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TESTO Cosa dobbiamo fare?

don Michele Cerutti

II domenica T. Avvento (Anno A) (20/11/2022)

Vangelo: Lc 3,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,1-18

1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

5Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

7Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: «Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 9Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco».

10Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Anche noi nel tempo dell'Avvento siamo come quei tali che si avvicinano al Battista e chiedono: ma cosa dobbiamo fare?.
Essi erano stati colpiti dalla predicazione forte del precursore espressa con quella essenzialità sorprendente.
Il contesto storico è segnato da tinte scure e allora l'interrogativo di questi diventa domanda forte e anche noi in un contesto storico complesso, come quello che viviamo la domanda su cosa fare per vivere questo tempo forte assume un significato profondo. Le risposte del precursore, nel brano, si declinano a seconda dei ruoli e delle responsabilità degli uditori.
Io sono convinto che lanciarsi in grandi progetti rischiamo di non raggiungerli e così giungiamo a metà del tempo d'Avvento e ci accorgiamo di non aver mosso neanche un passo.
Come quelli che si sfasciano la testa in tante cose poi non ne realizzano una. Il consiglio è fissarsi un obiettivo raggiungerlo e poi vediamo che riusciamo a realizzare anche quello che non pensavamo.
Ci vengono in aiuto i Santi, che abbiamo venerato nella loro comunione all'inizio del mese di novembre. Essi ci indicherebbero nell'ordinarietà il nostro straordinario, ovvero fare bene quello che siamo chiamati a fare e questo diventa l'imperativo che dovremmo compiere in queste settimane. Tutto ciò è quello che il Battista affida ai suoi uditori.
Chiamati tutti a spianare la strada al Dio che viene cercando di essere attenti a tutto ciò che Lui ci mette accanto e questi possono essere i nostri parenti, vicini di casa o di quartiere, amici o colleghi di lavoro.
Qualche settimana fa Matteo ci consegnava alcuni aspetti molto semplici per vivere la carità: dare da bere a un assetato, dare da mangiare a un affamato, visitare un carcerato e altro ancora.
Quello che ci viene chiesto è molto semplice cercare di scrutare i bisogni dei fratelli per servirli prima di tutto nella preghiera ben sapendo che non tutto dipende da noi, ma mettendoci capaci nello stesso tempo di essere risposta ai loro bisogni.
Ecco il tempo di Avvento diventa tempo di allenamento tempo in cui come direbbero i nostri anziani delle mie terre occorre fa balla l'occ (fai ballare l'occhio) cercando di vedere nell'altro il suo bisogno.
Per far questo occorre intensificare il rapporto con Dio nella preghiera, nell'ascolto della Parola, nella contemplazione e nel Sacramento della Riconciliazione perché attingendo da lui possiamo essere a nostra volta uomini e donne da cui poter prendere. Occorre vincere quindi quella sorta di autosufficienza che ci abita e che ci caratterizza e che rischia però di chiuderci dentro anche a livello spirituale facendo di questo un'esperienza individuale da non condividere. La Madonna, Madre dell'Avvento ci offre l'esempio nel donare totalmente i talenti ricevuti per la vita di chi ci sta vicino.
Appena l'angelo annunzia a Lei il dono di essere Madre di Dio si prodiga nell'assistenza della cugina Elisabetta mettendosi completamente a servizio per 3 mesi, quelli rimanenti per dare al mondo Giovanni.
Maria non si è preoccupata di cosa potesse avere in cambio come riconoscenza. La Vergine quando darà al mondo il Figlio troverà porte chiuse e nessuna assistenza se non di Giuseppe. Ella ci mostra come spianare la strada al Dio che viene con le sue mani giunte, ma anche aperte nel donarsi.
A noi il compito di muoverci in questa direzione di preghiera e di servizio.

 

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