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Paolo De Martino  

Ascensione del Signore (Anno A) (21/05/2023)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Eccoci giunti al termine del vangelo. Curiosamente Matteo non racconta l'Ascensione, non dice che Gesù ascende al cielo. E' una scena di congedo: Gesù se ne va e lascia le sue ultime parole, le più importanti, le più preziose.
Monte

I protagonisti di questo racconto sono gli undici, ne manca uno. Amico lettore, purtroppo la comunità è una realtà umana, è sempre imperfetta. Il peccato e il tradimento possono abitare anche tra chi è amico di Gesù. «Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato». La Galilea è il luogo in cui Gesù ha vissuto la sua vita nascosta (Mt 4,12-17). E' il luogo della Palestina più a contatto con quanti non appartenevano a Israele. Proprio da qui Gesù aveva iniziato la sua predicazione. Proprio da qui vuole che ricominci la missione dei suoi discepoli di "fare discepole tutte le genti". Il monte designato da Gesù non è specificato. Che monte è? Il vangelo di Matteo conosce bene "il monte" (5,1): è il monte delle beatitudini. Su quel monte Gesù ha dato le linee chiave della vita cristiana. E' qui che Gesù "fissa" l'incontro. Chi s'incammina su questo monte, chi percorre il cammino dello spirito, "vede" il Signore. Amico lettore, se vuoi incontrare Dio, purifica la tua anima, rendi trasparente il tuo cuore, porta luce nel tuo buio.
Cielo

È bene dirlo con chiarezza: comprende la resurrezione soltanto chi ama. Paradossalmente anche un ateo può credere alla resurrezione. Persone assolutamente distanti dal cristianesimo si chiedono, dopo aver sperimentato l'amore, che senso ha un amore che non sia eterno; deve essere eterno! Per chi non fa esperienza dell'amore dato e ricevuto, la resurrezione sarà sempre e solo uno sterile dogma. La persona che amiamo, anche se non c'è fisicamente, è per noi molto più presente di tutti i presenti che ci stanno accanto. Ci sono persone magari lontanissime ma che per noi sono presenza viva. Questa è esperienza quotidiana; l'amore rende presenti, non la fisicità! Cristo non è fisicamente presente, ma per noi lo è se abbiamo fatto esperienza del suo amore. Chi dice di credere solo a quello che vede e tocca, allora non ha mai fatto esperienza dell'amore.

Con l'amore si fa esperienza non tanto del “Dio con noi”, quanto del “Dio in noi”. Ecco perché noi non siamo quello che pensiamo di essere: cattivi, peccatori, egoisti. Siamo molto di più, siamo figli adottivi di Dio; la nostra vera natura è ben altra, il problema è che non lo sappiamo. Allora l'unica vera domanda è questa: per fede so che Gesù è risorto, ma concretamente dove e come posso farne esperienza? Nel mio vivere qui e ora, nella mia Galilea: «Là lo vedrete». Gesù non è scomparso ma continua a vivere in mezzo alle nostre piccole e a volte sgangherate comunità. Gesù è asceso al cielo ma non possiamo pensare a questo fatto con le categorie che ci sono state insegnate magari a catechismo. Ovviamente il cielo ha un significato simbolico. Gesù è risorto e sta in mezzo ai suoi. Possiamo dire che noi siamo il cielo di Dio! Dove ci si ama, lì c'è Dio! «Il Cristo risorto vive nella Comunità che vive» (S. Fausti).
Tutto

Un aggettivo prorompe da Matteo: “tutto”. «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». C'è un sapore di totalità, un sapore d'infinito, una pretesa di assoluto, un superamento dei limiti di luogo, di materia, di tempo.

Il risorto non chiede agli apostoli di abbellire il sepolcro, né di moltiplicare attività ricreative, tanto meno di organizzargli feste: chiede di continuare quel ministero della Parola che aveva formato la sua principale attività, suscitando la fede nel cuore dei discepoli.

Il vangelo sembra chiudersi con questa sola cosa da fare da parte dei discepoli di ogni tempo e di ogni luogo: “insegnate”, cioè “predicate”. È possibile cambiare il mondo soltanto con la parola? Per noi ammalati di efficientismo, abituati all'uso della forza, al dispiegamento dei mezzi più efficaci, sembra piuttosto insignificante quel: “Predicate!”. Non c'è nulla di più debole della parola, e tuttavia non c'è nulla di più forte. Nulla di più indicativo per rivolgersi all'intelligenza e alla libertà della persona umana. Nessuno ci privi di questo diritto! Amico lettore, per quanto sei piccolo, quando annunci il vangelo dici parole infinitamente grandi perché hanno sapore d'eternità.
Presente

Il cristianesimo è la certezza che in tutti i giorni, in tutte le cose Cristo è presente. Gesù lascia sulla terra un gruppetto di uomini impauriti e confusi, che dubitano ancora, sottolinea Matteo: «Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono». A loro e a noi affida il mondo perché Gesù ha fede nell'uomo. Amico lettore, il Signore ha fiducia in te, più di quanta ne abbia tu stesso. Ti chiede di battezzare e insegnare a vivere ciò che ha comandato. Battezzare significa immergere. Allora immergi ogni uomo in Dio e insegnagli a lasciarsi amare e poi a dare amore.

A noi il Signore affida il vangelo, come un tesoro custodito in fragili vasi di creta. La via per ascendere al cielo è la discesa verso la terra: questo è stato l'esodo del Figlio di Dio, questo è l'itinerario proposto anche a noi. Tradizionalmente si usa dire che la vita spirituale sia un cammino per ascendere sempre più in alto e avvicinarsi a Dio. Sembra però che Dio stesso abbia stravolto questa visione delle cose. Siamo chiamati a essere la trascrizione visibile del risorto, narratori credibili di un incontro che ha cambiato la nostra vita (almeno così diciamo), trasparenza di un amore che ha inondato il nostro cuore con la dolcezza dello Spirito.

Dio è per sempre presente, ma è il nostro sguardo a dover guarire, perciò abbiamo bisogno del dono dello Spirito: per vedere.
Vangelo

In realtà il vangelo non è finito! Le nostre piccole comunità, che vivono di Cristo, sono il vangelo che continua. Noi siamo “vangelo”, noi che continuiamo a dire e a fare ciò che Gesù ha detto e fatto. Ogni nostra storia personale è il quinto vangelo!

Dio ha un sogno: che i poveri siano felici, i prigionieri liberi, che i ciechi riacquistino la vista, gli zoppi camminino, i malati siano guariti, i sordi riacquistino l'udito e i morti ritornino in vita.

Il sogno di Dio si è realizzato ma l'incarnazione non è terminata con l'umanità di Gesù, continua nell'uomo e attraverso l'uomo.

Il sogno di Dio si realizza con il nostro entrare nella storia degli uomini e “portare l'amore nel mondo”, come diceva Teilhard de Chardin.

La bella notizia di questo vangelo? Amico lettore, hai la possibilità di continuare a realizzare il sogno di Dio, facendoti compagno di viaggio di tutti i crocifissi che incontri, prendendo parte alle loro storie ingarbugliate. Sarai tu il “quinto vangelo”, bella notizia per gli uomini che incontrerai.

 

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