PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Giovanni 1,29-34

Omelie.org (bambini)  

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (15/01/2023)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,29-34

In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Bambini sapete che cosa è la mascotte? Me ne sapreste citare qualcuna?

Una mascotte è un simbolo, di solito identificato in un personaggio fittizio, che ha lo scopo di rappresentare un gruppo di persone: squadre sportive, scuole, università, gruppi musicali. La mascotte, oltre a rappresentare lo spirito della comunità a cui appartiene e a essere un segno di porta fortuna, viene utilizzato anche come ambasciatore per reclamizzare un determinato prodotto. Ad esempio la mascotte delle pile Duracell, famosa in tutto il mondo, è un coniglietto rosa con un'energia infinita; la mascotte della Disney è Mickey Mouse, quella degli azzurri è un cane pastore maremmano abruzzese. Perché vi ho parlato della mascotte?

Perché in un certo senso anche in questo vangelo Gesù viene indicato a partire da una mascotte un po' particolare. Rivediamo insieme il brano. Giovanni Battista, cugino di Gesù, nato 6 mesi prima, si trova sulle rive del fiume Giordano e stava battezzando la gente che veniva da lui. Il suo battesimo non era il battesimo sacramento che abbiamo noi oggi nella Chiesa, ma era semplicemente una immersione nell'acqua con valore simbolico. Battezzare, infatti, di per sé, vuol dire immergere. Con questo gesto si voleva esprimere la necessità del pentimento e della purificazione dai peccati.

Ad un certo punto tra la gente in fila per farsi battezzare da Giovanni c'è anche Gesù. Giovanni lo riconosce e non Lo vuole battezzare perché sa che Gesù non ne ha bisogno perché è il Figlio di Dio.

Gesù, invece, vuole farsi battezzare perché proprio durante quel gesto può manifestare la sua divinità. Giovanni attesta che proprio mentre Lo battezzava ha visto scendere lo Spirito Santo in forma di colomba su di Lui. Prima ancora di battezzarlo, Giovanni appena vede Gesù, come lo chiama? Ve lo ricordate? “Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo”.

Noi oggi non capiremmo questa frase, ma per gli Ebrei il senso era chiaro. Giovanni Battista si riferiva al libro dell'Esodo dove si parla della schiavitù degli Ebrei in terra Egiziana e della sua liberazione.

Mosè, come è scritto nel 12° capitolo di questo libro, programmò la fuga del suo popolo dall'Egitto. Tutti gli Ebrei uccisero un agnello, consumarono il pasto in piedi con il bastone, pronti per la partenza, e segnarono con il sangue dell'animale le porte delle abitazioni. A questo punto l'angelo distruttore uccideva i primogeniti degli Egiziani, ma non quelli degli Ebrei e riconosceva dove vivevano gli Ebrei perché, come abbiamo detto, gli stipiti delle loro porte erano marcati dal sangue dell'agnello. Inoltre era valso per secoli l'uso di sacrificare due agnelli al giorno per espiare i propri peccati. Erroneamente si pensava che con i peccati si provocava l'ira di Dio e i sacrifici servivano per placare questa ira. Gesù ci dà tutta un'altra visione della vita e anche del suo sacrificio.

Se Giovanni Battista chiama Gesù l'Agnello di Dio, è perché vuole indicare che d'ora innanzi non c'è più bisogno di sacrificare agnelli perché Gesù donerà la sua vita per salvarci dalla morte. Come l'agnello ha salvato la vita dei primogeniti degli Ebrei e ha permesso la fuga dall'Egitto e quindi la liberazione dalla schiavitù, così Gesù ci salva dalla morte.

Ecco perché tra poco diremo: “Agnello di Dio che togli i peccai del mondo abbi pietà di noi, Agnello di Dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi, Agnello di Dio che togli i peccati del mondo dona a noi la pace”. E prima di offrirci l'Eucaristia il sacerdote ci dirà: “Ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato del mondo. Beati gli invitati alla cena dell'Agnello”.

Il sacrificio di Cristo ha abolito tutti gli altri sacrifici. Gesù non è morto sulla croce per placare l'ira di Dio. Gesù è venuto a rivelare l'amore di Dio Padre e se ha accettato la morte, se volontariamente ha voluto offrirci la Sua vita è solo per dimostrarci questo immenso amore di Dio che non si tira indietro neppure di fronte alla morte pur di darci la vita, che ci insegna a fare anche della nostra vita un dono per gli altri, che ci abilita ad essere a nostra volta segni del Suo Amore.

Il sacrificio di Cristo è diverso dai sacrifici che si compivano nelle altre religioni e persino talvolta in Israele. Il sacrificio di Cristo non consiste nell'offrire qualcosa a Dio per riparare il torto fatto a Lui con i nostri peccati. No, il sacrificio di Cristo ha un altro senso. E' proprio come dice la parola stessa “Fare sacro, “ Sacrum facere”, riservare a Dio, donare con amore e per amore tutto noi stessi, il nostro cuore con i suoi sentimenti, la nostra intelligenza con le sue idee, la nostra volontà coi suoi desideri e decisioni per stabilire una comunione profonda con Lui.

Gli ebrei pensavano che bisognava offrire sacrifici per espiare i peccati; Gesù, invece, ci insegna che l'amore è più forte della morte; infatti con la sua Resurrezione Gesù ha ingoiato la morte e ora la morte è la morte della morte. Gesù è paragonato all'Agnello anche perché questo animale è simbolo di purezza e mitezza.

Facciamo il proposito oggi di imitare la mitezza di Gesù impegnandoci a creare in noi e attorno a noi un ambiente di pace. Proviamo oggi a non fare capricci, a non lamentarci dei vari disagi possibili (per esempio: “mamma ho fame, mamma ho freddo, mamma ho sonno”...) ed a essere generosi nell'offrire noi stessi quando possiamo aiutare chi ce lo chiede o meglio ancora chi vediamo nel bisogno.

Diciamo a Gesù: “Gesù, Agnello di Dio, voglio anche io fare della mia vita un dono, insegnami ad offrire il mio tempo, le mie risorse, la mia attenzione, il mio cuore così che in comunione con te io possa fare della mia vita un sacrificio a te gradito”.
Commento a cura di Tiziana Mazzei

 

Ricerca avanzata  (54158 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: