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TESTO In cinquanta ci si può guardare negli occhi

don Angelo Casati  

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III domenica dopo Epifania (anno A) (22/01/2023)

Vangelo: Lc 9,10b-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,10b-17

10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. 11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Questo segno, il segno del pane condiviso, è dentro un "andare". Noi, per via del lezionario, corriamo il rischio di isolare episodi, un'isola senza mare. Ma che cosa sarebbe un'isola senza mare? Leggevo il contesto del brano di Luca e mi appassionavo a questo andare incontenibile, di Gesù e anche dei suoi discepoli. C'erano anche le donne, in seguito ricondotte nell'ombra. E' scritto. "Egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne". E si fa anche il nome: Maria, chiamata Maddalena, Giovanna, Susanna". E si aggiunge: "e molte altre". Anche loro al seguito di quell'incredibile Rabbi. Anche loro in quell'incontenibile andare.

Che era troppo - troppa passione - secondo la madre e i suoi fratelli, che decisero, quel giorno, di andare da lui, forse per consigliargli un briciolo di moderazione. Non uscì, rispose che aveva fatto, della folla in ascolto, la sua allargata famiglia: "coloro che ascoltano la parola e la mettono in pratica". Lui non solo non si ferma, ma proprio in quei giorni decide uno sconfinamento via lago, su barca, verso la terra dei Geraseni. Era tale la stanchezza che si addormentò sulla barca e non bastarono tempesta di vento e acqua imbarcata a destarlo. Lo svegliarono impauriti i discepoli. L'incursione in territorio dei Geraseni non fu una passeggiata: andata e ritorno; non fu benvoluto dai Geraseni per via dei porci finiti nel lago. Al ritorno ecco ancora la folla in attesa. E ancora per strada; la folla, quasi gli fosse incollata. E subito in direzione della casa di una ragazzina in fin di vita e mentre cammina una donna gli tocca il mantello, subito guarita. Quanto andare per strade e per case! Anche ai discepoli comanda di andare, per strade e per case. Come fa lui.

Vanno, fanno ritorno; legge gioia, ma anche stanchezza, nei loro occhi. Pensa sia giunta l'ora di una sosta in disparte, un grumo di riposo; a suggerirglielo la stanchezza negli occhi degli altri. E siamo al nostro brano: "Il Signore Gesù prese i suoi discepoli con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida". Si ritirò, e non si ritirò, perché "le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure". Voi mi capite, il segno del pane condiviso nei pressi di Betsaida non racconta un'eccezione nella vita di Gesù, annota un continuum, un modo di essere. Aveva negli occhi la folla, la moltitudine, pane per la moltitudine. Negli occhi, senza cesure, le folle e le stanchezze. Lui riusciva a mettere le stanchezze degli altri prima della sua stanchezza. E io?

Lui quel giorno aveva intuito fame e stanchezza nella folla e non era nelle sue corde scaricare il problema, come sembravano suggerire i discepoli: "Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta". Sì, tra le tante cose a stupire di Gesù c'è anche questo arrivare prima di una richiesta. Oggi il libro dell'Esodo parlava di un altro deserto, quello del Sinai: quel giorno Dio era arrivato con la promessa del pane dal cielo, la manna, dopo una corale protesta. Nel nostro racconto Gesù legge un problema prima che gli si chieda un intervento. Chissà, forse aveva preso da sua madre, che a Cana di Galilea, alla festa di nozze, era arrivata a cogliere il problema prima che gli interessati lo avvertissero.

E' emozionante pensarlo di Dio, di Gesù: pensare che, prima ancora che tu gliene parli o senza che tu gliene parli, lui si preoccupa. Come allude il verbo "prae-occupare": se ne occupa prima, previene. Tu sei nella sua mente, prima che avvenga il gesto. E si apre un mondo di suggestioni. Io a chiedermi se ho nella mia mente le folle, se mi accorgo della stanchezza sui volti, se attendo chiamate o se so prevenire. Ora vorrei sfiorare, dico, solo sfiorare, alcuni particolari dei racconti. Per il segno del pane condiviso Gesù chiede collaborazione; non piove pane dal cielo. Con la sua domanda sembra invitare a renderci conto di quello che abbiamo e che potremmo mettere in comune: ""Voi stessi date loro da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci"".

Dunque partire da quello che si ha. Dovremmo tenerlo a memoria: mettere a disposizione quello che abbiamo. Io lo so fare? Nei racconti, quello dell'Esodo e quello di Luca, mi colpiva che dentro la smisuratezza del dono facesse capolino una misura: la manna nella razione per un giorno, o per due se il giorno dopo fosse stato sabato, se no imputridiva; pane e pesci per ognuno, ognuno sfamato, nessuno che approfitti, c'è una misura, il resto va raccolto e non sprecato. La misura dentro la ripartizione dei beni. E' onorata oggi la misura? Oggi assistiamo - ce lo raccontano le statistiche - alla crescita vertiginosa della disuguaglianza, una moltitudine senza la sua misura; e l'impressione - può essere un abbaglio - è che oggi si siano scolorite persino le campagne per la fame nel mondo. Nel brano della lettera ai Corinzi Paolo incoraggia la colletta per le chiese povere e, a proposito di uguaglianza, scrive: "Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza".

Un ultimo accenno va a sfiorare il comando di Gesù: "Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa". Perdonate se vi leggo una delicatezza, a dir poco, commovente. Quasi dicesse: "Non fateli mangiare in piedi: in piedi, in fretta, tra un ordine e un altro, mangiano gli schiavi. Fateli sedere, onorando la dignità di ognuno". E - aggiunge - "a gruppi di cinquanta". Perché la folla ha una sua bellezza, ma nella folla ci si può anche sentire non guardati, spersonalizzati.

In cinquanta ci si può guardare negli occhi.

 

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