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TESTO Vegliate

don Roberto Seregni  

I Domenica di Avvento (Anno A) (27/11/2022)

Vangelo: Mt 24,37-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Dalle mie parti sta iniziando la stagione del caldo torrido senza piogge. Il mio miglior amico è un piccolo ventilatore rumoroso che mi regala qualche attimo di freschezza.

Mentre provo a concentrarmi per scrivere questa breve riflessione all'inizio dell'Avvento, mi viene spontaneo pensare: si riparte!

Ogni anno la madre chiesa ci da la possibilità di ripartire, rinnovarci, rivivere i misteri della vita di Cristo attraverso l'anno liturgico. Ogni anno abbiamo tra le mani l'occasione di lasciarci trasformare dalla Parola e dalla impetuosa delicatezza dello Spirito.

Ieri sera, dopo le prime confessioni di una trentina di bambini in una della comunità parrocchiali, una delle catechiste mi ha chiesto qual è la parola chiave della prima domenica di avvento per poter preparare un bel cartellone da mettere alle spalle dell'altare. Senza esitare le ho risposto: Vegliate.

Sí, il maestro ci chiama a vegliare, a vigilare, a vivere attenti. Una delle grandi malattie spirituali che minaccia la nostra fede è il sonnambulismo. Viviamo mezzi addormentati perché la frenesia del mondo ci st anestetizzando l'anima. E la cosa peggiore è che non ce ne rendiamo conto. Una delle conseguenze è che viviamo la fede come un'abitudine, un rito o una formalità. La nostra fede è stanca, ripetitiva e monotona.

In questo tempo di Avvento, il Maestro ci chiama a rinnovarci, a ripartire, a rimettere ordine e passione nel nostro cammino di fede, a ritornare a Lui.
Vegliare, dunque.

Vegliare per accorgersi di chi sta male e ha bisogno di un sorriso, di ascolto, di tempo.

Vegliare per riscoprire la bellezza del silenzio e della preghiera.

Vegliare per far crescere il gusto dell'attesa ed essere pronto ad accogliere Gesù che viene.

Lui, per fortuna, non si è ancora stancato di noi.

don Roberto Seregni

 

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