TESTO E passando vide un uomo ch'era cieco fin dalla nascita
IV domenica di Quaresima (Anno A) (19/03/2023)
Vangelo: Gv 9,1-38b
1Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
La scena che ci viene raccontata è all'interno della festa delle Capanne e si ambienta a Gerusalemme.
Questa festa vuole ricordare al popolo di Israele l'esperienza del deserto quando gli israeliti vivevano nelle capanne.
L'incipit di tutta la storia la troviamo al termine del capitolo ottavo.
Gesù fugge dal Tempio dove c'è un tentativo di sottoporlo a un linciaggio ad opera di giudei che inizialmente apprezzavano il Maestro, ma quando si alza l'asticella della proposta di fede e si inizia a mettere in discussione alcune false certezze allora si prendono distanze e non solo si tende a soffocare colui che si esprime ed ecco pronta l'occasione di lanciare dei sassi e coprire sotto i detriti la verità.
Il capitolo 8 si era aperto proprio con un altro tentativo di linciaggio nei confronti dell'adultera rea per i farisei del reato di prostituzione e Gesù l'aveva salvata dalla condanna di quegli stessi che probabilmente avevano avuto rapporti con lei.
Famosa è la frase: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Davanti a questa provocazione la scena che si vede è quella di uomini che se ne vanno. Rimasero la misericordia e la misera ci direbbero i Padri.
Gesù riesce a fuggire dal linciaggio perché non era giunta ancora la sua ora.
Nei Vangeli di Pasqua sappiamo che i discepoli si erano rintanati, dopo gli eventi della Passione, per paura dei giudei, mentre Gesù, in questa circostanza, non prova nessuna paura e prosegue il suo ministero pubblico.
Quello che colpisce è che il Maestro si accorge di questo uomo cieco dalla nascita non si fa prendere dal problema di essere inseguito.
I poveri vivono solitamente ai margini della strada, eppure, nella confusione di quei giorni a Gerusalemme Gesù si accorge di questo tale.
Il cristiano ha il compito di guardare laddove gli uomini e le donne di sempre non volgono lo sguardo.
Ciò che è reietto e disprezzato è prezioso agli occhi di Dio.
Quando entra a Gerico un cieco Bartimeo continua a implorare aiuto e la folla tende a soffocare questo grido, ma Gesù si fa prossimo a questo fratello perché ciò che per gli uomini è una briciola è preziosa a Dio.
Da questo incipit iniziale, del brano evangelico del cieco nato, impariamo uno stile quello dell'attenzione e questo costituisce un grande insegnamento.
La cultura dello scarto ci impedisce di entrare in questa logica, ma Gesù ancora una volta scombussola il tutto.
Il clima di festa non deve escludere nessuno e già con questa attenzione respiriamo area di paradiso dove coloro che sulla terra hanno vissuto ai margini ora sono i protagonisti della salvezza.
Che bello allora accostarsi a ogni fratello nel bisogno sapendo che questo è gradito a Dio più di tanti sacrifici e trovando proprio in Gesù il riferimento.
E' proprio vero che la storia della salvezza passa dall'incrocio di sguardi quelli che noi abbiamo per Gesù e quelli che Lui ha per noi. Ogni relazione passa prima di tutto da questa capacità del Maestro di saper leggere il nostro volto e i nostri bisogni.
La Madonna ci offre, nelle famose nozze di Cana, una lezione perché ancor prima che i commensali denunciano la mancanza di vino è lei stesso a percepirne il bisogno scrutando lo smarrimento nei loro volti.
Lei sicuramente questo esercizio accanto a Gesù lo ha compiuto.
Riusciremo anche noi tutti se siamo in grado di essere compagni di Gesù accostandoci alla Scrittura e lasciando parlare Lui. In questo modo siamo in grado anche noi di avere quello sguardo aperto sul mondo posando i nostri occhi su ciò che gli uomini considerano insignificante.
Allenarsi a questo sguardo diventa indispensabile perché come ha detto Giovanni Paolo II, nel corso del suo pontificato, nell'ambito della visita alla struttura per disabili di Via Aurelia Antica dell'Opera don Guanella: E' cosa facile innamorarsi della bellezza visibile; è una cosa difficile innamorarsi di una mancanza della bellezza, scoprire la bellezza sotto la sua mancanza, sotto il suo contrario. Per questo ci vuole una carità specialmente acuta, specialmente penetrante, specialmente grande, eroica.
L'augurio che ci si può concedere l'uno all'altro, in questa Quaresima che procede inesorabile è un innamoramento vero del cuore.