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TESTO La nostra comunione con il corpo e il sangue di Cristo è vita piena nello Spirito Santo

diac. Vito Calella

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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (11/06/2023)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,51-58

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Il giovedì santo, dopo la celebrazione della cena pasquale, abbiamo fatto una piccola processione con Gesù vivo e presente nel pane consacrato, custodito nella pisside, per rimanere in comunione con Lui nel suo cammino verso la passione e morte di croce, che abbiamo celebrato il giorno dopo, venerdì santo. Fu una processione breve, non c'erano segni di solennità, non c'era l'ostensorio, non c'erano tappeti preparati per esprimere tutta la nostra gratitudine a Gesù nostro Signore. Il giovedì santo abbiamo ricevuto l'invito a vegliare e a pregare perché il “cammino” della nostra esistenza umana è un'avventura piena di tentazioni e di insidie. La nostra libertà è condizionata ogni giorno a compiere scelte al servizio della soddisfazione delle esigenze del nostro egoismo umano, diventando schiavi dell'individualismo. La parola di Dio, attraverso l'apostolo Paolo, ci mette in guardia sul pericolo di fare della nostra corporeità vivente un'esaltazione del nostro egoismo, favorendo rapporti conflittuali e mortali, indicati come «fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere» (Gal 5,19-21a). La predicazione apostolica ha ricordato anche l'insegnamento di Gesù. Egli fece propria la sapienza della Parola di Dio sulla radice del male, che risiede nel cuore di ogni essere umano, quando decide di essere autosufficiente. Nel Vangelo di Marco Gesù ci avverte: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo» (Mc 7,21-23).

l giovedì santo, prima dell'agonia di Gesù nell'orto degli ulivi, siamo stati invitati «a vegliare e pregare, per non cadere in tentazione, perché lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (cfr Mt 26: 41).
Gesù cammina davanti a noi perché è la Parola di Verità!

Ma, nella processione di oggi, vogliamo testimoniare a tutti che abbiamo scelto Gesù Cristo risuscitato come nostro unico Signore, per vincere le tentazioni del nostro egoismo! La sua presenza viva e vera nell'ostensorio, che cammina davanti a noi, vuole esprimere la nostra immensa gratitudine per Lui, poiché ci indica la giusta «via», con la «verità» dei suoi insegnamenti, affinché possiamo avere, perseverando realmente uniti a Lui, «la vita» (cfr Gv 14,6): «la vita eterna, la vita in abbondanza» (cfr Gv 6,51; 10,10).

Camminare dietro all'ostensorio, con Cristo vivo e vero nel santissimo sacramento dell'Eucaristia, vuole esprimere la scelta della nostra libertà di voler fare della nostra corporeità vivente uno strumento al servizio della realizzazione del regno del Padre, dove la giustizia e la pace nelle nostre relazioni csi concretizzano con lo sforzo di camminare insieme, guidati dai doni dello Spirito Santo di «intelligenza, scienza, consiglio, sapienza, fortezza, pietà e timor di Dio» (Is 11,2), per realizzare le relazioni umane nella il nome della gratuità dell'«amore divino», che unisce eternamente il Padre al Figlio e fa sperimentare «gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22b-23a ).

Nella prima lettura di oggi Mosè invita il popolo d'Israele a ricordare il faticosissimo “cammino” del popolo attraverso il deserto. Il cammino della vita è una grande prova: «il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi» (Dt 8,2). Perché la nostra sequela di Gesù Cristo, nostro Signore, vivo e vero nel santissimo sacramento dell'Eucaristia, non sia solo un solenne rito liturgico, siamo chiamati a rafforzare e approfondire il nostro amore e la nostra comunione con l'Eucaristia scegliendo di amare e pregare ogni giorno la Parola di Dio, perché «non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3).

Gesù cammina davanti a noi come capo della Chiesa, suo corpo.

