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TESTO Conversione e missione

padre Antonio Rungi

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (22/01/2023)

Vangelo: Mt 4,12-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

 

Forma breve (Mt 4,12-17)

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Il vangelo di questa terza domenica del tempo ordinario, nella sua forma integrale, presenta due tematiche tipicamente dell'identità cristiana: la conversione e la missione. Due temi che Gesù stesso pone alla nostra attenzione nel testo del vangelo scritto da San Matteo, quello che più di ogni altro discepolo ha vissuto l'esperienza della conversione, essendo un pubblicano.
Il tema della conversione è messo in relazione nuovamente con la figura del Giovanni Battista che ci sta accompagnando lungo il cammino di questo anno liturgico, iniziato con l'Avvento e proseguito con il tempo di Natale ed ora con il tempo ordinario.
Nel brano del vangelo di questa domenica si legge che quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa. Il Vangelo, infatti, riporta quasi integralmente il testo della prima lettura di oggi, tratta dal profeta Isaia. Possiamo dire che Gesù abbandona la sua stabile dimora di Nazareth dove era cresciuto e lavorato insieme a Giuseppe, suo padre putativo e Maria, sua Madre. Si stabilisce, così, a Cafanao per indicare che l'itineranza deve essere la caratteristica di ogni cristiano, soprattutto di quelli radicati in un posto, in un luogo con determinate abitudini e con occupazione di ruoli. Gesù si sposta per esigenze missionarie e non per divertimento e per altre necessità. Ci insegna quindi a metterci in cammino e a lasciare ogni cosa per amore di Dio, se vogliamo davvero far progredire il suo regno, con la nostra diretta partecipazione all'evangelizzazione. Ecco perché Egli cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Chiede conversione per essere missionari del Regno. Questo invito lo rivolge prima di tutto ai suoi primi quattro discepoli che incontra lungo il mare di Galilea, mentre gettavano le reti in mare. Ed erano due fratelli pescatori, Simone, chiamato Pietro, e Andrea. Senza fare discorsi e promesse di compensi economici e sistemazioni lavorative più redditizie, disse loro queste semplici parole: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Appena sentito questo invito, affascinati dalla figura di Gesù, senza pensarci più di tanto, subito lasciarono le reti e lo seguirono. Da pescatori di pesci a missionari del Regno di Cristo alla ricerca delle persone bisognose della misericordia divina. E' certificato così il coraggio degli apostoli del lasciare il sicuro per l'incerto sulla parola di Gesù. Non soddisfatto della prima convocazione nella sua nazionale di evangelizzatori, andando oltre, Gesù vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Altri due acquisti per una partita da affrontare e vincere, che non era quella semplice di un gioco sportivo, ma una vera e propria missione al sacrificio, al dono e al martirio per amore di Dio.
Anche come per di due precedenti discepoli, la risposta fu immediata ed istantanea, in quanto subito lasciarono la barca e il loro padre e seguirono Gesù, senza fare nessuno accordo o contratto di lavoro. Formata la squadra, con l'ausilio dei primi supporter Gesù inizia la sua missione per tutta la Galilea, insegnando nelle sinagoghe delle varie città e villaggi, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. In poche parole Gesù offre una proposta di evangelizzazione e di pastorale molto precisa, alla quale bisogna far riferimento ogni volta che parliamo di Chiesa e della sua missione nel mondo: insegnare, annunciare e guarire. Tre verbi ed azioni precise che non bisogna disattendere mai, anche in questo tempo attuale, durante il quale siamo impegnati nel cammino sinodale per una chiesa sinodale, che cammini insieme e produca benessere spirituale con la collaborazione di tutti.
La chiamata degli apostoli alla missione è segno indicatore che tutti i battezzati sono chiamati ad essere profeti di Dio, a parlare di Dio, ovunque si trovino e a far crescere e a diffondere il Regno con la santità della propria vita e con un'adeguata formazione umana, spirituale e pastorale. Una formazione che tutti devono sentire di acquisire in ragione di quel sacramento del Battesimo, lavacro spirituale e soprattutto della Cresima che ci impegna ad essere coraggiosi testimoni di Cristo ovunque ci troviamo e viviamo e con i diversi carismi e compiti che esercitiamo nella Chiesa e nella società. Convertirsi è quindi vivere il battesimo seriamente e testimoniare la fede in Cristo con una degna condotta di vita e con lo stesso ardore missionario che fu dei primi discepoli e cristiani, che affrontarono il martirio pur di rendere ragione davanti al mondo della loro fede in Cristo Signore.

 

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