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TESTO Quello che io faccio, ora non lo capisci...

don Alberto Brignoli  

Giovedì Santo (Messa in Cena Domini) (06/04/2023)

Vangelo: Gv 13,1-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». 10Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

12Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.

Non è facile capire ciò che frulla nella mente di Dio, ovvero ciò che egli ci rivela e che noi siamo chiamati ad accettare come “la sua volontà”. Più volte nella storia della salvezza Dio ha avuto non poche difficoltà a farsi comprendere dagli uomini: pensiamo anche solo al mistero incomprensibile del suo unigenito Figlio lasciato a morire in croce. Di fronte a questo, l'uomo deve affrontare un cammino verso la comprensione del mistero che richiede grandi sforzi, a volte anche a costo di rischiare di perdere la fede, la fiducia in lui. Quante volte, infatti, diciamo: “Ma perché, Dio? Perché succede questo? Perché permetti che capitino certe cose? Perché non ti fai comprendere apertamente? Perché non mi fai capire cosa vuoi da me?”. Sono molti i gesti e le scelte di Dio che fatichiamo a capire, o che comunque riusciamo a capire solo dopo parecchio tempo.

Quella sera, durante la Cena, “quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota di tradirlo” (anche qui, perché mai permettere a satana di metterci lo zampino?) Gesù compie un gesto molto strano, un gesto di fronte al quale nessuno fiata. L'unico che ha il coraggio di dire ciò che pensa è Simon Pietro, e a lui il Maestro si dirige inizialmente con un atteggiamento di compassione: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, lo capirai dopo”. Poi però, siccome Pietro si oppone in maniera quasi violenta, allora Gesù è costretto a passare alle “minacce”: o come dico io, o fuori dal mio Regno!

Ma che cosa ha fatto Gesù di così incomprensibile? Ha fatto ciò che un Maestro non avrebbe mai dovuto fare con i suoi discepoli, men che meno, un Maestro che si è rivelato loro come il Messia, il Figlio di Dio: mettersi a lavare i piedi ai suoi discepoli come il più umile, il più basso, l'ultimo dei servi nei confronti del proprio padrone! Questo gesto non solo non è degno di un Dio, ma pare proprio di essere ai limiti dell'incomprensibile, della follia. E proprio per un incomprensibile disegno della volontà di Dio, ciò che è motivo di follia e di incomprensione diviene causa di salvezza. Come la croce.

Un catino e un grembiule, da oggetto di disprezzo degno di uno schiavo, in mano a Gesù Cristo diventano segno dell'amore di Dio che si fa servizio obbediente all'umanità, obbediente fino alla morte. Una coppa di vino e un pezzo di pane, umili segni della quotidianità offerti dal pio ebreo a Dio in segno di gratitudine per i frutti della terra, nelle mani del Figlio di Dio vengono restituiti all'umanità come sacramento universale di salvezza, la cui memoria è tramandata lungo i secoli, “finché egli venga”.

E tutto questo incomprensibile scambio di grazia avvenne in una sola notte, “nella notte in cui fu tradito”; in quella notte in cui Gesù avrebbe desiderato vivere un momento di fraternità e di gioia, come faceva ogni rabbino con i suoi discepoli, e invece, sempre per lo stesso incomprensibile disegno della volontà di Dio, si vede abbandonato da tutti, anche da coloro che gli avevano giurato fedeltà assoluta.

Ma - come dice bene Giovanni - “è notte”. È l'ora delle tenebre: e come tale, anche questa notte deve fare il suo corso. E l'incomprensibile volontà di Dio, che ora non possiamo capire, ma come Pietro capiremo solo più tardi, rimane dietro le quinte, in attesa, quasi in agguato, dietro le misere vicende umane.

E il mattino del primo giorno dopo il sabato uscirà finalmente allo scoperto: questa volta, però, senza più misteri.

 

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