Il senso della nostra comunione con il corpo e il sangue di Cristo nel sacramento dell'Eucaristia non può ridursi a una devozione e intimità individualistica con la presenza viva e vera del pane consacrato! Il primo fine dell'istituzione dell'Eucaristia è quello di rafforzare l'appartenenza di ciascuno di noi alla sua comunità cristiana, assumendo con responsabilità il posto specifico, ministeriale, di membro vivo del corpo ecclesiale. La Parola di Dio, attraverso l'apostolo Paolo, ci mette in guardia contro il pericolo di vivere un rapporto individualistico con l'Eucaristia, senza sentire la chiamata ad essere Chiesa viva, con la varietà dei suoi ministeri: «Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane» (1Cor 10,16-17).

La nostra comunione con il corpo e il sangue di Cristo è vita piena nello Spirito Santo

Nessuno di noi può dire che «Gesù Cristo è veramente il Signore della mia vita» senza invocare incessantemente, nella tua preghiera, lo Spirito Santo che già abita nel tempio del tuo corpo (cfr 1Cor 12,3).

Lo Spirito Santo in noi ci fa lottare e vivere per la fratellanza universale, perché «non c'è più né Giudeo né Greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina, perché tutti siamo uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28).

Tutti insieme, in Cristo Gesù morto e risuscitato, possiamo dire: «Abbà, Padre» (Gal 4,6) e scoprire che la pienezza della vita consiste nel condividere la gioia di avere tutti, ugualmente, la dignità di figli/e prediletti/e di Dio Padre, per Cristo, con Cristo e in Cristo.

Lo Spirito Santo fa parlare Cristo risuscitato al nostro cuore e alla nostra coscienza quando ascoltiamo la Parola di Dio e plasma la nostra vita secondo il comandamento dell'amore, cioè della carità.
L'ideale della nostra vita diventa l'unità nella carità!

Lo Spirito Santo fa in modo che Cristo risuscitato sia per noi oggi «il pane vivo disceso dal cielo, perché mangiando di questo pane viviamo in eterno». Perché il pane che Gesù ha dato durante la cena pasquale «è la sua carne donata per la vita del mondo» (Gv 6,51).

La vita eterna è la stessa comunione che unisce eternamente il Padre al Figlio.

Siamo chiamati a promuovere questa comunione in tutti i nostri rapporti umani. Siamo chiamati a segnare tutte le nostre relazioni con il sigillo della gratuità, andando oltre le relazioni sigillate dal nostro egoismo, perché solo dove prevale la gratuità, la vita vince sulla morte, l'unità vince sulla divisione, la pace vince sulla guerra, il rispetto dell'altro vince su tutte le ingiustizie, la cura per la nostra “casa comune” vince sull'uso irrispettoso e sull'abuso degli equilibri naturali e dell'immensa biodiversità.

Chiediamo al Padre che, mediante la nostra comunione con il corpo e il sangue di Cristo, prevalga nella nostra vita quotidiana la vita secondo lo Spirito Santo, perché vogliamo «essere risuscitati nell'ultimo giorno» della nostra vita e della storia umana. Nel giorno della nostra morte fisica, vogliamo riconoscere con gratitudine che lo Spirito Santo ci ha aiutato a «rimanere in Cristo e Cristo in noi». Lo Spirito Santo ci ha permesso di investire tutta la nostra vita nel «vivere per Cristo», per realizzare in questo mondo il regno di pace e di giustizia del Padre. Dopo esserci nutriti con fede del corpo e del sangue di Cristo, nel giorno della nostra morte fisica sappiamo che «vivremo per sempre» la pienezza della comunione con il Padre unito al Figlio, insieme a tutti i santi, uomini e donne, che, come noi, hanno scelto di fare della propria corporeità vivente un umile strumento della gloria divina in questo mondo, riscattando la dignità della filiazione divina nella vita di ogni persona che è entrata in relazione con loro.

 

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