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TESTO Questione di occhi

Paolo De Martino  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (19/03/2023)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Dal pozzo di Sicar alla piscina di Siloe.

Cambia il luogo ma non il nostro desiderio di entrare nella scena.

Vi propongo di sederci e aprire gli occhi. Ci vorrebbe qualche serata per goderci il film di un vangelo così. Noi ci accontentiamo di qualche flash. Vogliamo portarci a casa qualche scatto.

Sediamoci al termine della scalinata che dalla piscina di Siloe conduce al tempio.
Di lì possiamo vedere

Primo scatto: Gesù, passando, vide un uomo cieco dalla nascita.

Il protagonista di oggi è l'ultimo della città, un mendicante cieco, uno che non ha nulla, nulla da dare a nessuno. E Gesù si ferma per lui. Perché il primo sguardo di Gesù sull'uomo si posa sempre sulla sua sofferenza.

Lo sguardo di Gesù raccolto dai Vangeli è di una portata straordinaria, il suo sguardo vedeva sempre oltre perché l'amore vede sempre oltre.

Gesù guarda Levi e non vede un ladro, bensì un uomo bisognoso di fiducia. Nella casa di Giàiro, il capo della sinagoga di Cafarnao, tutti vedono una bambina morta, Gesù vede solo una bambina addormentata. Nell'adultera tutti vedono una peccatrice meritevole di morte; Gesù vede una donna bisognosa di libertà. Nella prostituta che gli lava i piedi, vi vede una santa. Davanti alla tomba di Lazzaro, vede già l'amico resuscitato.

È bello sapere che anche noi siamo visti così. Quando ci guardiamo dentro e vi troviamo solo buio, Dio ci sta guardando semplicemente come figli amati alla follia! Se imparassimo a guardarci con gli occhi di Dio, impareremmo anche ad accettarci, ad amarci un po' di più, a stimarci un po' di più, trasformando così la nostra vita.

Egli vide un cieco. Non siamo cattivi, ma semplicemente ciechi.

Il cieco non sa dove si trova, ha perduto il luogo di provenienza e non sa neanche dove sta andando: non ha una meta, un luogo dove poter far riposare il cuore.

In questo buio esistenziale il cieco inciampa, cade, si rialza, va a sbattere; confonde il male col bene compie azioni maldestre pensando che siano quelle giuste in grado di farlo vivere.

Se facciamo il male non lo facciamo mai per cattiveria, ma perché siamo confusi, ciechi appunto, sbagliando spesso il bersaglio delle nostre azioni.

Il termine peccato, biblicamente significa proprio: «mancare il bersaglio». E a forza di sbattere di qua e di là, alla fine ci si fa male, ci si ferisce.

Il peccato non sarà dunque un'offesa fatta a Dio, ma una ferita inferta a noi stessi. Peccato è tutto ciò che fa diminuire la nostra umanità, è una ferita che l'uomo inferisce a se stesso. Il peccato non offende Dio, offende me, ferisce me: "il peccato è una diminuzione per l'uomo stesso, impedendogli di conseguire la propria pienezza”. (GS 1,13)

Allora lasciamoci guardare da Gesù. Sentiamo il suo sguardo anche se siamo al buio.
Godiamoci qualche minuto di sguardo suo. Con calma.

Secondo scatto: Gesù sputa per terra, fa del fango e unge gli occhi del cieco.

È una nuova creazione quella che compie Gesù con quel gesto: è il cielo di Dio che ancora si impasta con questa terra che siamo noi.

La creazione non è avvenuta una volta per tutte, ma continua.

Ogni volta che lascio cadere una goccia di questa Parola io rinasco.

La creazione di me stesso avanza. E tutti noi, come creta, siamo nelle mani del vasaio.
Mettiamo la nostra vita nelle mani di Dio.

Proviamoci, ciechi come siamo, mendicanti d'amore: plasma la nostra vita. Signore, modella ancora questa terra secca.
Godiamoci qualche minuto nelle mani sue. Con calma.

