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TESTO Commento su Luca 1,26-38

Antonio Pinizzotto

IV Domenica di Avvento (Anno B) (18/12/2005)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

«Il mistero taciuto per secoli eterni ora è annunziato a tutte le genti» (cfr. Rm 16,25-26).

L'epilogo della Lettera ai Romani, che è stata poc'anzi proclamata, racchiude il messaggio che la Liturgia dell'odierna 4ª Domenica di Avvento vuole consegnarci.

Manca appena una settimana al Natale del Signore, a quel giorno tanto grande in cui la Liturgia ci farà rivivere il mistero dell'Incarnazione, il tempo in cui le promesse fatte ai Padri sono portate a compimento: sarà presto l'ora in cui nascerà per noi il Messia promesso.

«Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? [...]Fisserò un luogo a Israele mio popolo e ve lo pianterò perché abiti in casa sua e non sia più disturbato e gli iniqui non lo opprimano come in passato. [...]

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri... La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre».

La Prima Lettura che abbiamo ascoltato racchiude la promessa fatta da Dio a Davide per bocca del profeta Natan.

Dopo le grandi disavventure cui Davide deve far fronte nei primi anni del suo regno, che terminano con la morte di Saul e l'unità del Regno di Giuda con il Regno d'Israele, egli fece riportare solennemente l'Arca dell'Alleanza a Gerusalemme. Tuttavia, presto si rende conto che Dio è rimasto l'unico a non avere una dimora stabile; così, si preoccupa di costruirGli una casa, ovvero, un tempio, un luogo dove rendergli culto.

Ma Dio non accetta che gli sia costruito un tempio. Piuttosto è Lui che promette a Davide ed al suo popolo, Israele, una "casa", ovvero la terra promessa, di cui ancora non sono in pieno possesso. Anzi, Dio concede ancora di più a Davide: gli darà una discendenza stabile per sempre.

Dio è sempre "misterioso" nei nostri confronti. Sappiamo bene, infatti, quanto ci è difficile o impossibile capire i progetti che Egli ha su di noi. E' certo, però, che Egli vuole sempre il nostro bene, tanto da superare se stesso in eccedenza nell'Amore verso di noi.

Egli trasforma la nostra precarietà in sicurezza, la sicurezza dei salvati, dei redenti.

Interroghiamo la nostre coscienze e chiediamoci in che modo rispondiamo noi dinanzi a questo dono incommensurabile.

Di certo, lo stile di Maria è ben lontano dal nostro!

«Non temere, Maria... concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. [...] Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

L'annuncio dell'angelo a Maria e l' "Eccomi!" di quest'ultima costituiscono il compimento della profezia di Natan a Davide.

Dio mostra la sua fedeltà alle promesse e nella Vergine Madre compie l'opera della salvezza che Egli ha disposto.

Quel Gesù che nascerà da Maria è il Messia, il Figlio del Dio Altissimo, il Salvatore del mondo. E Giuseppe, che lo accoglierà come figlio suo, gli permette di essere discendente della famiglia davidica.

Questo grande mistero, fratelli carissimi, noi celebriamo nella fede, per accogliere la salvezza. In quest'ora di grande attesa, la Vergine Maria, l'umile figlia di Sion, ripete con noi e per noi il suo "Eccomi!", perché attraverso la sua umile persona si compia l'opera della salvezza che Dio ha disposto per l'uomo, prigioniero del peccato e della morte.

Anche se abbiamo ascoltato la pericope evangelica dell'Annunciazione pochi giorni or sono, nella solennità dell'Immacolata Concezione di Maria, la Liturgia odierna ce la ri-consegna, perché in Maria noi possiamo contemplare l'inizio della Redenzione, l'aurora dell'umanità rinnovata: «La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria. In lei, madre di tutti gli uomini, la maternità, redenta dal peccato e dalla morte, si apre al dono della vita nuova. Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia in Cristo nostro salvatore» (Prefazio dell'Avvento II/A).

Il Santo Padre Benedetto XVI, nel suo breve pensiero prima della preghiera mariana dell'Angelus di Domenica scorsa, ha voluto sottolineare, nel solco di quella tradizione già ben consolidata dal suo venerato predecessore, Paolo VI (v. "Marialis cultus"), il ruolo della Vergine Maria in questo tempo di Avvento. Vogliamo fare tesoro delle sue parole: «Nell'odierna società dei consumi, questo periodo subisce purtroppo una sorta di "inquinamento" commerciale, che rischia di alterarne l'autentico spirito, caratterizzato dal raccoglimento, dalla sobrietà, da una gioia non esteriore ma intima. E' dunque provvidenziale che, quasi come una porta d'ingresso al Natale, vi sia la festa di Colei che è la Madre di Gesù, e che meglio di chiunque altro può guidarci a conoscere, amare, adorare il Figlio di Dio fatto uomo. Lasciamo dunque che sia Lei ad accompagnarci; siano i suoi sentimenti ad animarci, perché ci predisponiamo con sincerità di cuore e apertura di spirito a riconoscere nel Bambino di Betlemme il Figlio di Dio venuto sulla terra per la nostra redenzione. Camminiamo insieme a Lei nella preghiera, e accogliamo il ripetuto invito che la liturgia dell'Avvento ci rivolge a restare nell'attesa, un'attesa vigilante e gioiosa perché il Signore non tarderà: Egli viene a liberare il suo popolo dal peccato» (Benedetto XVI, Angelus della III Domenica di Avvento, 11.XII.2005).

Contemplando il mistero delle Redenzione, noi celebriamo la fedeltà del nostro Dio, che nella Vergine di Nazareth compie le promesse fatte ai padri: «Il Signore è fedele per sempre» (Salmo responsoriale).

Dunque, non possiamo rimanere indifferenti dinanzi al dono incommensurabile della salvezza che Dio viene a portare.

Nella fedeltà di Dio siamo chiamati a riscoprire la nostra fedeltà alla Sua Parola, che si fa carne per noi nel grembo di Maria.

Come pensare di accogliere la venuta del nostro Salvatore guardando solo a tutto ciò che è futile o effimero? C'è un mondo che soffre, lotta e spera nella salvezza e nella fedeltà di Dio.

E Dio non ci abbandona, non ci delude: Egli viene incontro a noi, pone la sua dimora tra di noi, perché anche noi possiamo dimorare in Lui.

Dio ci riveste in Cristo della dignità regale appartenuta a Davide, ci rende membri del "popolo eletto", ci chiede di essere profeti di speranza, di gioia e di amore nel mondo, nelle nostre città, nelle nostre Comunità cristiane, nelle nostre famiglie, nei luoghi di lavoro e di studio...

«Rorate caeli desuper et nubes pluant iustum; aperiatur terra et germinet Salvatorem».

«Stillate dall'alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore» (Is 45,8).

Facciamo nostra l'invocazione del profeta Isaia, che ha aperto la Liturgia odierna; questa antifona latina, tradizionale di questa Domenica, espressa nelle più svariate forme musicali, sia la nostra preghiera fiduciosa, preghiera con la Chiesa, per la Chiesa e per il mondo intero. Con la stessa insistenza, liberiamo il nostro cuore da tutto ciò che ci impedisce di scorgere il fulgore del Sole che sorge dall'Alto, Cristo nostro Salvatore.

A Maria, "porta dell'Avvento", diciamo: «Grazie, Mamma, per il tuo "Sì!". Ripeti ancora con noi e per noi il tuo "Eccomi!" a Dio, perché Egli venga a prendere dimora in mezzo a noi!».

Amen.

 

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