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TESTO Tutto chiede salvezza

don Michele Cerutti

V domenica dopo Epifania (anno A) (05/02/2023)

Vangelo: Gv 4,46-54 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 4,46-54

46Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. 48Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». 49Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». 50Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. 51Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». 52Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». 53Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. 54Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Nel mese di gennaio la Chiesa ci invita a pregare per l'unità dei cristiani per sostenerne il cammino di comunione con i fratelli separati. La parola di Dio di questa domenica ci esorta tuttavia a guardare al disegno divino come realtà universale che abbraccia tutti gli uomini.
Teniamo conto che a Gesù stesso viene chiesto più volte: “Signore sono pochi quelli che si salvano?”.
Nelle letture che seguono sembra esserci una risposta a questo interrogativo.
La prima è tratta dall'ultimo capitolo del libro del profeta Isaia, dove vediamo il popolo di Israele, al ritorno dall'esilio che si trova nella situazione in cui le differenze di razza, ceto e lingua erano scomparsi e gradualmente ridimensionavano il concetto di popolo eletto cui era riservata la salvezza, negata agli altri. Isaia usa il verbo radunare, usato per i giudei dopo la diaspora e che ora si allarga a tutti i popoli perché è l'intera umanità che ha intrapreso il cammino verso Gerusalemme.
Nella seconda Paolo smonta l'idea tipica del mondo ebraico per cui l'elezione di Dio e quindi la sua benedizione siano frutto dell'osservanza della legge mosaica.
Alla base della storia dell'umanità c'è la promessa del figlio, la promessa della terra, e la promessa di una discendenza numerosa come le stelle del cielo quindi la promessa di una benedizione per tutti i popoli della terra. Ora anche i cristiani sono figli della fede, dice Paolo e dice ancora che Abramo è padre di tutti i pagani, essi che sono suoi figli mediante la fede davanti a Dio. Nella fede di Abramo sono figli non solo quindi il popolo d'Israele, ma anche i cristiani che, a loro volta, sono inviati a tutte le genti e chiamati a raccogliere tutti i popoli della terra.
Il brano evangelico concretizza tutto questo discorso.
Gesù, ritorna a Cana, laddove aveva operato alle nozze il miracolo dell'acqua tramutata in vino per dimostrare, in quel contesto, che la sua missione consiste nel portare la nuova alleanza, e compie un miracolo, per indicare che la salvezza è per tutti.
Il peccato di Israele di considerarsi al di sopra di tutti gli altri popoli abita anche il cristiano per cui rischiamo di pensarci superiori.
Gesù, non fa distinzioni e opera anche nei confronti di questo pagano, perché nella sua docilità nel consegnare la situazione del figlio malato e nel rimettersi subito in cammino confidando nel Maestro il Signore compie meraviglie.
Molte critiche a Papa Francesco stanno proprio in questa attenzione a tutta l'umanità senza particolari distinzioni e si motivano proprio in questa presunta superiorità che ci accompagna come male insito in noi.
Quante volte, ad esempio, creiamo scandalo quando vediamo con sospetto qualcuno che vuole conoscerci come comunità cristiana.
Ci crediamo èlite che poi viviamo anche tra noi stessi queste rivalità.
Sappiamo poi che su queste i nemici ci ricamano sopra per spingere a dividere. Il capitolo 4 di Giovanni, da cui è tratta la lettura del Vangelo di questa domenica, inizia con i farisei che comprendono la discussione che stava sorgendo per cui i discepoli di Giovanni fanno più battesimi di quelli di Gesù. Vorrebbero utilizzare questa spaccatura per creare più scompiglio.
Mi ha colpito una volta ritornando in pulmann da un pellegrinaggio, vi farà sorridere, ci sarebbe da piangere, bisticciare le persone su chi pregava di più.
Sono gli assurdi di questa visione da club che riusciamo a creare nei nostri ambienti.
Realtà questa diffusa tra membri dei movimenti per cui uno si sente più importante dell'altro.
Abbiamo quindi concluso la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, intensifichiamo la nostra preghiera per tutti gli uomini perché in ciascuno è presente quella luce che conduce a Cristo, ma preghiamo anche per l'unità nella Chiesa perché gli uomini vedano in noi i segnalatori della Via.

 

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