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TESTO Lo Spirito abilitante

padre Gian Franco Scarpitta  

VI Domenica di Pasqua (Anno A) (14/05/2023)

Vangelo: Gv 14,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-21

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

I Samaritani erano stati battezzati nel nome di Gesù, ma non avevano ricevuto lo Spirito Santo. Poiché per inciso anche chi viene battezzato riceve immediatamente lo Spirito questo passo, secondo gli esegeti, allude all'amministrazione della Cresima (o Confermazione), che di fatto rafforza e consolida la grazia battesimale. Fatto sta che, in un modo o nell'altro, lo Spirito Santo, sulla scia dello stesso Signore Gesù Cristo che aveva già superato simili congetture, rivela che i Samaritani non sono più popolo impuro e reietto, disprezzato dai confinanti Giudei, ma anch'essi sono destinatari della redenzione, della salvezza e della comunione con Dio Padre in Gesù Cristo, e anzi anch'essi diventano di Cristo testimoni alla pari di tutti gli altri.

Uno degli effetti dell'effusione dello Spirito, anche nel giorno di Pentecoste, sarà quello di radunare attorno al Signore Risorto tutti i popoli, parlando loro in modo che tutti possano comprendere e familiarizzare con il Signore e tutti possano essere uno in Cristo Gesù (Gal 3, 28). Dio si fida di ciascuno. Potrebbe anche fare a meno di servirsi degli uomini e di qualsiasi altro espediente terreno per affermare la sua gloria e per imporre la sua volontà; potrebbe anche irretire, sottomettere e irrompere nella nostra vita e invece, nonostante i nostri peccati e i nostri demeriti, si serve di noi e delle nostre risorse per edificare, illuminare, sorreggere e guidare. Certamente la sua opera si svolge innanzitutto per mezzo degli Apostoli, che lo Spirito ricolmerà di fortezza e di franchezza per l'annuncio del Risorto; tuttavia anche ciascun altro uomo o donna diventa strumento della sua opera e partecipe dello stesso ministero apostolico. Tutti siamo chiamati ad evangelizzare perché tutti siamo strumenti nelle mani di Dio e non solo apostoli e presbiteri. Non per niente lo Spirito “dimora” in ciascuno di noi, lasciando segni inconfondibili della sua presenza e in ognuno ravviva la presenza operante del Risorto. “Non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, “ - ammonisce Paolo - “ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi- Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi. Eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare alla sua gloria.”(8, 15 - 17). In forza dello Spirito Santo quindi Gesù vi rende tutti fratelli e compartecipi della sua identità e della sua opera, con il sacramento del Battesimo e (appunto) nel sigillo indelebile della Cresima con i quali siamo rivestiti di fiducia certa e libera, anche se non meritata. Nella redenzione siamo stati resi oggetto di amore e di misericordia, siamo stati valorizzati e resi degni di stima per questo occorre che nessuno di noi si autocommiseri, ma che ciascuno sia se stesso, conti le proprie benedizioni e le sue risorse, senza paragonarsi a nessuno altro. Ciascuno è stato rivestito di doni e di carismi che diventano ministeri quando vengano messi a disposizione gli uni degli altri e divengono strumenti di edificazione vicendevole.

Lo Spirito ci ha resi capaci in sintesi di amare con lo stesso amore con cui Gesù stesso ci ha raggiunti e la sua dimora in noi ci incoraggia e ci esorta, considerando come siamo stati resi oggetto di vera fiducia e di vera stima. Con la medesima certezza, siamo resi consapevoli che l'amore e la testimonianza comportano sempre combattimenti esteriori, side e avversità, che diventano tuttavia un giogo sostenibile in forza della stessa fiducia e della stessa perseveranza che ci vengono accordate. L'amore vince ogni cosa e del resto “Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?”(Rm 8, 31). Chi ama donandosi, non perde mai.

L'amore è sempre efficace quando se ne è fatta esperienza in prima persona; quando cioè si comunica agli altri quello di cui noi stessi siamo stati resi destinatari. Per questo è necessario sentirsi amati per essere in grado di dispensare amore a nostra volta: quando si è stati raggiunti dal bene e dell'amore si è stati ricolmati di coraggio, di fiducia, ottimismo e motivazione per spronarci verso gli altri. Lo Spirito Santo, che attualizza la presenza di Gesù, da' tutte le motivazioni perché siamo propensi ad accogliere l'amore per poi donarlo, apportando nella nostra vita un duplice effetto: insinuare in noi il piacevole sentimento di essere stati prediletti per diventare a nostra volta piacevoli per gli altri.

Vivere in pienezza la familiarità con Dio che il Signore ci dona nello Spirito Santo non può che condurre alla conseguenza che i suoi comandamenti non sono gravosi e che proprio essi siano anzi il canale concreto per vivere intensamente questi rapporti nella concretezza dell'amore. Radicati e convinti da tutti i benefici della salvezza e dell'amore, saremo indotti a considerare i comandamenti e la legge stessa di Dio come uno strumento di beneficio anziché un ostacolo o interdizione; come un espediente che ci fa vivere dell'amore per essere apportatori dell'amore.

"Sarete miei amici, se farete quello che io vi comando" (Gv 15, 24) dice lo stesso Gesù, rilevando tuttavia che l'amicizia non è sottomissione o passività nei confronti di chi offre la sua vita per loro, ma una modalità di confidenza e di relazione perenne con lui.

 

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