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TESTO Commento su Matteo 21,1-9

don Michele Cerutti

IV domenica T. Avvento (Anno A) (04/12/2022)

Vangelo: Mt 21,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,1-9

1Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, 2dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. 3E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». 4Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

5Dite alla figlia di Sion:

Ecco, a te viene il tuo re,

mite, seduto su un’asina

e su un puledro, figlio di una bestia da soma.

6I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: 7condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. 8La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. 9La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava:

«Osanna al figlio di Davide!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

Osanna nel più alto dei cieli!».

La settimana scorsa la liturgia si tingeva di cupo. Giovanni chiuso nel carcere di Erode viveva il momento del dubbio e domandava a Gesù, tramite i discepoli, che erano venuti a trovarlo, ma sei tu quello che deve venire o ne dobbiamo aspettare un altro.
Oggi i toni della Parola di Dio sono quelli della gioia che si respira a Gerusalemme all'ingresso di Gesù nella città alla vigilia della Passione.
Anche noi in questa domenica portiamo questo sentimento per l'approssimarsi del Natale, dove un Dio si fa bambino.
Siamo chiamati tutti a vivere la nostra fede nella dimensione della consolazione ovvero a diffondere la gioia anche in questi tempi difficili dove tutto sembra volgere verso la catastrofe.
Rispondiamo all'appello che Isaia lancia nella sua profezia a Israele con l'invito a consolare e consolare il popolo che sta vivendo il dramma dell'esilio.
In un tempo di oscurità l'uomo di fede e ancor di più il cristiano è chiamato a essere uomo della consolazione e deve sempre annunciare l'approssimarsi del Regno che si realizza in Cristo Gesù.
Bando a visioni apocalittiche e come ho detto all'inizio di questo cammino d'Avvento solo Gesù è l'Alfa e l'Omega della storia.
Reinseriamoci in quell'aria festosa che si respira a Gerusalemme.
Colpisce come questa gioia dei gerosolimitani viene subito trasformata in pochi giorni in un clima di odio nei confronti di quel Maestro che avevano osannato.
Sono sempre forti le parole di Papa Francesco che afferma: Non fatevi rubare la speranza.
Gli abitanti di Gerusalemme si sono fatti rubare quella gioia che avevano espresso e se la sono lasciati scippare da coloro che vivono la fede con un'idea di legalismo e di rispetto dei precetti.
Sono questi ultimi quelli che intorpidiscono l'aria delle nostre comunità che fanno vivere tutte le nostre relazioni in maniera triste.
La fede dei semplici si infrange con coloro che impediscono una ventata di novità che lo Spirito offre.
Impressiona come alcuni ancora si fissano su norme e precetti non dando a questi un'anima, ma per ancorarsi su false certezze.
A 60 anni dall'apertura del Concilio Vaticano II, tanto voluto da Giovanni XXIII, proseguito con Paolo VI e tenacemente perseguito nell'attuazione dai successori c'è ancora chi non si arrende all'idea di portare le lancette dell'orologio della storia indietro non sapendo che lo Spirito Santo traccia i suoi sentieri.
Come cristiani siamo chiamati anche davanti a coloro che vogliono far indietreggiare il nostro cammino a essere uomini che sanno essere espressione della vera gioia che solo Dio sa offrire e che non nasce da sentimenti umani.
In questo tempo in cui si cerca di illuminare le lunghe serate con le illuminazioni natalizie siamo noi che dobbiamo essere capaci di far volgere lo sguardo al vero faro.
I cristiani sono accusati di aver mutuato la festa pagana della luce del 25 dicembre, nella festa del Natale, ma proprio perché a quella di Cristo dobbiamo rimandare.
Tutto il resto passa e la storia ce lo dimostra.
Guardiamo al secolo XX e al crollo delle ideologie che sembravano insormontabili e invece sono cadute nel giro di poco.
Queste perseguitavano il cristianesimo, ma le ideologie sono durate pochi decenni, mentre i cristiani diffondono il Vangelo da 2000 anni. Non lasciamoci mai rubare la nostra speranza.

 

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