Terzo scatto: Va' a lavarti alla piscina di Siloe, dice a quell'uomo Gesù.

La cosa straordinaria è che il gesto di Gesù non guarisce il cieco all'istante!

L'opera di Gesù non è magica o automatica, ma richiede la partecipazione attiva del cieco.

Se il cieco non avesse accettato di correre alla piscina di Sìloe per lavarsi, sarebbe stato solo un cieco con gli occhi pieni di fango!

E quello ci va. Quel cieco si fida, punto e a capo. Non crede ma comincia a fidarsi.

Nella vita non dovremmo dimenticarci che abbiamo mosso i primi passi perché ci siamo fidati, e c'è sempre un attimo di follia nella fiducia.

La paura ti mette all'angolo, la fiducia ti riporta al centro del ring.

Perché il vangelo non è teoria, il vangelo è vita e la vita è fiducia. È dare credito alla stessa vita, anche nei momenti in cui sbatteresti la testa contro il muro.

La primavera ritorna, fidati. E che fiducia sia, allora, amici!

Il cieco si fida e va a lavarsi alla piscina di Siloe, che significa inviato. Che poi l'inviato è Gesù, no?

Quarto scatto: La quarta foto è un po' movimentata. (un'aula di tribunale).

Una volta che il cieco è guarito iniziano i guai. Avanti con gli interrogatori.

Inizia un feroce dibattito: chi lo ha guarito? Perché? E perché di sabato?

All'istituzione religiosa non interessa il bene dell'uomo, per loro l'unico criterio di giudizio è l'osservanza della legge. C'è un'infinita tristezza in tutto questo.

Per difendere la dottrina negano l'evidenza, per difendere la legge negano la vita.
Sanno tutto delle regole e sono analfabeti dell'uomo.
Il fariseo ripete: Gloria di Dio è il precetto osservato!

E invece no... gloria di Dio è un mendicante che si alza, un uomo che torna felice a vedere.

L'ex cieco prima descrive Gesù come un uomo, poi come un Profeta, poi lo proclama Figlio di Dio. La fede è una progressiva illuminazione, passo dopo passo, ci mettiamo degli anni per riuscire a proclamare che Gesù è il Signore.

Si dice che la fede è cieca. Ma dove?! La fede non è cieca, non è per nulla irragionevole.

La fede è vedere, aprire gli occhi su questo mondo. È parlare, non tacere ciò che si vede!

La fede, amici, genera uomini che pensano, che non si chiudono, che aprono gli occhi!

Se non abbiamo nulla da raccontare, se viviamo una fede imbavagliata o solo con i nostri amici, significa che non abbiamo incontrato Cristo. Come la samaritana la scorsa settimana. Quando lo incontri, non puoi più tacerlo!

Non imbalsamiamo Dio nelle nostre chiese, alimentiamo la libertà della ricerca, il coraggio

delle domande buone, l'audacia dei punti interrogativi! Diceva lo scrittore francese Julien Green: «Finché si è inquieti, si può stare tranquilli» perché "dubitare e credere sono la stessa cosa. Solo l'indifferenza è atea".

Dio vede la nostra tenebra e desidera illuminare la nostra conoscenza, i nostri sensi.

E pone una sola condizione: lasciarci mettere in dubbio, porci delle domande, indagare, come il cieco che non sa, che si interroga, che argomenta.
Quinto scatto: Il cieco viene buttato fuori

E chi trova fuori? Gesù, il cacciato della storia. Ora, però, ha gli occhi per vedere. E allora sì che crede.

La bella notizia di questa domenica? Ora possiamo fare di ogni nostro limite e dei limiti degli altri un luogo di salvezza, di comunione, di luce! Se ciascuno di noi assume i propri limiti come luogo/possibilità di comunione con Dio, e impariamo a fare dei limiti dell'altro luogo di perdono e di festa, allora faremo esperienza di Dio.

 

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