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TESTO Gesù e la samaritana al pozzo della grazia

padre Antonio Rungi

III Domenica di Quaresima (Anno A) (12/03/2023)

Vangelo: Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Il Vangelo della terza domenica di Quaresima, tratto dall'evangelista Giovanni, ci porta con Gesù a Sicar, al celebre pozzo di Giacobbe, dove le donne samaritane attingevano acqua per le loro necessità familiari.
In questo luogo Gesù incontra per caso una donna e con lei instaura un dialogo profondo sul significato dell'acqua simbolo della grazia che disseta per sempre la sete di ogni uomo e donna che cercano il Signore.
L'incontro, fuori di ogni schema e soggetto a facile critica alla fine si risolve in una marcia trionfale del Messia che viene accolto in città, dopo aver parlato con la donna e dopo essersi dissetato a quel pozzo, che anche per Gesù diventa motivo di insegnamento e di manifestazione della sua divinità.
Gesù legge infatti nel cuore, nei pensieri e nella vita di quella donna, travagliata da un'esistenza problematica a livello coniugale, avendo avuto 5 mariti e convivendo con un altro in quel momento. La richiesta di avere un po' di acqua è occasione per il Signore di focalizzare il suo insegnamento su qualcosa che conta davvero e per sempre.
Gesù conduce per mano quella donna che pure si era resa disponibile al dialogo iniziato da Gesù con queste semplici parole: «Dammi da bere». Gesù aveva bisogno veramente di bere, in quanto, stanco del viaggio, e in pieno giorno. Ma Gesù non ha strumenti per attingere al pozzo di Giacobbe. Nel frattempo i suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Dovevano pure mangiare qualcosa visto che si spostavano da una parte all'altra della Giudea.
Gesù quindi è solo a tu a tu con questa donna, inizialmente un po' restia al dialogo e al donare un po' di acqua e fa osservare al Maestro: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». Sappiamo che in quel tempo un uomo che non fosse il proprio marito o promesso sposo non poteva assolutamente rivolgere la parola ad altra donna. Inoltre, nel caso particolare, come evidenza ala donna, i Giudei non avevano rapporti con i Samaritani. Lei quindi che era della Samaria e Gesù della Giudea non dovevano assolutamente entrare in dialogo e soprattutto aiutarsi.
Gesù allora cerca di superare queste barriere geografiche, politiche, religiose e sociali, rivolgendosi alla donna con queste parole: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». E' evidente che questo primo passo fatto da Gesù è finalizzato a portare la donna ad una conoscenza vera della sua persona. Tanto è vero che la donna replica con una battura sarcastica: “Da dove prendi dunque quest'acqua viva, visto che non hai i mezzi per attingere dal pozzo? Ed aggiunge quello che era noto a tutti i samaritani in merito a Giacobbe, che aveva scavato il pozzo, da quale attinsero acqua lui, i suoi figli e il suo bestiame. Il dialogo si poteva fermare lì e stopparsi su questo dato di fatto, ma Gesù continua nel suo tentativo di avvicinare al suo cuore di Figlio di Dio quella donna smarrita e con tanti problemi che si portava dentro. Per cui fa osservare che chiunque beve quest'acqua naturale avrà comunque sete di nuovo, mentre l'acqua della grazia di Dio che il Signore dona a quanti sono disposti a farsi dissetare da essa, non avranno più sete in eterno. Chi beve di questa sua acqua si trasforma in una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna.
Il passo successivo del dialogo è quello che porta la donna a rivolgersi a Gesù con queste parole: «Signore dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”.
In poche parole la donna vuole trovare la soluzione definitiva al suo approviggionamento idrico.
Poi introduce un altro tema quello dell'adorazione del Dio vero e rivolta a Gesù dice: “Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». A che Gesù replica «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gesù risolve così il problema della preghiera e della contemplazione.
La donna incalza il Signore con un altro discorso quello della venuta del Messa: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Al che Gesù rivela la sua vera identità e dice: «Sono io, che parlo con te» il Messia.
Come tutti i racconti del vangelo di Giovanni anche questo si conclude con suscitare la fede negli ascoltatori. Infatti la samaritana da persona che ascolta diventa strumento di evangelizzazione e con i suoi discorsi e suscita l'interesse nei suoi concittadini i quali prendano subito contatto con il Messia. E quando lo fanno i risultati sono più entusiasmanti e sicuri, perché ai molti che credettero al racconto della donna si aggiunsero moltissimi che credettero nel momento in cui incontrarono Gesù e lo invitarono a restare in città. Gesù accetta di rimanere due giorni a Sicar. E' sempre vero che noi siamo semplici strumenti nelle mani di Dio come è successo alla donna samaritana, nonostante le sue fragilità e i suoi peccati.

 

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