PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Se...

don Alberto Brignoli  

don Alberto Brignoli è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

II Domenica di Pasqua (Anno A) (16/04/2023)

Vangelo: Gv 20,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,19-31

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Nella nostra ricchissima e variegata lingua italiana, esiste una particella - mi pare che si tratti di una congiunzione - che, a seconda dell'utilizzo e del contesto può esprimere incertezza oppure condizione. Si tratta della sillaba “se”. Facciamo un po' di ripasso di grammatica, che non guasta mai, in quest'epoca nella quale il linguaggio usato sui social è diventato sempre più “onomatopeico”, molto simile a quello degli animali (o meglio, di “certi” animali, perché alcuni parlano meglio di noi umani): in grammatica, a volte utilizziamo la congiunzione “se” per introdurre una proposizione “condizionale” (“Se fai il bravo, ti do un regalo”), a volte per introdurre una proposizione “dubitativa” (“Chissà se tutto andrà bene”). Condizione e dubbio esprimono ovviamente due concetti diversi: la condizione subordina la riuscita di una cosa al realizzarsi di determinate situazioni, mentre il dubbio esprime l'incertezza riguardo a cose che non è detto che si realizzino neppure in mezzo alle migliori condizioni possibili.

La nostra vita si muove spesso tra l'attesa di condizioni che si realizzano e dubbi che non sappiamo mai dove ci condurranno; e come ogni cosa della vita, anche la nostra fede si barcamena tra espressioni legate a determinate condizioni, e situazioni che esprimono sostanzialmente dubbi e perplessità. Eppure, le due cose sono ben distinte, seppure entrambe legate a quella benedetta (o maledetta) congiunzione “se”.

Nei Salmi leggiamo, ad esempio, espressioni del tipo “Se Dio sopprimesse i peccatori!”: sono espressioni che denotano dubbio, incertezza, ma non necessariamente mancanza di fede. Solamente, si esprime a Dio una fede che comporta il beneficio del dubbio, forse perché spesso assistiamo a momenti in cui Dio non si fa presente così come vorremmo sentirlo... A volte - è innegabile - anche noi ci esprimiamo con tutti i nostri dubbi nei suoi confronti: “Chissà se esisti davvero, Signore, con tutto quello che capita alla mia vita e all'umanità in generale!”. Gesù stesso ha usato il “se” nei confronti di suo Padre, quando nel Getsemani lo ha pregato chiedendo, “se” fosse possibile, di non incontrarlo attraverso la passione e la morte...un dubbio, un'incertezza che, alla fine, è divenuta fede nell'accettazione della sua volontà.

Il dubbio fa parte - e deve far parte - della nostra vita di fede, altrimenti non parleremmo più di scelte di fede ma di certezze scientifiche, quasi matematiche. Tuttavia, il passaggio da un “se” che esprime dubbio e incertezza a un “se” che pone condizioni a Dio è breve. E pur essendo del tutto umano, il “se” che pone condizioni porta con sé un rischio: quello di mettere alla prova Dio, quello di sfidarlo, di metterlo sul banco degli imputati. “Se sei tu, Signore, comanda che io venga a te sulle acque”, dice Pietro in mezzo alla tempesta a Gesù, il quale poi lo chiamerà “uomo di poca fede”; “Se tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce, e ti crederemo”, è la sfida che i passanti (soprattutto farisei e membri del Sinedrio) lanciano a Gesù sul Calvario, ma altro non è se non la realizzazione, il compimento delle tentazioni provate da Gesù all'inizio della sua missione da parte di satana, che in quel “se tu sei il Figlio di Dio” non esprime un dubbio, ma le condizioni che da sempre l'umanità pone a Dio per potersi “affidare” a lui, anche se poi dall'affido si passa molto rapidamente alla sfida e alla sfiducia.

E qualche condizione, la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, in ritardo rispetto a tutti gli altri che avevano visto il Signore risorto, l'ha posta anche Tommaso, in quel suo “se” che è un misto di dubbio e di tentazione, di ricerca e di sfida, di incertezza e di mancanza di fede: “Se non vedo...se non metto il mio dito e le mie mani...”. In fondo, a Tommaso non bastavano gli occhi, le dita e le mani dei suoi condiscepoli: voleva che in quel costato e in quelle mani che avevano donato amore e salvezza al mondo intero entrassero le “sue” dita e le “sue mani”, conditio sine qua non perché egli potesse credere nel Risorto. Il quale, non si fa intimidire e accetta le condizioni di Tommaso; accetta la sua sfida; accetta la sua mancanza di fede perché Tommaso possa compiere il cammino che va dalle condizioni poste a Dio alla fede che non elimina i dubbi e le incertezze, ma porta l'amore a esclamare “Mio Signore e mio Dio!”.

In fondo, la questione sta tutta nell'eliminare dal nostro lessico cristiano quel “se” condizionale: perché credere nel Risorto, significa farlo in maniera incondizionata; amare il Risorto, significa farlo in maniera incondizionata. Del resto, chi di noi può dire di aver amato veramente una persona, se non quando lo fa in maniera incondizionata? Chi di noi può dire di credere nell'altro, se non quando la sua fiducia diviene incondizionata? Non si può dire, a chi diciamo di amare veramente, “Ti amo se...”: si dice “Ti amo”. Punto. Non si può esprimere la nostra fiducia nei confronti di una persona dicendogli “Ti credo se”: gli si deve poter dire “Ti credo”, “Mi fido di te”. Punto.

Sono sogni? Può darsi: ma sono sogni pieni di speranza. Sogni e speranze che portano con sè una buona dose di incertezza e di dubbio, sicuramente.

Ma - per terminare con una frase che ci regala la bellezza della congiunzione “se” - pensiamo a come sarebbe bello il mondo e come sarebbe meravigliosa la vita “se” tutti ci amassimo e ci fidessimo in maniera incondizionata.
Che poi, è quello che Dio fa con noi.

 

Ricerca avanzata  (53942 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: