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don Alberto Brignoli  

II Domenica di Avvento (Anno A) (04/12/2022)

Vangelo: Mt 3,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Sul palcoscenico dell'Avvento, in questo “secondo atto”, come da copione entra in scena uno degli attori più attesi, più stimati e anche più amati da noi spettatori: Giovanni il Battista. È una delle figure bibliche che ha sempre colpito e affascinato di più, lungo i secoli, e non solo i credenti in Cristo, visto che il Corano lo cita ben cinque volte come uno dei grandi profeti che hanno preceduto la venuta di Maometto. La popolarità e la diffusione del suo culto sono testimonianza della sua grandezza: basti pensare che solo in Italia sono a lui dedicate una trentina circa di cattedrali (tra cui la più importante al mondo, quella del Papa in Laterano) e qualcosa come 500 chiese... Senza contare le immagini, i quadri, gli affreschi, le rappresentazioni, le statue di ogni tipo che lo rappresentano: e queste, sì, le troviamo in tutte le chiese, quantomeno in quelle che hanno un fonte battesimale.

Ma il Battista non è ricordato solo per aver diffuso, in tempi considerati fortemente messianici, la pratica della “immersione” (questo è il significato di “battesimo”) come gesto di penitenza e di purificazione. È ricordato perché è il più diretto precursore del Cristo, colui che lo indica presente nel mondo, del quale era stretto parente e al quale affida buona parte dei suoi discepoli; è considerato il ponte tra Antico e Nuovo Testamento, l'ultimo dei profeti e il primo dei martiri, “il più grande fra i nati di donna” come osa definirlo l'Illustre cugino. Ed è stimato e considerato affascinante per il suo stile di vita e per la modalità della sua predicazione. Negli anni '60-'70 del secolo scorso il Battista affascinava - insieme allo stesso Gesù, ovviamente - la cultura “hippie” per il suo stile di vita libero, contro ogni schema, antiistituzionale per natura, controcorrente per vocazione; oggi qualcuno lo definirebbe un “hipster” ante litteram... niente di tutto questo, o quantomeno non sono certo gli aspetti più esteriori e pittoreschi a fare di lui un grande della storia e un santo venerato ovunque e da chiunque.

Di Giovanni il Battista affascina il suo essere “tutto d'un pezzo”, la sua capacità veramente profetica di denunciare ingiustizie e comportamenti scorretti dando pur sempre a tutti un'opportunità per ricominciare, per cambiare rotta, per fare inversione “a U”, per “convertirsi”, come amava ripetere lui. Affascinano la sua determinazione e il suo coraggio, che non lo fanno piegare nemmeno di fronte ai potenti del suo tempo: e non parlo di quel re fantoccio che fu Erode Antipa (niente a che vedere con quel sanguinario di suo padre, Erode il Grande, capace di sterminare una generazione di bambini pur di eliminare il potenziale Messia), zimbello nelle mani di Roma, che alla fine aveva paura del Battista sapendolo un uomo di Dio. Parlo piuttosto di quella “simpaticona” di Erodiade, sua moglie letteralmente “rubata” al fratello Filippo durante un soggiorno a Roma, donna spregiudicata capace di manipolare la coscienza di Erode al punto di convincerlo a far decapitare il Battista perché fastidiata dalla sua predicazione; parlo delle autorità religiose del suo tempo, alle quali non le mandava certo a dire riguardo alla loro ipocrisia e alla loro falsa religiosità.

