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TESTO Commento su Giovanni 20,19-31

don Michele Cerutti

II domenica T. Pasqua (16/04/2023)

Vangelo: Gv 20,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Quando tutto sembra finito e nulla sembra più aver senso. Quando sopraggiunge il buio intorno a noi allora inevitabilmente la tendenza è quella di sbarrare la porta e rinchiudersi nel proprio mondo.
Quella sera al termine di giornate convulse in cui il Maestro, che parlava del Regno e che aveva infuso in molti la gioia e fatto sperare in una prossima liberazione dagli oppressori romani, viene visto appeso sulla Croce come un malfattore e in mezzo a dei delinquenti, allora gli apostoli sono presi dalla tristezza e si rintanano per paura dei Giudei.
Ancora una volta, tuttavia, è Gesù stesso che ci sorprende infondendo in noi il coraggio.
Non abbiate paura dice il Cristo agli apostoli.
Commuove sempre sapere che sia Gesù stesso a cercarci e a oltrepassare i nostri portoni chiusi.
Il Messia cerca noi prima ancora che noi lo cerchiamo e quindi noi non possiamo altro che farci trovare.
Colpisce poi che Cristo stesso vada alla ricerca di quegli stessi che lo hanno tradito.

Nella domenica in cui si contempla la divina Misericordia questo brano evangelico ci fa toccare con mano come Gesù stesso l'abbia concretizzata e abbia favorito una immersione di tutti questi discepoli.
Pensiamo sempre al traditore per eccellenza Giuda di iscariota, ma l'icona del venerdì Santo ci mette in evidenza che alla fine ai piedi della Croce sono rimasti solo Giovanni e Maria.
Pietro lo rinnega mentre gli altri scappano.
Eppure questi vengono cercati e il cammino viene ripreso.
Gesù li cerca proprio tutti e Tommaso che non era presente verrà raggiunto pochi giorni dopo.
Quell'apostolo viene confortato anche lui e davanti a quella iniziale diffidenza è esortato ad affidarsi anche lui e per farlo viene invitato a mettere le mani nel costato trafitto e a toccare le ferite.
Gesù viene incontro a questa richiesta. Dovrebbe essere per tutti un sollievo sapere che il Signore risorge portando le ferite del corpo.
La Misericordia di Dio sta non solo nel farsi compagno di strada di questi discepoli, ma anche di questo portare su di sé tutte le nostre sofferenze rappresentate dalle feritoie della Passione.
La festa della Divina Misericordia non deve tuttavia eclissare anche il fatto che questa Domenica è quella definita in Albis perché i catecumeni che nella notte di Pasqua avevano ricevuto le vesti bianche per il loro Battesimo le restituivano proprio in questo giorno.
Questa domenica comportava buttarsi nel mondo e voleva dire diventare i cristiani della quotidianità.
Il compito dei neobattezzati diventa il compito di tutti mostrare al mondo Gesù donando a tutti la beatitudine che Gesù ci indica oggi: Beati quelli che pur non avendo visto crederanno.
Tutti noi se crediamo in Cristo abbiamo la nostra beatitudine perché non lo abbiamo visto come Tommaso, ma ci siamo fidati e affidati di tutti coloro che ci hanno consegnato la nostra fede.
Come lo hanno consegnato? Con le parole, ma prima di tutto con l'esempio.
La responsabilità nostra è quella di esultare per questo dono immeritato che è la fede e aiutati dalla grazia di Dio far esultare.
Gioia che in queste settimane respiriamo dai brani degli Atti degli Apostoli.
Le comunità post pasquali vivono proprio trasmettendo quella dimensione di esultanza da cui dovremmo attingere anche noi.
Misericordia e testimonianza gioiosa diventano da questa domenica la strada che dobbiamo percorrere per attrarre a Gesù.
Con la Misericordia mostriamo al mondo che Dio è amore, con la testimonianza gioiosa indichiamo agli uomini del nostro tempo la sorgente della vera felicità.
Il nostro mondo più che di maestri ha bisogno di testimoni e noi siamo depositari di una fede che ci è stata testimoniata e che noi dobbiamo testimoniare.

 

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