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TESTO Le cose di lassù? Tutta colpa di Gesù!

don Alberto Brignoli  

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno A) (09/04/2023)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

“Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù”. Cosa saranno mai queste “cose di lassù”, di cui dobbiamo andare alla ricerca contrapponendole alle “cose della terra”? Se siamo risorti con Cristo, dice Paolo, le cose della terra non ci interessano più, e dobbiamo andare alla ricerca delle cose del cielo.

Forse vuole dirci di non affannarci per le cose della vita di ogni giorno, così poco affidabili: confidare in qualcosa di più alto e di più nobile ci porterebbe a lasciar perdere le questioni di poco conto - nelle quali quotidianamente ci perdiamo - per dare più importanza alle cose che ci attendono in cielo.

E va bene: purtroppo, però (o per fortuna), ci troviamo a vivere qui e ora, in mezzo alle banali e faticose situazioni di ogni giorno, immersi nella materialità del quotidiano, e cosa dovremmo fare? Perderci con la testa fra le nuvole in pensieri spirituali che ci facciano vivere due metri sopra la terra? Beh, sinceramente, tanti bei discorsini spirituali campati in aria, anche no: personalmente, non ho mai apprezzato tanti bei pensieri celestiali, che poi però si scontrino con la dura realtà della croce e di un sepolcro con un'enorme pietra sopra. Io non riesco a cercare le “cose di lassù” dimenticandomi delle “cose di quaggiù”. Non riesco a rivolgere il mio sguardo alle cose del cielo chiudendo in un cassetto le cose della terra, alla ricerca di un vago senso di felicità che invece la vita quotidiana mi nega. Non credo, e non crederò mai a una religione che mi distolga dal quotidiano per dedicarmi alla ricerca dei beni del cielo, come una sorta di anestesia che mi consola delle tante amarezze della vita.

Piuttosto, mi piacerebbe cercare le “cose di lassù” non perché sono fuggito dalle cose di questo mondo, ma perché - come dice Paolo - sono risorto con Cristo. E Cristo risorge non perché abbandona le cose della terra per dirigersi alle cose del cielo, ma perché è passato attraverso le cose della terra, e dalle cose della terra, dalla terra stessa, si è lasciato seppellire e schiacciare per poter dare, in questo modo, un senso a queste “cose della terra”. Cristo risorge e lascia il sepolcro vuoto perché noi, suoi discepoli, possiamo entrare, vedere e credere alla vita. Cristo risorge per dare a quel sepolcro vuoto, a quel sudario e a quelle bende un significato autentico, e cioè che la morte rimane, sì, presente nel mondo, ma non è più l'ultima parola sulla vita.

Cristo risorto non fa sparire i segni della sua morte; Cristo risorto non ha paura a far vedere alle donne che il luogo dov'era stato sepolto c'è ancora, ma è rimasto vuoto; Cristo risorto non ha paura a mostrarsi vivo con i segni della crocifissione nella sua carne; Cristo risorto non ha paura a parlare della sua passione e della sua morte con due dei suoi discepoli talmente disperati da essere incapaci di riconoscerlo. Cristo risorto non dirà mai ai suoi discepoli: “E adesso, dimenticate ciò che avete visto giovedì sera nel Getsemani e venerdì sul Golgota, e ripartiamo da zero”. Cristo risorto dice: “Queste erano le cose che vi dicevo quando ero tra voi: che il Cristo doveva soffrire, essere messo a morte e risuscitare dopo tre giorni”.

Allora sì, che ha senso cercare “le cose di lassù”, come ci dice Paolo. Allora sì, che ha senso rivolgere lo sguardo al cielo mantenendo ben saldi i piedi per terra. Allora sì che ha senso ostinarsi a credere nel Dio della Vita, perché nessuno ci può promettere la facile via della fuga da quelle ombre di morte che quotidianamente pervadono la nostra vita. Se qualcuno nella nostra vita di ogni giorno ci proponesse la gloria e la felicità senza la croce, non crediamogli; se qualcuno ci promettesse le cose del cielo senza la fatica di conquistarle attraverso le cose della terra, non seguiamolo; se qualcuno ci dicesse che le cose del cielo sono la negazione della fatica di vivere ogni giorno, non facciamogli caso.

Perché le cose del cielo, oggi, hanno lo stesso sapore, lo stesso colore, lo stesso profumo, la stessa intensità, la stessa passionalità delle cose della terra, ma con un senso in più: l'eternità. Perché le cose del cielo, si sa, sono eterne. E le cose della terra, risorte con Cristo a vita nuova, diventano come le cose del cielo: eterne. Continueranno a rimanere qui, sulla terra, permeate di limitatezza, di materialità, e di carnalità; ma saranno eterne.

E allora, quell'amicizia che guardo sempre con un po' di diffidenza, se sono risorto con Cristo assume i colori della fiducia; quell'amore che mi fa tanto arrabbiare perché ogni giorno mi sembra di ritornare da capo e di non essere stato capace di costruire nulla, se sono risorto con Cristo ha il sapore della gioia; quel lavoro che mi fa disperare perché non so fino a che punto sia giusto continuare a subire pur di tenermelo stretto, se sono risorto con Cristo ha la densità della tenacia.

E questo, per colpa di quel sepolcro trovato vuoto, che ci costringe a non disperarci più delle cose della terra, ma ad amarle, sognarle e desiderarle così come amiamo, sogniamo e desideriamo le cose del cielo.

Tutta “colpa” del sepolcro vuoto, di chi l'ha trovato vuoto e ce l'ha annunciato tramandandolo nei secoli, di chi l'ha lasciato vuoto per dirci che la morte non ha mai l'ultima parola sulla vita.
Tutta “colpa”, insomma, di Cristo risorto.

 

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