TESTO Dio abita il cuore della Madre
Maria Santissima Madre di Dio (01/01/2023)
Vangelo: Lc 2,16-21
In quel tempo, [i pastori] 16andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Una madre è tale perché associata al suo bambino, e Maria non è immaginabile senza Gesù. Tuttavia la singolarità della fanciulla di Nàzaret è che ella è madre di Dio, titolo che supera ogni comprensione umana e richiede l'ausilio della fede. La storia biblica ci aveva abituato a qualche maternità prodigiosa, come oggi il progresso medico-scientifico riesce a risolvere diversi problemi di infertilità, pur ricorrendo talora a manipolazioni eticamente non accettabili; tuttavia mai nessun credente avrebbe osato pensare che una donna diventasse madre del Figlio di Dio. Soltanto l'elezione divina per il piccolo e il debole può illuminare tale mistero...e in questo vangelo tutto parla di piccolezza.
Colpisce anzitutto la sollecitudine dei pastori che obbediscono all'invito dell'angelo a recarsi a Betlemme; oggi, prima di muoversi verso una meta che la fede indica, sia essa la rottura con uno stile di vita sbagliato o l'assunzione di una scelta coraggiosa, la gente dice che deve sentirsi ‘pronta': in cosa consista poi questo sentirsi pronta, non te lo sa spiegare, ma sta di fatto che rimanda spesso a date indefinite ciò che lo Spirito ha suggerito chiaramente.
Un altro segno di semplicità è «il bambino, adagiato nella mangiatoia». Conosciamo bene la ricca simbologia eucaristica del luogo del nutrimento degli animali, adibito adesso a culla di Colui che nutrirà di sé il mondo; oltre al simbolo, rimane il realismo dello stato di povertà in cui il Messia nasce.
Anche lo stupore, attribuito a chi ascolta la testimonianza dei pastori, è tipico dei piccoli; oggi i pedagogisti ci ammoniscono circa il pericolo di dare tutto ai bambini, quasi risparmiando loro ogni frustrazione, col risultato di inibire in loro la capacità di attendere una cosa bella e di accoglierla con meraviglia.
E quando si parla di stupore, spunta Maria, nella quale un tale moto dell'animo non è solo spontaneo, privo di contenuto, ma nasce dalla sua vitalità spirituale: ella «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». È noto come l'evangelista alluda qui alla capacità della Vergine di collegare gli eventi riguardanti Gesù e di coglierne il senso secondo il progetto di Dio. Ora, senza un animo verginale tale operazione non potrebbe essere svolta, perché il cuore vergine è unificato, non conosce la dispersione, e qui si tratta di dare unitarietà a fatti del tutto inediti e umanamente indecifrabili. È una indicazione preziosa anche per noi sapere che la dissipazione morale provoca una diminuzione dell'intelligenza delle cose di Dio: chi tiene aperti mille rubinetti, impedisce che il flusso principale d'acqua scorra abbondante ed è destinato a non annaffiare a sufficienza il giardino che si vuole invece florido. Ancora, Maria ci insegna che il «cuore», la dimensione interiore di una persona ha una vitalità propria che non deve essere negata. Molti agiscono per impulso, altri per calcolo; ella invece suggerisce che nel dialogo ininterrotto con Dio ognuno decide che persona vuole essere. Anche se il testo non lo dice esplicitamente, la meditazione di Maria non era solitaria, ma la giovane madre aveva davanti ai propri occhi il volto del Padre, che si rispecchiava in quello del Figlio. E noi? Siamo sicuri che sia Dio il nostro interlocutore privilegiato? O il mio idolo è il mio bisogno, che certamente posso presentare al Signore, ma che per quanto pressante è altra cosa rispetto alla magnificenza di Dio?
La lode dei pastori è tipica dell'ambito cultuale, richiamato dal successivo rito della circoncisione, che ci conduce all'interno del tema dell'alleanza. Il nome, che faceva di quel neonato un membro del popolo eletto, è scelto direttamente da Dio per significare l'eccellenza di quel fanciullo, come pure di ogni figlio, che solo nella relazione con l'Altissimo scopre la grandezza della sua dignità e il giusto posto nel mondo. Ciò è accaduto «prima che fosse concepito nel grembo». Quel ‘prima' potrebbe essere inteso distrattamente come una antecedenza temporale; in realtà racconta l'infinita precedenza di Dio nell'amore: Egli ci ama prima che noi ci accorgiamo del suo amore; ci prepara una terra su cui camminare prima che impariamo a muovere i primi passi; ci dona una missione prima che decidiamo di fare della nostra vita un dono per gli altri.
Maria, preceduta solo da Dio, ha amato in anticipo tutti: ecco perché ella è madre di tutti. La Madonna ci insegna a dare priorità all'ascolto di Dio, prima di dire una sola parola: così facendo, l'unica parola che ella ha pronunciato è stata ‘Gesù', parola di salvezza.