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Paolo Curtaz  

III Domenica di Quaresima (Anno A) (12/03/2023)

Vangelo: Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

La sta aspettando. Anche se è affaticato, perché sempre Dio ci insegue.

Perché mai si stanca di cercarci. Noi cerchiamo colui che ci cerca.
Ci ama, Dio. Ci corteggia.

Eccolo lo sposo che aspetta la sposa per chiederle conto della sua infedeltà.

A chiedere conto a quel pezzo di Israele, la Samaria, caduta in mani nemiche da secoli e rappresentata da quella donna che, sola, viene a far acqua al pozzo nell'ora più assurda della giornata.

Per non essere vista, immaginiamo, perché il paese è piccolo e la gente mormora.
E lei non ne può davvero più di essere giudicata.
Come me. come te, amico lettore.

Di dover essere come gli altri vogliono, vorrebbero, dicono. Sempre appesi al giudizio degli altri. sempre a sostenere esami, via uno, l'altro. E finiamo col credere all'immagine deformata di noi stessi che nel deserto l'avversario ci propone.
Stanca lei. Stanco Dio.

Siede, Dio. E chiede alla donna di dissetarlo. Ha sete della sua fede ormai spenta.
Ha sete di lei. Ha sete di me. Ha sete di te.

Abbordaggi
Tentenna la donna.

Nessun maschio parla ad una donna. Nessun ebreo parla ad un samaritano.
Tenta un abbordaggio, il viandante, stia alla larga.

Ha perfettamente ragione, la samaritana, Dio la sta corteggiando, perché al pozzo Isacco incontrò la sua Rebecca. Al pozzo Mosè si innamorò di Zippora.

Gesù non si scoraggia... Uomo, donna, ebrei, samaritani... che importa definirsi? Siamo tutti degli assetati. Solo che lui, il viandante, afferma di avere un'acqua di sorgente.

Ora Gesù ha ottenuto l'attenzione della donna. Come fa ad avere l'acqua di sorgente se non ha nemmeno con cosa attingere?
Lei parla dell'acqua da bere. Lui di quella che disseta.

Non è più respingente la donna. Ora ascolta questo interessante sbruffone.

Gesù supera ancora qualche perplessità della samaritana: chi si crede di essere? È più grande del patriarca? Sì, lui è più di Giacobbe che diede al villaggio quel pozzo.

Ed esagera: chi beve al quella sorgente, diventa a sua volte sorgente.
È affascinata e stranita, la samaritana, chiede da bere.

È lei che va dissetata. È lei che, finalmente, chiama per nome il suo desiderio, il suo disagio, il suo vuoto che inutilmente ha tentato di riempire correndo dietro alle promesse di un seduttore. Sì, ha sete e no, non conosce affatto il dono di Dio. E sì, vorrebbe trovare dentro il suo cuore un luogo che disseta, senza elemosinare senza compromessi, senza vendersi.

Mettersi in gioco
Gesù alza la posta.

Quando mettiamo a fuoco l'immenso desiderio di felicità che portiamo nel cuore, quando giungiamo ad esprimere quel desiderio, quel grido, Dio ci chiede di essere autentici.

Di gettare le maschere. Le troppe maschere che indossiamo per difenderci o per metterci in mostra.

Gesù chiede alla donna di chiamare suo marito. Lei si irrigidisce.
Ma è sincera.

Non la vuole giudicare, il Signore. Ha avuto una vita frammentata la donna, lasciata quattro volte. Illusa e abbandonata. Uno strazio.

Non solo deve andare al pozzo a mezzogiorno per non incontrare lo sguardo giudicante dei suoi concittadini, ma ha scoperto che l'acqua ricevuta dai suoi uomini è presto svanita dal suo cuore, cisterna screpolata.

Il vero sposo è davanti a lei e le chiede ragione della sua vita. Non per giudicarla, ma per salvarla.

Non per versare sale sulle sue ferite, ma per fasciarle e portarla alla locanda del Padre, come il samaritano percosso. Per farle vedere che quell'amore elemosinato e negato, in realtà, le è per sempre donato.

La tensione, ora, è alle stelle. La donna non sopporta tanta verità, non è abituata a tanta intensità e la butta sul religioso.

Gesù le ha letto la vita, dev'essere un profeta. Allora in quale tempio occorre venerare Dio, Gerusalemme o Garizim? Domanda inutile: lei, in quanto pubblica peccatrice, non può entrare in nessuno dei due templi che offrono riparo solo ai puri e ai giusti.

E Gesù la libera da ogni inutile senso di colpa: nel tuo cuore incontrerai Dio.

Il suo cuore è tempio. E Dio lo abita anche se la sua vita affettiva è ancora claudicante.
Ecco, strike.

Quello straniero le ha detto ciò che mai nessun sussurro di maschio le aveva detto.

Lei è tempio. Lei è tempio. La sua vita è sacra. Lei contiene Dio.

Non è la ragazza fragile usata dai maschi spregiudicati del villaggio, la sedotta e abbandonata che ha tagliato ogni legame con i paesani. Dio la vede come un tempio da cui sgorga un amore nuovo capace di dissetare lei e chi le si avvicinerà.

Colpo finale
Ci siamo. Vacilla.

Ha abbandonato ogni difesa. Non sa nemmeno cosa dire. Arriverà il Messia - borbotta - dirà, spiegherà, farà. No, risponde Gesù, il futuro è qui, ora. Il futuro si è realizzato.
Il Messia è già qui. Davanti a te.
Davanti a me che scrivo. Davanti a te che leggi.
Lascia la brocca in terra, la donna. Travolta.
Corre da coloro che evitava. Grida del suo incontro.

Perché chi si sente amato diventa contagioso. Deborda. E le sue tenebre diventano l'ombra della luce.

Noi
Eccoci, amici.

Assetati come la samaritana. Come lei feriti e diffidenti. Come lei giudicati dai benpensanti che fioriscono come la gramigna, anche nella Chiesa.

Eccoci. Se abbiamo il coraggio di farci incontrare. E di abbassare le difese.

Eccoci, se siamo onesti, nudi e spogliati dalle troppe resistenze che impediscono a Dio di incontrarci.

Capaci di rinascere, noi che ci siamo dissetati dell'acqua viva.
Capaci di annunciare a tutti quanti siamo amati.

Oltre il deserto, verso il Tabor, Dio ci aspetta.

È questa la fede, questo il cristianesimo: un incontro seducente.
Credere è cedere al corteggiamento di Dio.

È scoprirsi amati e desiderati da sempre, per amare e desiderare per sempre.

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