Affascina, infine, un altro aspetto della vita di Giovanni che passa sempre un po' in secondo piano, ma che fa di lui una figura “accattivante” soprattutto per il mondo giovanile. L'iconografia, in questo, non ci aiuta molto, dal momento che ce lo presenta sempre come un uomo di età matura, se non avanzata: mentre sappiamo bene, stando ai Vangeli e ai parallelismi con la vita di Gesù, che il Battista subì la prigionia e la condanna a morte a circa 30 anni d'età. Ciò significa che aveva non più di 25 anni, quando fece la scelta più radicale della sua vita: quella di abbandonare i privilegi della classe e della casta sacerdotale a cui apparteneva (suo padre Zaccaria era discendente della prestigiosa classe sacerdotale di Abia) e che avrebbe assicurato a lui un autorevole posto nel panorama delle autorità religiose del tempo, per andare a vivere da eremita, nel deserto, alla ricerca del Dio vero, del Dio unico d'Israele, capace di dare senso alla sua vita e di prepararlo all'incontro con il Messia atteso da secoli.

Un giovane, quindi, capace di cercare Dio nella genuinità e nella radicalità di una vita fatta di cose essenziali e vere. Vere come la sua predicazione. Vere come le parole che uscivano dalla sua bocca. Vere come la Parola vera che egli indicò nel mondo come “la Parola fatta carne”, la Parola fatta “Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”.

Il tempo di Avvento si caratterizza anche come tempo privilegiato di ascolto della Parola di Dio: e allora, ospitare nel nostro cuore la Parola significa lasciarci prendere per mano da chi, come Giovanni il Battista, della Parola era la voce, l'amplificatore.

Certo, ascoltare la Parola e ospitarla nel nostro cuore non è la cosa più semplice di questo mondo. Soprattutto la Parola annunciata da Giovanni che - lo vedremo nel prosieguo del cammino di Avvento - solleva molti punti interrogativi, esorta a farci profondi esami di coscienza e magari a lasciarci turbare un po' anche quando - come accadde a Erode - ci lascia “molto perplessi”. Prendiamo anche solo le parole ascoltate nel Vangelo di oggi: cosa faremmo, noi, oggi, se ci sentissimo dire dalla Parola di Dio “razza di vipere”? Nella Bibbia, le vipere sono associate all'astuzia (per via del serpente abile seduttore nell'Eden) e alla pericolosità, a motivo del loro veleno. Non è bello doverlo ammettere, ma spesso anche tra noi cristiani “serpeggia” (il verbo è azzeccatissimo) l'astuzia di persone che, con la loro ipocrisia e le loro bugie, seducono gli altri, pervertendo anche la Parola di Dio. E ci sono anche tante persone - che osano professarsi cristiane - che mordono senza pietà iniettando il loro veleno di falsità su altre persone con il solo scopo di ferirle, se non di eliminarle. E il Battista rincara la dose dicendoci che è inutile nasconderci dietro il paravento della religione, definendoci “figli di Abramo” (oggi diremmo “cristiani battezzati e praticanti”), perché anche le pietre possono essere figlie di Abramo. Ossia, anche i muri delle nostre chiese e di tutte le nostre strutture appartengono alla Chiesa, ma non per questo sono Chiesa.

Siamo Chiesa, siamo figli di Dio, siamo discepoli di Gesù nella misura in cui la sua Parola agisce in noi e fa un po' di pulizia, come - sono ancora parole di Giovanni - una scure che taglia i rami secchi, a volte anche fino alla radice, o come quando si ripulisce l'aia dalla crusca per raccogliere il buon grano.

Ecco, a detta di Giovanni Battista, questo è quanto la Parola di Dio provoca in noi, se abbiamo il coraggio di ascoltarla e di ospitarla nel nostro cuore. Dà fastidio, vero? Scomoda un po' troppo, l'ascolto approfondito della sua Parola... a volte è molto più semplice conformarci con due o tre preghierine, con tre o quattro formulette, con la nostra semplice fede fatta di una messa settimanale e poco più. La Parola di Dio, invece, è un fuoco inestinguibile, come Giovanni ama ripetere nella sua predicazione: e il fuoco arde, brucia, scotta, purifica, elimina senza lasciare traccia.

Ma c'è un'altra cosa che il fuoco della Parola di Dio sa fare in maniera meravigliosa a chi osa avvicinarsi: scalda il cuore. E dove c'è il calore del cuore, c'è amore e c'è vita.

 

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