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TESTO Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!

don Lucio D'Abbraccio  

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (15/01/2023)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Con la festa del Battesimo del Signore, celebrata domenica scorsa, siamo entrati nel tempo liturgico chiamato «ordinario». In questa seconda domenica, il Vangelo ci presenta la scena dell'incontro tra Gesù e Giovanni Battista, presso il fiume Giordano. Chi la racconta è il testimone oculare, Giovanni Evangelista, che prima di essere discepolo di Gesù era discepolo del Battista, insieme con il fratello Giacomo, con Simone e Andrea, tutti della Galilea, tutti pescatori. Il Battista dunque vede Gesù che avanza tra la folla e, ispirato dall'alto, riconosce in Lui l'inviato di Dio, per questo lo indica con queste parole: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!».

Ad ogni Messa sentiamo risuonare per ben tre volte questa espressione: «Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo...». Prima nel canto dell'Agnus Dei e poi al momento prima della Comunione il celebrante dice: «Ecco l'Agnello di Dio. Ecco colui che toglie il peccato del mondo». È importante dunque cercare di capire l'origine e il significato di tale espressione.

Cosa ci dice di Gesù il titolo «Agnello di Dio»? Che cosa capivano coloro ai quali Giovanni Battista parlava quel giorno? L'Antico Testamento conosceva due figure di agnello: uno vero e uno simbolico. L'agnello reale era quello che nella notte dell'esodo, per ordine di Dio, fu immolato in Egitto e il cui sangue liberò il popolo dalla schiavitù e lo fece passare alla libertà della terra promessa. In seguito a quel fatto, ogni anno, a Pasqua, il popolo ebraico, famiglia per famiglia, immolava un agnello e poi, durante la notte, lo consumava comunitariamente, in ricordo della liberazione dalla schiavitù dell'Egitto. Era, ed è ancora, per i fratelli ebrei l'equivalente della nostra Eucaristia che infatti da lì ha preso il nome di cena pasquale. L'agnello simbolico o figurativo era «l'agnello muto condotto all'uccisione» di cui aveva parlato il profeta Isaia. Nella testimonianza di Giovanni Battista, Gesù ha i tratti del Servo di Dio, del Servo sofferente, che «si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità; e per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (cf Is 53,4-5).

Quando i circostanti udirono Giovanni Battista esclamare «Ecco l'Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo», compresero che era finalmente apparso nel mondo colui che Dio aveva insegnato ad attendere come il liberatore, il redentore di tutti gli uomini, colui che sta davanti a Dio in rappresentanza di tutti e che espia per tutti. Raccogliendo quel grido, all'inizio del suo Vangelo, l'evangelista ed apostolo Giovanni anticipa e preannuncia il destino finale di Gesù; mette già tutti sotto la croce. A lui morto «non gli sarà spezzato alcun osso» perché si adempisse in lui la prescrizione dell'Esodo circa l'agnello pasquale (cf Gv 19,36).

È importante sapere come Gesù ha «tolto» i peccati del mondo. Il verbo che viene tradotto con «toglie» significa letteralmente «sollevare», «prendere su di sé». Gesù, dunque, li ha tolti prendendoli su di sé, caricandosi le colpe dell'umanità. In che modo? Amando. L'apostolo Pietro ai primi cristiani scriveva: «Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce» (cf 1Pt 2,24).

Ebbene, questo Gesù, in cui non c'era ombra di peccato, e che andò a farsi battezzare da Giovanni, che volle compiere quel gesto di penitenza e conversione, insieme con tante persone che così volevano prepararsi alla venuta del Messia, è il Figlio di Dio che è totalmente immerso nella volontà di amore del Padre. Questo Gesù è colui che morirà sulla croce e risorgerà per la potenza dello stesso Spirito che ora si posa su di lui e lo consacra. Questo Gesù è l'uomo nuovo che vuole vivere da Figlio di Dio, cioè nell'amore; l'uomo che, di fronte al male del mondo, sceglie la via dell'umiltà e della responsabilità, sceglie non di salvare se stesso ma di offrire la propria vita per la verità e la giustizia. Essere cristiani significa vivere così, ma questo genere di vita comporta una rinascita: rinascere dall'alto, da Dio, dalla Grazia. Questa rinascita è il Battesimo, che Cristo ha donato alla Chiesa per rigenerare gli uomini a vita nuova.

Al momento della comunione, quando riceveremo il sacratissimo Corpo di Gesù, salutiamo Cristo Signore con le parole con cui Giovanni Battista lo presentò al mondo: «Ecco l'Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo». Amen!

 

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