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TESTO Lo Spirito e il nostro tempo

padre Gian Franco Scarpitta  

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (28/05/2023)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Questa Solennità si celebra al cinquantesimo giorno dopo la Pasqua di Resurrezione e parecchi liturgisti commentano che non è una festa disgiunta da essa. Per gli Ebrei “cinquanta” era il simbolo della perfezione, della completezza e già loro celebravano la Pentecoste come festa agricola, al termine dei 50 giorni dall'offerta del “primo covone” di grano (Lv 23, 15), quando venivano recate al tempio di Gerusalemme le primizie di ogni raccolto. La mietitura era espressione di questa completezza. Più tardi, sempre nel mondo ebraico vi venne associata anche la commemorazione della rivelazione della Legge sul monte Sinai.

Analogamente, anche la Solennità di Pentecoste cristiana va definita come il compimento della Pasqua, perché lo stesso Signore Gesù, Risorto e asceso al Cielo, che aveva promesso ai suoi discepoli che non sarebbero mai stati soli e spaesati dopo la sua dipartita, appunto come Risorto dona lo Spirito Santo, apportatore di vita, di comunione e di coraggio apostolico.

Vi era stata una sorta di imbarazzo e di perplessità nei discepoli quando ancora Gesù era con loro. Egli stesso aveva riconosciuto che da soli essi non sarebbero stati capaci di portare il peso di tanti suoi insegnamenti e delle verità fondamentali, ma lo Spirito della verità li avrebbe certamente illuminati su tutto ciò che di vero il Padre e il Figlio condividono, rendendoli così pienamente consapevoli della verità (Gv 16, 12 - 15) in cui credere e da proferire agli altri.

Vi era anche molta paura e titubanza negli apostoli, rinchiusi in un piccolo luogo nascosto, appositamente sprangato, dal quale uscivano solo raramente e con molta circospezione, nel timore di un'aggressione da parte dei Giudei. Non si erano mai sbilanciati nell'affrontare il mondo e la società, proprio per l'identità che si recavano addosso, la quale li avrebbe resi solo oggetto di scherno e di persecuzione. Ma nel giorno della Pentecoste ebraica, mentre tantissima gente convenuta da tutte le parti del mondo allora conosciuto faceva andirivieni presso il tempio di Gerusalemme, un fenomeno inaspettato sopraggiunge, descritto dall'evangelista Luca per mezzo di simboli allusivi quali il fuoco, il rombo, il vento impetuoso, tutti elementi con cui si comunica l'irrompere del divino nell'inerzia e nell'apatia dell'uomo. Dio stesso, infatti, nella Persona dello Spirito Santo, discende su di loro, li raggiunge, li trasforma fino in fondo e li ricolma di tutti quei doni necessari che per implicito erano stati promessi dal Risorto: sapienza, intelletto, timor di Dio, fortezza... e per ciò stesso anche del dono della “parresia”, cioè della franchezza e del coraggio apostolico che li sospinge ad annunciare quanto essi stessi hanno ricevuto.

Parlano in modo che tutte le persone presenti, nonostante differenti etnie e provenienze, siano in grado di capire quello che dicono e soprattutto di riconoscere nel loro linguaggio “le grandi opere di Dio”. Pasqua e Pentecoste si congiungono e si completano anche nel discorso conseguente di Pietro, che, avvalendosi della profezia di Davide sul Messia, annuncia a tutti che Questi., autore della vita che loro avevano ucciso sulla croce, è risuscitato dai morti (At 2, 29- 41) e questo annuncio diventerà la costante del loro ministero. Lo diffonderanno dappertutto senza timore, anzi anche a costo di esporre la loro vita e il loro zelo missionario conseguirà sempre l'accrescimento numerico della comunità cristiana, poich tantissimi uomini e donne aderiranno a Cristo via, verità e vita, come già avviene nelle tremila persone che si ravvedono e si convertono dopo il discorso di Pietro (At 2, 41).

Inizia così il “tempo della Chiesa”, nel quale lo Spirito Santo attualizzerà sempre la presenza ineffabile di Gesù facendo in modo che di essa noi tutti facciamo esperienza. Il tempo nel quale, sempre in forza dello Spirito, lo stesso Signore agirà nelle opere e nelle parole dei suoi ministri, che diffonderanno per ogni dove l'evento Gesù Cristo, mentre un po' alla volta si accrescerà il numero dei credenti e si formeranno intere comunità cristiane. Lo Spirito al contempo realizza la coesione e la comunione fra i membri di ogni comunità, infonde doni e carismi diversi che attuano, ciascuno nella sua parte, la completezza del Corpo di Cristo che è la Chiesa.

Lo Spirito Santo consolida e motiva la comunione e la condivisione, intervenendo egli stesso ogni qual volta subentrino problemi e difficoltà nei credenti e nella loro organizzazione strutturale, orientando sempre tutti verso le soluzioni più adeguate.

Leggendo e rileggendo gli episodi succitati si può avere l'idea di eventi fascinosi, oppure avvenuti in un tempo remoto circoscritto, senza alcuna conseguenza con la realtà presente. Peggio ancora, può esserci la tendenza a sminuire l'importanza dello Spirito Santo, considerandolo quasi come una realtà astratta e avulsa, prima di incidenza con la realtà. Oppure cadere nell'errore opposto di assolutizzare lo Spirito in modo alienante, ai fini di librarsi verso chimere o paradisi inesistenti, come avviene in certi gruppi di accentuata tendenza pentecostale.

In realtà gli effetti della presenza e dell'azione concreta dello Spirito Santo si riscontrano in ogni esperienza della vita ecclesiale quotidiana, in qualsiasi ambito della nostra vita, in tutti i progressi e i miglioramenti che, comunque e in ogni caso, ci sono stati. Sebbene la nostra condotta e il nostro atteggiamento tenda ad opporsi all'efficacia dei doni dello Spirito, egli non cessa la sua presenza e la sua azione, che è tale e quale a quella dei tempi dei primi apostoli.

Scrive Congar: “Il motore, l'animatore di tutto ciò che si è fatto di cristiano, di tutto ciò che è esistito di santo, dopo Gesù Cristo, è lo Spirito Santo che ci riconduce verso Dio e ci unisce a lui.”

E in effetti l'opera dello Spirito è stata determinante anche nei periodi meno prosperi della Chiesa, quando suscitava uomini e donne di vita esemplare quali San Francesco d'Assisi, Santa Rita, Padre Pio o Madre Teresa, che con la loro testimonianza edificante hanno ridato credibilità all'istituzione di salvezza voluta da Cristo, ciascuno nel suo tempo controverso. Non sono mancate brutture e aberrazioni, ma puntualmente sono emersi anche fatti, eventi e personaggi edificanti, che sebbene non sempre abbiano fatto notizia, hanno contribuito a ricostruire il volto della vera Chiesa.

Solo lo Spirito poteva risollevare le sorti del popolo di Dio nel corso dei secoli e solo Lui può ancora oggi donare coraggio e fiducia a chi vuole perseverare nel bene e nella virtù. Lo Spirito Santo ha procurato il sorgere di iniziative come ospedali e case di accoglienza e strutture di carità e di assistenza sociale nella tenacia e nella determinazione di uomini costanti nella fede e nella speranza. E sempre lo Spirito interviene ogni volta con gemiti inesprimibili (Rm 8, 26 - 27) per colmare le nostre lacune personali e la nostra efficienza, sia nella preghiera, sia nelle concrete decisioni di ogni giorno.

 

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