sacramento dell'Eucaristia, istituito da Gesù nell'ultima cena prima della sua Pasqua e strettamente congiunta alla Prima Comunione di quanti, come noi cattolici, ci accostiamo per la prima volta a ricevere il Corpo del Signore, più o meno in tenera età.

L'Eucaristia pur avendo un esclusivo riferimento alla Pasqua di Cristo, di cui è memoriale e attualizzazione di tale evento, in modo incruento, ma sacramentalmente certo, in realtà parte dalla Pasqua ebraica a cui fa riferimento la prima lettura di oggi, tratta dal libro del Deuteronòmio, nella quale leggiamo che Mosè parlò al popolo dicendo: «Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore”.

La storia dei 40 anni di trasferimento dall'Egitto alla Terra promessa è una storia segnata da sofferenze, prove, umiliazioni, ma anche protezione e vicinanza di Dio al popolo eletto, che non sempre era intendo ad ascoltare la voce del Signore, ma in cerca di soddisfazioni del corpo e del cibo materiale.

Per Mosè non era sufficiente per Israele solo ricordare ciò che il Signore aveva operato, ma era importante non dimenticare il Signore, loro Dio, che li aveva fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile; che li aveva condotti per il deserto, grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz'acqua”.

In questa situazione ambientale di estrema miseria, povertà e privazione Dio aveva fatto sgorgare per il suo popolo l'acqua dalla roccia durissima; parimenti aveva nutrito il suo popolo con manna sconosciuta ai loro padri. In poche parole Dio viene incontro alle necessità primarie di questo popolo liberato dalla schiavitù dell'Egitto e trasferito nella Terra Promessa.

Sulla Pasqua cristiana, come era stata celebrata dal Signore e come la Chiesa continuava a celebrarla si sofferma la prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi che pone alcuni interrogativi in merito al modo di partecipare alla mensa eucaristica: “il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? E poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane.

L'Eucaristia quindi costituisce il popolo di Dio in quella unità spirituale vera e definitiva, in quanto tutti ci accostiamo allo stesso calice e mangiamo lo stesso cibo.

E sul tema del pane che si sofferma il Vangelo di Giovanni, presentando Gesù che parla alla folla e dice di se stesso: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Per quanti non credevano in Gesù, questa affermazione risultava dura ed incomprensibile. Infatti, i Giudei che erano presenti tra la folla si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».

Domanda ed osservazione più che legittima a cui bisognava dare una risposta credibile. E Gesù ci prova a spiegare la sua affermazione, partendo dalla sua natura divina e dalla sua prospettiva di Figlio di Dio, qui definito figlio dell'uomo: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda”.

Gesù rinforza la sua affermazione in merito alla sua natura divina e di nuovo dice che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue rimane in lui e così si costruisce un'unità interpersonale tra Dio e l'uomo.

Il paragone che Gesù mette in campo per aiutare la comprensione del suo discorso non fa altro che confermate quanto aveva detto in precedenza: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”.

Infine gli effetti sono duraturi quelli di mangiare del pane della vita, cioè il corpo di Cristo, in quanto questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono in quanto la manna serviva per alimentare temporaneamente lo stomaco degli israeliti, ma chi invece mangia il pane che Gesù dona vivrà in eterno. Il motivo sta nel fatto che tale pane, ovvero l'Eucaristia, genera tra Gesù e il suo discepolo un rapporto che apre le porte dell'eternità, come ci ricorda questa significativa preghiera: “Ti sei reso presente, per tutto il tempo che prepara l'eterno in un pezzo di pane che è il tuo corpo immolato per la salvezza dell'umanità.

O Gesù Eucaristia fonte di gioia per il nostro cammino rendici pane del sorriso per chi è triste e senza attese ed aspettative. Donaci la forza e il coraggio di essere menti e cuori eucaristici per testimoniare l'amore infinito di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, nell'armonia perfetta di Colui che è amore in eterno. Amen (Preghiera di padre Antonio Rungi).

 

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