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TESTO La meraviglia della semplicità

don Bruno Maggioni

Natale del Signore - Messa della Notte (25/12/2005)

Vangelo: Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,1-14

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Nella Messa di mezzanotte e del mattino la liturgia di Natale propone la narrazione della nascita di Gesù secondo Luca (2,1-20). L'immagine del «bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia» – che Luca ripete tre volte – colpisce per la sua totale semplicità. Il particolare che più meraviglia è l'assenza di ogni tratto meraviglioso. I pastori sono sì avvolti e intimoriti dalla gloria di Dio, ma il segno che ricevono è semplicemente: «Troverete un bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia». E quando giungono a Betlemme non vedono altro che «un bambino deposto nella mangiatoia». La meraviglia del Natale sta qui. Senza la rivelazione degli angeli non capiremmo che quel bambino deposto in una mangiatoia è il Signore. E senza il bambino deposto nella mangiatoia non capiremmo che la gloria del vero Dio è diversa dalla gloria dell'uomo.

Che la lieta notizia della nascita del Salvatore sia annunciata ai pastori per primi non deve sorprendere: è semplicemente una chiara anticipazione del futuro comportamento di Gesù che, frequentando poveri, pubblicani e peccatori, tanto avrebbe irritato i benpensanti del suo tempo. La pace che il canto angelico pone in collegamento con l'avvento di Gesù è una pace che diverge dalla concezione romana e da quella ebraica. A Roma si era sviluppata una filosofia politica che sosteneva l'ascesa della città a potenza mondiale: Roma conduceva le sue guerre per imporre le leggi della pace ai vinti, per garantire loro in tal modo ordine, sicurezza e civiltà. Non è a questo concetto di pace che Paolo allude, ma non è neppure il concetto di pace che insegnavano i maestri della legge nell'ebraismo. Per loro la pace era concepita come un accordo fra le parti, che si riconoscono reciprocamente diritti e possibilità di vita, limitando ciascuno le proprie esigenze.

Si tratta, senza dubbio, di una concezione di profonda saggezza, ma che resta pur sempre racchiusa entro la buona volontà degli uomini. Luca si colloca invece nella tradizione dei profeti, per i quali la pace è un dono di Dio, un miracolo del suo intervento salvatore, un dono per tutti gli uomini che Egli ama. E il suo amore non ha confini e non fa differenze. Con una precisazione: la pace fra gli uomini è la trascrizione terrestre di quanto avviene nel cielo. Nell'alto dei cieli la gloria, in terra fra gli uomini la pace. Se dunque si vuole dare gloria a Dio, occorre costruire la pace.

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