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TESTO San Giuseppe, uomo docile al progetto di Dio

don Michele Cerutti

IV Domenica di Avvento (Anno A) (18/12/2022)

Vangelo: Mt 1,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,18-24

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

I versetti che la liturgia ci propone fanno seguito alla genealogia di Gesù caratterizzata come sappiamo da uomini e donne contrassegnati dal peccato. Dio irrompe nella nostra storia segnata da questa realtà e porta avanti il suo progetto di salvezza e sceglie ciò che per il mondo è debole per confondere i forti, come ci direbbe San Paolo.
Protagonista della storia di oggi è un uomo che non è sicuramente apparso sui rotocalchi rosa del tempo, non era un ricco possidente, no nulla di tutto ciò, era un semplice falegname.
Dio, sorprendendoci come sempre, vuole la sua collaborazione
Dopo il fiat di Maria, ben descritto da Luca nell'icona dell'Annunciazione, Dio ha bisogno della volontà di questo semplice uomo di Galilea.
Questa figura diventa simpatica perché anche Giuseppe è tormentato dal dubbio.
Ancora una volta i santi si dimostrano familiari a noi. Lo abbiamo visto settimana scorsa con Giovanni il Battista, nel carcere di Erode, assalito dall'incertezza, lo vediamo oggi in Giuseppe.
La grandezza del falegname di Nazareth è la sua docilità al progetto di Dio e si lascia plasmare dall'angelo inviato proprio per dissipare ogni dubbio.
Giuseppe può così prendere su di sé Maria e dare un nome al figlio dell'Altissimo.
Come per Maria anche per l'artigiano di Nazareth occorre sfrondare la devozione da sentimentalismi.
Egli dando il nome, come previsto dalla legge ebraica, diventa il padre legale.
Ci offre una grande lezione sia il fiat di Maria che l'assenso di Giuseppe per cui la funzione del padre e della madre sono intrecciate tra loro e dandogli un nome si stacca il figlio dal grembo della madre. Il padre è la prima voce che il bambino sente diversa da quella della mamma e occorre quindi che questa lasci il dovuto spazio al papà.
Guardando a questa bella figura mettiamo nel suo cuore i travagli di tutte le famiglie del mondo perché nel momento in cui viviamo tempi difficili sappiamo nello stesso tempo che nella vita di Giuseppe le emergenze non sono mancate, ma, sullo sfondo del suo silenzioso e nello stesso tempo efficace darsi da fare, c'è stata una cosa sola: la fede. Questa è stata rimettere tutto nelle mani di Dio ma, nel tempo stesso, si è resa operosa nella dedizione, nel servizio, nella premura. Imploriamo l'intercessione di san Giuseppe, per avere una fede così, che sa operare mediante la carità, perché questa è la sola cosa che conta.
Giuseppe permette a Dio di irrompere nella scena del mondo in mezzo alle tribolazioni del tempo.
Non c'è momento della storia in cui Dio non entra e se il mondo vive con l'angoscia del precipitare della situazione internazionale, con il rischio di una escalation che può portare all'uso dell'arma atomica, Giuseppe questa domenica ci dice ancora una volta che l'Alfa e l'Omega della storia è il Figlio dell'Altissimo.
Il padre legale di Gesù ci insegna che siamo chiamati a versarci l'uno con l'altro vincendo paure e preoccupazioni trovando nel fratello accanto a noi quel Dio che dobbiamo custodire.
In questa ultima domenica d'Avvento, novena di Natale, fissiamo nel cuore di Giuseppe i nostri nomi. Io porrò i vostri e vi prego di porre il mio perché quella paternità che lui ha espresso nella sua vita possa viverla anche io con coraggio.

 

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