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TESTO Interiorizzare la legge

padre Gian Franco Scarpitta  

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/02/2023)

Vangelo: Mt 5,17-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.

“Se due persone fumano davanti a un cartello con su scritto “Vietato fumare”, fai loro la multa. Se venti persone fumano davanti al cartello “Vietato fumare, chiedi a loro di spostarsi; se duecento persone fumano davanti al cartello Vietato fumare, togli il cartello.” Con questa frase Winston Churchill descrive il lato oscuro della democrazia, la difficoltà dell'applicazione delle norme civiche, l'incoerenza e l'incompatibilità (a suo giudizio) del sistema democratico. Del resto afferma anche che la democrazia funziona quando a decidere siamo in due... e uno è malato.

Delle leggi scritte e delle prescrizioni non si può fare a meno se si vuole interagire e riconoscersi gli uni gli altri nella convivenza pacifica; tuttavia non sempre è facile osservare le normative specialmente quando vi sono condizioni che non lo consentono, non di rado anche farle applicare è oneroso e il più delle volte ottenere che le norme si osservino è possibile solo col timore delle pene o con la coercizione. Si cerca di disattendere le leggi quando comportano incomodo o sacrificio; le si rivendica quando si vuole rivendicare un diritto o raggiungere un obiettivo. Si evita di fare ricorso alla legge quando si è consapevoli di avere torto; vi si fa ricorso a capofitto quando si pretende di avere ragione. In relazione alle leggi scritte vi sono molteplici atteggiamenti soggettivi e parecchie suscettibilità di interpretazione.

Paolo rileva che anche i legalisti Ebrei, che tenevano tanto alla legge di Mosè nella quale si identificavano, smentivano non di rado se stessi: “Voi che volete sottostare alla legge, non sapete cosa dice la legge?”(Gal 4, 21) e propone, al di là delle legiferazioni e delle normative scritte, la libertà che ci viene data dalla grazia. Più che la legge scritta, ciò che conta è il nuovo stato che ci ha donato il Signore Gesù Cristo, che è quello della libertà dei figli di Dio. Con la sua incarnazione e soprattutto con la sua morte e risurrezione, Gesù ci ha “liberati perché restassimo liberi”, svincolandoci dalla schiavitù della lettera e affrancandoci da quel legalismo assolutistico che tante volte opprime anziché edificare. Con questo l'apostolo non vuole screditare in alcun modo le legiferazioni e le normative scritte, ma risaltare che ancor prima di queste è importante sentirci ed essere discepoli di Cristo, vivere appieno la comunione con lui, per il quale siamo suoi amici se faremo ciò che egli ci indicherà (Gv 15, 14 - 19), il quale ci ha inseriti nell'ottica innovativa delle Beatitudini che sono la versione al positivo dei Comandamenti e che ci invita a camminare secondo una legge di libertà (Gal 5) che è incompatibile con la schiavitù del legalismo.

Sempre Paolo afferma che “Dove c'è lo Spirito c'è libertà”(2Cor 3, 7) e proprio in ragione dello Spirito Santo che libera l'animo formandolo ed esaltandolo siamo sollecitati a non essere schiavi delle normative e delle prescrizioni ma di servirci di esse per veicolare la nostra libertà di figli di Dio. Non restare sottomessi a uno sciovinismo o a un legalismo inane e inconcludente, che è esso stesso alla base delle trasgressioni e delle inadempienze; ma nello spirito della libera responsabilità servirsi di ogni prescrizione come di un mezzo per edificare gli altri, avendo come prevalenza l'imperativo etico dell'amore. Ogni legge va interiorizzata, assimilata e motivata sulla base di un fondamento che deve assolutizzare l'amore di Dio per noi e del quale siamo debitori verso gli altri.

Camminare nella libertà vuol dire far propria una nuova etica, fondata sull'amore, sulla solidarietà e sulla considerazione dei diritti degli altri, per la quale ad orientarmi nelle scelte e nelle decisioni è la responsabilità personale, il buon senso e la coerenza ancor prima della lettera codificata.

La sola disposizione civica impone al coniuge di rispettare la propria consorte, di provvedere agli alimenti, di non abbandonare il tetto coniugale, ma non prescrive l'amore vicendevole e costante fra l'uomo e la donna che facilita la messa in pratica di tali prescrizioni. La legge prevede la pari opportunità, l'uguaglianza sociale, i diritti, ma non contempla la concezione di amarsi gli uni gli altri come Dio ci ha amati, il che vuol dire dare per scontate le prescrizioni suddette.

Scriveva Benedetto XVI che “Non c'è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell'amore. Chi vuole sbarazzarsi dell'amore, si dispone a sbarazzarsi dell'uomo in quanto uomo”; e l'amore è il distintivo della libertà dei figli di Dio, perché impone che guardiamo agli altri sotto l'ottica con cui Dio ha guardato noi.

Proprio perché l'amore è la pienezza della legge (Rm 13, 10), Gesù ci rammenta che non è sufficiente “non uccidere”, ma è indispensabile “amare anche i nostri nemici”, onorare la dignità e la buna reputazione del prossimo, rispettare l'altro nei suoi diritti e nella sua persona. Diversamente, si potrà anche non uccidere o non mutilare l'altro fisicamente, ma non sarà difficile sopprimerlo nel cuore o nelle intenzioni intime. In assenza dell'amore, si potrà anche non derubare materialmente il prossimo, ma lo si deruberà ugualmente avendo invidia di lui e delle sue risorse o mancando di rispetto alle cose che possiede. Si potrà anche non spergiurare, ma se si manca di schiettezza, rettitudine e di sincerità verso gli altri, si faranno sempre giuramenti falsi nel proprio cuore.

E' così che Gesù “adempie” la legge di Mosè alla quale erano affezionati scribi, farisei e l'intero mondo ebraico: senza smentirla in alcun punto, le restituisce il senso recondito per la quale era stata istituita. Le da compimento, ossia la completa e la realizza con l'aspettativa dell'amore e della libertà.

Il libro del Siracide (I Lettura) la definisce la legge della "vita" che si antepone alla "morte", la cui assunzione dipende unicamente da noi: "Se vuoi, osserverai i comandamenti; l'essere fedele dipenderà dal tuo benvolere". La legge di Dio non corrompe il libero arbitrio e la scelta decisionale dell'uomo, ma pone due alternative sulla quali l'uomo è chiamato a decidersi per realizzare o perdere se stesso: la vita, che consiste nella comunione con Dio e nell'osservanza dei suoi comandamenti, oppure la morte, che si identifica con il rifiuto di questa comunione. L'uomo è libero di perdersi ma se orienta il libero arbitrio verso la vita avrà la vita in pienezza.

Nella stessa libertà dei Figli di Dio si realizza infatti l'uomo stesso e trova la propria realizzazione appunto perché affrancato dal condizionamento della lettera, ma esaltato dallo Spirito che da la vita in abbondanza.

 

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