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TESTO Ecco Dio

Paolo Curtaz  

Natale del Signore - Messa della Notte (25/12/2005)

Vangelo: Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,1-14

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Ecco il tuo Dio, Israele, ecco colui che aspettavi.

Ecco il tuo Dio, assetato di Dio, inquieto pellegrino della vita che nulla riesce a soddisfare.

Ecco il tuo Dio, popolo di nuovi poveri messi ai margini dall'economia, dalla logica di mercato, dagli interessi delle grandi potenze.

Ecco il tuo Dio, popolo cristiano, che ancora e ancora sei chiamato a scuotere i tuoi sandali dalla polvere dell'abitudine, che sei a servizio del Vangelo e non di te stesso, che sei chiamato ad essere trasparenza dell'Altissimo, sentinella del mattino, portatore di speranza.

Ecco il tuo Dio, mondo lontano dal mondo dello spirito, che consideri Dio un errore o un'illusione, che snoccioli le litanie dell'incongruenza dei cristiani e della Chiesa.
Eccolo qui, ancora, amici.

Dio è nato, Dio nasce, è generato continuamente nel cuore dei credenti, è scoperta, novità, stupore, gioia inattesa.
Ecco il tuo Dio, amico lettore.

Sopravvissuto?

Spero che l'abbuffata di Natale con il caos degli ultimi giorni non ti abbia stroncato e ti abbia lasciato qualche minuto per fare silenzio, come ci raccomandava il nostro Papa mistico.

Spero che l'immenso dolore che porti nel cuore e che ti ha stordito, abbia lasciato un piccolo angolo per Dio, lì, in fondo alla stalla che, ormai, è il tuo cuore.

Spero che la Messa di Natale e la ressa dei presepi viventi e della penitenza natalizia ti abbia incuriosito, amico che vieni a Messa trascinato dai tuoi solo la notte Santa, perché la tradizione è tradizione.

Spero, fratello prete, che tu abbia ancora voglia di farlo nascere, questo Cristo, nel cuore dei tuoi parrocchiani, anche se ti chiedono di fare il burocrate e non il profeta, anche se hai corso da una parrocchia all'altra perché i tuoi (buonicattoliciitaliani) non capiscono che di preti non ce n'è più ed è folle consumare la salute dei preti che corrono come dei pazzi.
Spero che la speranza sia ancora presente nei nostri cuori.

Se così non fosse, amici, vi do un'ulteriore buona notizia: abbiamo i tempi supplementari.


Tempi supplementari

Come a Pasqua, così a Natale abbiamo la fortuna di avere conservato, della splendida cultura ebraica, i nostri amati e bastonati fratelli maggiori, il ritmo settimanale della festa: non esiste una festa che non duri almeno sette giorni. Una provocazione, una mossa tutta da ridere in questi tempi del fast-tutto in cui cambiamo il cellulare ogni tre mesi e mangiamo in dieci minuti.

Una settimana di tempi supplementari, in cui ancora dire: "buon Natale", in cui prendersi (effinalmente!) i famosi dieci minuti per fare un salto a Betlemme e lì fermarsi a meditare, come la giovane adolescente di Nazareth, Maria la bella, che conserva nel cuore e mette insieme tutti i pezzi che hanno scombinato la sua vita.

Una settimana per accorgersi, anche i più masticati dalla festività, coloro che hanno il cuore devastato dalla tristezza, della follia di Dio.

Ecco Dio, amici: è un neonato con i pugni chiusi e la pelle arrossata, gli occhi che mal sopportano la luce e la piccola bocca che cerca l'acerbo seno della madre. Ecco Dio, amici: è un bambino impotente, fragile, che va lavato e scaldato, cambiato e baciato, e viene tenuto a contatto della pelle ruvida del padre, Giuseppe, che lascia l'emozione inumidirgli gli occhi per poi tornare alla concretezza di una situazione incasinata. Ecco Dio, amici: non dona, chiede, non ha deliri di onnipotenza, ha svestito i panni della regalità, li ha deposti ai piedi della nostra inquieta umanità, non gli angeli, ma una ragazza inesperta e generosa si occupa di lui. Ecco Dio, amici: sconosciuto parto in mezzo alle decine di migliaia di parti di bambini del terzo mondo destinati alla dissenteria e alla morte, un neonato figlio di poveri, che non finisce sulle pagine dei rotocalchi figlio di velinaedicalciatorefamoso. Ecco Dio, amici, Dio è così, smettetela di farvi giri di testa.
Dio è così: prendere o lasciare,
accogliere o rifiutare o, peggio, mistificare,

Come, troppo spesso, siamo capaci di fare, addolcendo l'amarezza del Natale, la disarmante fragilità di Dio, la sua follia d'amore, per ridurre la Notizia a cronaca, sovrapporre l'antipatico volto del Dio delle nostre piccinerie al luminoso e splendido volto della gloria di Dio, travolgere tutto dall'onda di emozioni (sempre più consumate) scordando la fede.

Buon Natale

Il mio cellulare vomita messaggini di auguri, la posta fatica a scaricare i tanti messaggi di persone conosciute o, in maggioranza, perse nella mia poca memoria. Il sole, ora, entra nella mia piccola e splendida mansarda del Centro Pastorale di Introd, costruito e quasi pagato anche grazie ai vostri contributi. Il cielo è terso, gelido: Nell'orto di fronte al Centro, questa notte, un cervo si è mangiato le zucche che l'incauto don Alessandro ha scordato di raccogliere.

Nel cuore ho migliaia di volti, storie, dolori, speranze, mamme in attesa (un pensiero speciale a te, Betta e a te, Anto), famiglie che vivranno un Natale in lutto, vicende di vita da scriverci romanzi, da farci film.

Un abbraccio a tutti voi, numerosi amici internauti, a voi settemila che ricevete questa mail in casella, a voi cinquemila che mi venite a trovare ogni mese sul sito da lontano e che, d'ogni tanto, lasciate traccia di voi. E' per me stupore sapere di come quel burlone di Dio usi le mie povere parole di cercatore di Dio e prete per scuotere altri cuori.

Un saluto agli amici argentini, agli amici che sono lì a consumarsi in Africa, a quella bella ragazza che uno di voi ha incontrata all'ambasciata italiana a Pechino e che legge queste parole (!). Buon Natale a Diana che ascolta dalla radio le mie prediche quotidiane dal letto in cui giace da quarant'anni, a Sergio che lotta da anni per stare in vita, a Elena e Matteo che finalmente di sposeranno dopo Natale, dopo tanto vagare.

Vita, tanta vita, tanta umanità, talmente preziosa agli occhi di Dio che Dio ha voluto diventare uomo.

Vi voglio bene di quel bene che Dio mi vuole.

Grazie ai trecento che, venerdì scorso, erano a san Filippo a Torino a riflettere con me. Chiedo scusa a quanti sono rimasti fuori! Un grazie al "Nostro Tempo" per avermi invitato: malgrado lo sciopero dei mezzi che ha bloccato qualcuno e alla nevrosi natalizia ce l'abbiamo fatta.

Conferenza scaricabile in mp3 su: www.tiraccontolaparola.it/site/download/convertirsi_al_natale_conferenza_torino_16122005.zip

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