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TESTO Le ragioni della gioia

padre Gian Franco Scarpitta  

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (11/12/2022)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Il tempo di Avvento, mentre descrive gli impegni necessari con cui lo spirito umano si esalta, è sempre caratterizzato dalla gioia e dalla serenità propedeutica all'incontro con il Signore venturo. Questa Domenica però è particolarmente caratterizzante il “rallegratevi”, cioè la gioia peculiare caratterizzata dall'approssimarsi dell'evento. E' risaputo che man mano che un appuntamento piacevole si avvicina, si accresce la contentezza e la gioia interiore e si trovano tutte le ragioni per rallegrarsi. Se ad avvicinarsi a noi è il Signore, che secondo promessa verrà immancabilmente senza farsi attendere, la nostra gioia adesso non può che essere maggiormente intensa e significativa. L'attesa accentua la preghiera e questa favorisce la bontà, l'umiltà che scaturiscono nella carità concreta. Bello a tal proposito il monito di Paolo ai Filippesi: “Rallegratevi nel Signore sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.”(Fil 4, 4 - 6) Aspettiamo l'arrivo del Signore, che apporterà il Regno di Dio nelle parole e nelle opere di Gesù Cristo, lo stesso Dio Verbo che si farà Bambino nascendo dalla Vergine. Il Regno sarà caratterizzato da amore, pace, giustizia e universale benessere di cui sarà apportatore il Messi atteso e che il profeta Isaia, nei capitoli che seguiranno al brano di cui alla Prima Lettura di oggi, descriveva con una serie di allusioni metaforiche quali “la pantera che si sdraia accanto al capretto” o “l'orsa e la mucca pascoleranno insieme”.

Sempre Isaia nella prima Lettura di oggi descrive lo stesso Regno venturo come evento di liberazione che favorisce numerose novità per tutti. Il contesto immediato è la liberazione degli Israeliti dall'asservimento dei Babilonesi: Dio fra non molto riscatterà il suo popolo dalla schiavitù, impartendo punizioni adeguate a coloro che ve lo hanno costretto; questo sarà motivo di esultanza e di novità di vita che viene descritta nell'allusione del recupero della vista ai sordi e della sanità agli ammalati e con altre immagini consimili. La profezia si spinge però con molta maggiore lungimiranza e descrive l'avvento del nuovo Messia e Re fautore della restaurazione universale, che è molto più di un comune Messia, molto più di un profeta. Questo Messia Re di pace ci raggiungerà nelle membra esili di un Bambino e sarà per noi dono privilegiato unico e irripetibile del quale non possiamo che sentirci avvantaggiati rispetto a tutti gli altri. Perfino Giovanni Battista, sebbene uomo grandioso e meritevole di gloria e di onori, nel Regno apportato dal Messia è il più piccolo fra tutti gli uomini raggiunti dalla grazia del Salvatore Gesù. Giovanni infatti ha introdotto il Nuovo Testamento e annunciando e presentando il Salvatore Verbo fatto Carne e ha additato Gesù come “Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Gv 1, 29); ha predicato un battesimo per il perdono dei peccati che prepara al battesimo di Gesù che rimuove esso stesso il peccato; si è fatto “voce di uno che grida nel deserto” per spianare nel deserto dell'animo umano una via di orientamento verso la salvezza. Tuttavia non ha potuto usufruire della predicazione del Cristo, del suo insegnamento parabolico, del coinvolgimento nel mistero dell'Eucarestia e dell'effusione dello Spirito Santo a Pentecoste. Tutti noi ne abbiamo potuto usufruire perché abbiamo visto e assimilato ciò che i patriarchi e profeti avrebbero voluto vedere e assimilare a loro volta e per questo dobbiamo sentirci esaltati e avvantaggiati nella fede del Signore Verbo Incarnato.

Ecco perché per noi è un evento esaltante quello che ci si dipana davanti agli occhi, per il quale non possiamo omettere di gioire e di rallegrarci.

Agli emissari dello stesso Giovanni, che chiedevano a Gesù se fosse lui il Messia o dovessero aspettare un altro, Gesù non risponde con concetti o con teorie astratte, ma presentando la realtà dei fatti, ossia l'evidenza di eventi che in precedenza venivano prefigurati da Isaia e dagli antichi profeti: i ciechi vedono, i sordi sentono, gli storpi camminano, i lebbrosi sono purificati e ai poveri è annunciata la buona novella. Tutte opere che spiegano già da sole la nuova realtà del Regno di Dio e l'arrivo del Salvatore che con esse rende manifesta e inequivocabile la misericordia del Padre.

Il Dio che Gesù ci rivela è il Dio Amore e misericordia, che preferisce proporre se stesso nella semplicità e nella piccolezza e in questo regime di umiltà suole palesarsi dalla parte degli ultimi e degli esclusi. Quindi di coloro che prima tacevano e ora possono parlare; che prima non vedevano e ora distinguono gli oggetti; di quanti per nostra colpa erano i poveri e gli emarginati, gli ultimi e i reietti che adesso vengono invece innalzati e gratificati più di tutti gli altri. Non occorre attendere nessuno. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre (Eb 13, 8), senza che mutino i suoi insegnamenti e soprattutto senza che si smentiscano i fatti che accompagnano le sue parole.

E' indispensabile piuttosto essere lieti e per ciò stesso aderire alla nuova realtà che il Natale viene a concretizzare nella nostra storia, perché anche noi possiamo regnare con Gesù e contribuire alla trasformazione radicale di questo mondo avverso e ostile.

 

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