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TESTO Dal pozzo di Giacobbe alla piscina di Siloe: la samaritana e il cieco nato

padre Antonio Rungi

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (19/03/2023)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

In questa quarta domenica di Quaresima, definita della letizia, l'ampio brano del vangelo di Giovanni ci porta con Gesù a Gerusalemme, dove il Maestro e Messia guarisce dalla cecità fisica e spirituale un cieco nato. Tanti gli elementi biblici e dottrinali che sono rinchiusi in questo testo, ben sapendo che il quarto vangelo è quello teologico e di approfondimento della persona di Cristo quale Figlio di Dio, Salvatore del mondo e Redentore di tutta l'umanità.

Il brano inizia con la precisazione di Gesù che deve fare ai discepoli che di fronte a un uomo cieco dalla nascita lo interrogarono sulle conseguenze del peccato dei genitori o dello stesso cieco che ha inciso sulla vista. Si evidenzia subito la falsa concezione allora vigente presso la gente del rapporto tra malattia fisica e peccato. Gesù sfata subito questa affermazione dicendo che la malattia non è conseguenza del peccato. Il dolore è occasione per la manifestazione della potenza di Dio, in questa specifica circostanza come sempre, e non una punizione. La presenza di Cristo nella storia dell'umanità è motivo di luce, speranza e carità. Fin quando si è in pieno giorno e nella luce bisogna operare facendo il bene. Questa luce è Gesù stesso e lo fa afferma dicendo che finché egli è nel mondo, Lui ne è la luce.

Dopo aver posta la premessa passa direttamente alla guarigione del cieco, adottando una procedura particolare: emette la saliva dalla bocca e impasta la polvere, facendo del fango. Chiaro riferimento alla creazione dell'uomo, di cui ci parla la Genesi. Una volta ottenuto l'impasto, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: di andare a lavarsi nella piscina di Sìloe. Cosa che il cieco, avendo piena fiducia nel Signore, fa subito. Dopo di ciò tornò da Gesù che ci vedeva perfettamente. Il miracolo è compiuto. Chiaramente per quanti non credevano misero in dubbio il miracolo e la stessa cecità dell'uomo. Tanti dubbi nei farisei pur di non ammettere la verità della guarigione operata dal Signore. Una volta convinti di ciò che era successo, si passa a chiedere in che modo questo miracolo era avvenuto. Il cieco spiega con dovizia di particolari come aveva iniziato a vedere.

Consolidata l'idea di un miracolo operato da Gesù, si passa a processalo per il fatto che aveva agito di sabato, durante il quale era proibito fare qualsiasi cosa, ma abbeverare gli animali sì. Motivo per i farisei per condannare Gesù, in quanto un peccatore non può compiere segni del genere. Quindi ritenevano Gesù un uomo qualsiasi e non certamente per quello che il miracolo esprimeva in modo evidente: il Messia. Il successivo passo compiuto dai farisei per mettere in dubbio la divinità di Cristo è di fare un interrogatorio al neo vedente. Il cieco guarito afferma che Gesù è un profeta! E come tale nelle piene facoltà di operare fatti straordinari come guarirlo dalla cecità. La sua è una professione di fede semplice e limpida, avendo sperimentato il dono ricevuto che non fu soltanto la vista che recupera per la prima volta, ma anche la luce della fede che gli faceva vedere in Gesù il Profeta. Non bastò neanche questa affermazione, in quanto i Giudei non credettero che fosse stato cieco e che non avesse avuto la vista. E allora pensarono di chiedere direttamente ai suoi genitori, i quali confermarono che era loro figlio e che era cieco dalla nascita, aggiungendo che non sapevano come era avvenuto il prodigio. Questo atteggiamento prudenziale da parte dei genitori era dettato dal fatto che essi avevano paura dei Giudei, in quanto costoro avevano già stabilito che, se uno avesse riconosciuto Gesù come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Chi ci tiene alla fede la difende in tutti i modi. Di nuovo interrogano l'ex-cieco, chiedendo a lui di dire la verità. Il cieco confermò la sua totale guarigione istantanea e iniziò a difendere apertamente Gesù. Alla fine confermando la loro idea che sia lui che Gesù erano peccatori, lo cacciarono fuori dalla sinagoga.

Gesù appena seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo incontrò gli pose queste domande, per verificare il grado di fede suscitato in lui il miracolo ricevuto: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Lui rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». A questo punto la professione di fede è totale e convincente. Il cieco guarito disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui”. E' l'atto di ringraziamento e di gratitudine al Signore per il dono ricevuto.

Al che Gesù coglie l'occasione per dire a tutti i presenti queste toccanti parole che riguardano tutti ed attengono al discorso della fede e della redenzione: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano presenti subito replicarono: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo", il vostro peccato rimane». In poche parole la loro presunta rettitudine, onestà e santità viene azzerata con poche ma precise parole dette da Gesù ai farisei del suo tempo e che hanno un valore per tutti i presunti santi e giusti di questo nostro mondo. Più pensiamo di vedere con la nostra fede e più siamo accecati nella nostra presunzione e nel nostro orgoglio. Ripartire dall'umiltà della fede e lasciarsi guidare nella vita perché Cristo illumini la nostra intera esistenza e non solo un attimo o un momento di essa. Affidiamo questa voltà di rinnovamento a San Giuseppe, sposo castissimo di Maria e padre putativo di Gesù che celebreremo domani 20 marzo 2023.

 

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