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TESTO La gioia di stare sempre con il Signore

padre Antonio Rungi

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II Domenica di Quaresima (Anno A) (05/03/2023)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,1-9

In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Il vangelo della II domenica di Quaresima ci porta con Gesù e gli Apostoli sul monte Tabor, per contemplare la bellezza e la grandezza di Dio e la semplicità dell'uomo che cerca luce, gioia e speranza nello stare sempre con il Signore.
La Trasfigurazione che oggi meditiamo non è altro che questo invito ad essere felici e luminosi stando vicini al Signore, anche quando questo stare con Lui ci richiede lo scendere dalla posizione del piacere per affrontare con coraggio la prova, il dolore e la morte e con Gesù salire sul monte Calvario. Una domenica questa che celebriamo che è un chiaro invito a guardare soprattutto il cielo e a camminare con i piedi per terra che come sappiamo sono piedi di pellegrini in cerca di Dio in questa vita e nell'altra vita.
Entrando nel merito del testo del vangelo di Matteo, esso colloca questa scena in un momento delicato per gli apostoli. Gesù, infatti, poco prima aveva loro detto chiaramente “che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno” (Mt 16, 21). Parimenti ricordava che “se qualcuno volesse venire dietro a lui doveva rinnegare se stesso, prendere la sua croce e seguirla. Perché - ci ricorda Gesù - chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa sua, la troverà” (Cfr. Mt 16, 24-25). È comprensibile lo stupore e il timore dei discepoli davanti ad avvertimenti tanto gravi: da un lato la gloria, dall'altro la sofferenza.
Nella sua trasfigurazione Gesù vuole alimentare la speranza dei suoi discepoli, manifestando la sua gloria davanti ai tre scelti da lui: Pietro, Giacomo e Giovanni. Con loro sale su un alto monte, in modo analogo alla salita di Mosè sul monte Sinai accompagnato da Aronne, Nadab e Abiu, seguiti dagli anziani del popolo (Es 24, 9). Questi stessi tre apostoli saranno poi scelti da Gesù per essere accompagnato nell'orto del Getsemani e stargli più vicini, mentre gli altri rimanevano un po' più distanti dal luogo in cui Gesù pregava nella sua agonia (Mc 14, 33). La scena della trasfigurazione e quella della sofferenza di Gesù nel Getsemani sono in contrasto tra loro: l'una di felice splendore e l'altra di angosciosa sofferenza nelle quali Pietro, Giacomo e Giovanni gli tengono compagnia, ma, nello stesso tempo sono in rapporto tra loro. D'altra parte non c'è gloria senza croce.
Altri elementi importanti inseriti nel brano del Vangelo sono i due personaggi biblici: Mosè ed Elia, che avevano contemplato la gloria di Dio e ricevuto la sua rivelazione sul monte Oreb e ora stavano con Gesù su questo alto monte, quando “fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Ora contemplano la gloria e parlano con colui che è la rivelazione di Dio in persona. Cosa si siano detti i tre, non si sa, né gli apostoli li presenti hanno ascoltato il loro discorso. Tuttavia, Pietro di fronte a quella scena non può tacere la sua gioia ed esclama: “Signore, è bello per noi stare qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia” (v. 4). La sua proposta esprime il desiderio di ogni cuore umano di rimanere per sempre a contemplare con gioia la gloria di Dio. Quello che desideriamo tutti noi.
Un ulteriore elemento di valutazione è che dalla nube luminosa che avvolge Gesù e i due testimoni si sentono alcune parole importanti dette da una voce nascosta: “Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo” (v. 5), chiaro riferimento ad un'altra situazione biblicamente accertata, quella nella quale Dio si rivolge ad Abramo per chiedergli di sacrificare suo figlio Isacco: prendi “tuo figlio, che ami” (Gn 22, 2). In questo modo viene stabiliti un parallelo tra la drammatica scena della Genesi, nella quale Abramo è disposto a sacrificare Isacco, che lo segue senza opporre resistenza, e il dramma che si consumerà sul Calvario dove Dio Padre offre il proprio Figlio in sacrificio accettato volontariamente per la redenzione del genere umano. D'altra parte, l'aggiunta “ascoltatelo” ha chiare risonanze con le parole che il Signore rivolge a Mosè nel Deuteronomio: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto” (Dt 18, 15). Colui che è il Figlio che Dio Padre consegna alla morte, Gesù, è anch'egli il profeta che, come Mosè, deve essere ascoltato.
E allora saliamo anche noi sul Monte Tabor per ascoltare la voce del Signore e contemplare Cristo che si trasfigura davanti a noi e ci invita a fare esperienza di cielo, perché tale esperienza renderà meno faticoso il nostro cammino sulla terra, in mezzo a tanti problemi, e ci aiuta ad andare verso la meta finale che è la Pasqua di Cristo e quella nostra, che arriverà al termine della nostra vita e della storia della creazione, quando anche i nostri corpi mortali risorgeranno a vita nuova.

 

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