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TESTO La grazia del perdono

don Michele Cerutti

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VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/02/2023)

Vangelo: Mt 5,38-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,38-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Gemma Calabresi, nel 50ennale della morte del marito il Commissario Luigi, rilasciò una intervista, per presentare il suo libro, alla Famiglia Cristiana, che mi ha sempre colpito e può essere utilizzata benissimo per la omelia di questa domenica:
«Quella mattina del 17 maggio dopo che spararono a Gigi arrivò a casa il signor Federico, un amico di papà che abitava di fronte a casa nostra. Era impietrito, pallido. Capii subito che era successo qualcosa di grave. In questura non rispondeva nessuno. Poi arrivò don Sandro, il parroco di San Pietro in Sala. “Dimmi la verità”, lo implorai. E lui senza muovere le labbra mi disse che era morto. Mi accasciai su divano, avevo addosso un senso di devastazione totale. Guardai la casa, gli oggetti che avevamo comprato insieme e tutto, di colpo, mi parve senza senso».
«Ad un tratto sentii dentro di me un'assurda pace, una forza interiore incredibile. Avvertii come dei flash che non ero sola, che ce l'avrei fatta. Poi dissi a don Sandro: “Recitiamo un'Ave Maria per la famiglia dell'assassino che avrà sicuramente un dolore più grande del mio”».
«Era il modo che Dio aveva scelto per indicarmi la strada. Io avevo 25 anni, ero giovane, amavo ballare, ascoltare i Beatles e i Rolling Stone. In quell'istante preciso ho sentito forte la presenza di Dio e ho ricevuto da Lui il dono della fede. Prima andavo a Messa, recitavo le preghiere, facevo volontariato ma era una religiosità più di tradizione che di convinzione».
«È stata un'illuminazione potentissima che mi ha accompagnato per tutta la mia vita, soprattutto nei momenti più dolorosi. Quando ero scoraggiata e mi sembrava di toccare il fondo mi rifacevo, e mi rifaccio tuttora, a quella sensazione. Ho imparato sulla mia pelle che la fede non toglie il dolore e la sofferenza ma li riempie di significato, gli dà un senso, offre una prospettiva».
Ora il livello si abbassa perché la parte omiletica richiede mie parole, mi dispiace interrompere questa lezione vera e autentica di perdono, ma alla fine voglio offrire l'ultimo aspetto.
Mi sorprende sempre, durante le confessioni, chi afferma: “non riesco a perdonare i torti subiti”.
Non vi nascondo che questo è difficile anche per me. Nel corso degli anni mi vengono alla mente piccoli e grandi soprusi che inevitabilmente la vita ci riserva e affiora in me un poco la rabbia, magari pensando a un confratello o una consorella, un collega di lavoro o un amico.
La proposta evangelica diventa quindi liberante perché quei sentimenti di rancore non rendono libero ma conducono a una sorta di schiavitù.
L'antidoto è la preghiera nei confronti di quella persona che ci ha fatto male.
Se poi questi è passata a miglior vita il consiglio è offrirlo nelle Sante Messe perché il Signore lo accolga nella sua pace. D'altra parte, mi viene in mente una mistica di cui mi sfugge il nome che affermava: I morti hanno bisogno di dolcezza. Non c'è bisogno di astio o di rancore, ma di perdono.
Questo è il grande insegnamento che questa domenica ci viene offerto e che il cristiano è chiamato a vivere sempre ogni giorno dell'anno.
Da soli non riusciamo a vivere questa dimensione, ma possiamo veramente in coLui che ci dà la forza.
Gesù come sempre ci offre l'insegnamento non solo con le parole, ma anche con i fatti.
Nei giorni della Passione quando tutto era contro di Lui, nell'Ultima Cena lava i piedi ai discepoli che di lì a poco lo tradiranno, chiamerà amico Giuda Iscariota, fino a implorare al Padre la richiesta di perdono nel momento della Croce.
Fanno seguito una schiera innumerevoli di Santi che trascinati da questi esempi imploreranno di stendere la misericordia sui nemici.
Santo Stefano, il protomartire per arrivare all'esempio di Maria Goretti.
Questi hanno perdonato perché abbracciati dalla grazia.
Come necrologio Gemma scelse per il marito la frase di Gesù in Croce: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Nell'intervista spiega bene il motivo:
«Se ci fa caso, Gesù chiede al Padre di perdonare i suoi carnefici. Egli, da uomo, si rende conto di non poter perdonare subito. Con quelle parole Dio mi ha indicato la strada da percorrere. Subito dopo l'assassinio di Gigi io mi sono sentita alleggerita perché Dio aveva perdonato subito al mio posto e io ho potuto compiere il mio cammino con calma. Cammino che poi ho voluto condividere con altre persone attraverso le testimonianze e, ora, anche questo libro. Era giusto spezzare quella catena di odio e violenza con parole d'amore. L'arcivescovo di Milano, il cardinale Colombo, ai funerali disse che il necrologio era un fiore posato sul sangue di Gigi che non sarebbe mai appassito e avrebbe dato frutto».
Mi sono lasciato trasportare da queste parole perché i miei panegirici sarebbero stati vuoti non riuscendo ad aprire il cuore sempre al perdono.
Chiediamola questa grazia per noi perché l'insegnamento dell'amore sia concreto.

 

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