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TESTO Dio non è quello che credi

don Maurizio Prandi

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (13/11/2022)

Vangelo: Lc 21,5-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 5mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Le letture di oggi, nonostante un primo impatto, ci invitano a guardare al domani con speranza.
Un primo motivo di speranza è ciò che abbiamo ascoltato dal profeta Malachia: credo possa aiutarmi, ma soltanto ad un patto, che ancora una volta io parta da me e da tutto ciò che credo possa avere un peso nella mia vita e invece è paglia.
Abbiamo ascoltato: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà - dice il Signore degli eserciti - in modo da non lasciar loro né radice né germoglio.

Mi pare bellissimo: si avvicina il giorno nel quale ogni germe di superbia e di ingiustizia sarà bruciato per dare origine ad una vita nuova, differente; sento che c'è speranza anche per me allora se sono mosso dal desiderio di sradicare, di gettare nel fuoco ciò che mi impedisce di essere "consistente". Sì, una cosa bella che oggi possiamo dirci è questa: il superbo e l'ingiusto sono paglia e della paglia hanno la stessa consistenza; tenendo come termine di paragone la vita di Gesù, la loro vita non sarà mai una vita bella.
Mi viene comunicato qui da una parte il vero volto di Dio, e dall'altra il mio vero volto, capace di "adultità" quando ciò che mi muove è il desiderio di bene. Scopo di questa pagina allora, non è infondere paura, ma invitare alla conversione, al cambiamento, ad uno sguardo nuovo, differente, che sia capace di passare:
- da quello che a prima vista appare consistente, solido, e che poi crollerà (come le pietre del tempio di Gerusalemme che con la sua maestosità dava grande sicurezza)
- a quello che di attraente ha poco: un uomo ferito, che si arrende, che urla la sua rabbia verso chi ritiene colpevole di averlo abbandonato, che non reagisce, che non vince, che non trionfa', anzi muore consegnandosi al Padre, ma che proprio in questo è Dio e ci racconta Dio.

(Una parentesi: oggi all'oratorio festeggiamo san Martino. Chissà che non sia proprio questo che ha capito: non le armi, non il combattersi, ma il battersi perché chi non ha nulla, possa vivere con dignità e nel gesto del donare la metà mantello idealmente gli dice: dammi un po' del tuo freddo che io ti darò un po' del mio calore lo ha capito vedendo, guardando, accorgendosi di un povero che stava lungo la strada. Battersi sempre! Combattersi, mai!)

TORNO AL TEMPIO. Pensavi che il tempio fosse tutto perché lì Dio abita, ma ancora una volta Dio non è quello che credi! perché il Tempio di Dio, ci dice Gesù, è l'uomo, ogni uomo; pensavi che le pietre enormi, ma no, la misura non sono le pietre, per quanto grandi, belle, no! La misura è la parte più piccola, insignificante fragile del tuo corpo, la misura è un capello, anche solo un capello conta per Dio: Dio non è quello che credi!

Anche il salmo che abbiamo pregato in risposta alla prima lettura ci aiuta: dove sta la speranza, dove sta la consolazione? Semplicemente nel fatto che Dio viene, viene sempre e non vuole essere temuto ma accolto con esultanza, con gioia: Risuoni il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti. I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne davanti al Signore che viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine.

Poi c'è quella parola “salvezza”, legata alla perseveranza, quella salvezza che abbiamo detto essere legata anch'essa non alla bella vita ma alla vita bella di Gesù. Gesù ci ha salvati perché ci ha dato una direzione, ci ha indicato una via: di fronte al pericolo di una vita inconsistente perché abbagliata da ciò che è forte, potente, vittorioso, dominante, apparentemente invincibile, ci ha detto che ciò che resta per sempre, ciò che rimane, è l'amore (domenica scorsa).

Leghiamolo pure, l'amore alla parola perseveranza, a quella consegna che Dio in Gesù fa di se stesso ad ogni donna e ad ogni uomo usando le parole degli innamorati che si dicono: mi consegno a te!
La perseveranza come uno dei possibili registri per vivere la nostra fede; perseverare è desiderare di stare in contatto con la verità di sé e di Dio, che in suo figlio Gesù ci offre un modello affascinante di uomo capace di perseverare. È necessario perseverare io credo, al di là dei risultati che magari non arrivano. Pensavo in questi giorni all'insistenza del papa, da quando è stato eletto, sulla misericordia e sul perdono. E pensavo a quanto, dopo un primo fremito di novità e di entusiasmo tante sue parole restano inascoltate o criticate anche pesantemente, nel mondo di oggi e nella chiesa. Tutto quello che riguarda in buona sostanza il vangelo e la vita di Gesù, ecco, tutto questo non soltanto viene messo in discussione ma addirittura non viene accettato. Pensavo a Gesù e a quanto ha perseverato nell'essere misericordioso anche quando ha capito che l'esperienza della misericordia è perdente; ha perseverato nel perdono anche quando ha capito che il perdono, (capitemi), è uno spreco di amore, è un buttare via l'amore! È proprio questo, credo, quello che vuole trasmetterci l'evangelista Luca, quando usa una parola (che in italiano viene tradotta con il termine perseveranza), ma che in greco è un misto di pazienza, di sopportazione nel tempo. In un suo commento don Giovanni Nicolini scrive che è un rimanere sotto, senza ribellarsi e senza scappare; una immagine che può aiutarci allora è quella di Gesù sotto la croce, capace di stare sotto con la forza che gli viene dalla mitezza; c'è anche un altro significato, ugualmente bello (forse è solo una sfumatura) perseverare è il mantenersi saldi, perseverare è legarsi all'aman, alla roccia che è Dio nella nostra vita. Perseverare è fare nostro l'abbraccio del bambino che custodito dal suo aman (abbiamo imparato qualche tempo fa che è il fagotto con il quale le mamme trasportano i loro bambini) aderisce fiducioso al seno di sua madre. Domenica prossima, nella solennità di Cristo Re, vedremo quanto questo che ho appena detto sia stato sulla bocca di Gesù negli istanti della sua vita terrena.

 

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