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TESTO Cristo, porta di ingresso nella vita

padre Antonio Rungi

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (30/04/2023)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

La quarta di domenica di Pasqua è chiamata del buon pastore ed è la domenica di preghiera per le vocazioni alla vita sacerdotale. Mai come in questo periodo è necessario aumentare la preghiera perché il Signore mandi santi sacerdoti alla sua Chiesa, Gesù modello di buon pastore si offre a noi come ispirazione del nostro agire nei confronti di coloro che sono le pecorelle dell'ovile, che vanno amate, protette, difese e fatte crescere.

Il testo del Vangelo di Giovanni che oggi accompagna la nostra riflessione ci aiuta a capire il senso di questa missione specifica di Cristo e di conseguenza di tutti coloro che il Signore ha scelto e continua a scegliere per essere i pastori del suo unico gregge, ovvero la chiesa, nel quale si entra attraverso l'unica porta che è proprio Lui e non altri o altro, come egli ci dice testualmente: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.

Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Non bisogna entrare con furbizia o scorciatoie nel cammino della salvezza e della redenzione, ma attraverso l'unica strada possibile che è quella indicata da Cristo. Se si vuole svolgere il compito di pastore è necessario che il rapporto con le pecore sia diretto, chiaro, trasparente e senza fraintendimenti. Il ladro non segue la via della norma e della legge e quindi è un abusivo e un violento ecco perché entra dalla finestra o da altri varchi vietati per violare la bellezza e l'integrità del gregge.

Quanti labri di verità, onestà, moralità che circolano dovunque e che non possono far parte del gregge del Signore. Approfondendo questo concetto di pastore, Gesù usa anche il termine di guardiano. Chi ha questo ruolo o compito agisce in un modo semplice e coerente: il guardiano apre le porte alle pecore, non sbarra l'ingresso (quante porte troviamo aperte nella nostra vita? Poche o nessuna). Gesù è il guardiano che chiama le pecore per nome e indica loro la strada dello stare insieme, unite, senza paura e protette da ogni lupo o ladro. Infatti proprio perché in sintonia con il pastore le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.

Entrare e uscire due azioni su indicazione del pastore che le pecore eseguono perché sono chiamate per nome e rispondono alla chiamata, all'appello. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Esempio di guida certa e sicura il pastore è colui che indirizza il suo gregge verso il bene, verso la serenità, felicità e pace. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Verità sacrosante quelle pronunciate da Gesù in questa similitudine, Purtroppo i discepoli non capirono di che cosa parlava loro. Gesù quindi proprio perché aveva capito che loro non avevano compreso nulla di quanto detto e a che cosa alludesse, ribadisce il concetto espresso in precedenza dicendo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore”. Gesù si identifica con porta per indicarci che si entra nel suo regno mediante il suo consenso, la sua approvazione, la sua risposta alla nostra richiesta di amore e salvezza. Per cui, tutti coloro che sono venuti prima del Messia, sono tutti ladri e briganti, cioè falsificatori e imbroglioni. Le pecore che erano preparate non li hanno ascoltati.

Non si sono messe sulla scia di tali ladri e briganti. Hanno atteso il tempo propizio che è Lui la porta, attraverso la quale se uno entra nel suo recinto di ovile, sarà salvato. Infatti costui che decide di entrare per attingere la forza della grazia e del coraggio, poi ne uscirà per annunciare la verità e trovare pascolo per il suo gregge, in necessità di alimentazione spirituale. Al contrario come la storia e i fatti ci raccontano da sempre il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere.

Quanta distruzione di fede, di morale di onestà hanno prodotto i ladri dello spirito e dell'anima nel cuore dell'uomo e nelle istituzioni di ogni ordine e grado.

In conclusione Gesù vuole esattamente presentarsi per quello che è e per la missione per la quale è stato inviato nel mondo da Padre suo e Padre nostro: “io sono venuto -dice con forza e convinzione per far capire ai suoi ascoltatori- perché tutti abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza». Si tratta della vita della grazia e non certo della vita fisica e biologica che un termine prima o poi lo avrà per tutti.

Lui il pastore, il guardiano non può lasciare che neppure una pecora si perda andando dietro a illusioni e chimere prodotte dall'uomo che non ha fede e non ha una religione del cuore e dell'amore.

 

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