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TESTO Nella dimensione natalizia lasciamoci guidare da Maria

don Mario Campisi  

IV Domenica di Avvento (Anno B) (18/12/2005)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Per vivere l'avvento è bene scoprire la "spiritualità dell'accoglienza", che dobbiamo sviluppare nella consapevolezza che Gesù è davvero desideroso di venire: duemila anni fa venne nel grembo di Maria vergine e fu accolto nella povertà d'una grotta. Oggi ritorna nel seno del cristiano e della Chiesa, e vuole essere accolto con la povertà e la semplicità della prima volta. Egli viene per divenire nostro fratello, compagno di viaggio, amico e consigliere, protettore e difensore. Ma deve essere accolto e accettato.

L'"accoglienza" e l'"ospitalità" costituiscono uno dei tratti più singolari della cultura orientale. Purtroppo spesso in Occidente l'accoglienza non è sentita come fatto religioso, come incontro di spirito e arricchimento reciproco. Non è male, alla vigilia di Natale, ribadire che l'accoglienza di Gesù è un segno dell'accoglienza che dobbiamo dare ai fratelli che sono nel bisogno a tutti i livelli dell'esistenza umana.

In molte comunità vi sono problemi gravissimi di accoglienza nei confronti degli anziani, spesso abbandonati alla propria solitudine. Vi sono anche bambini e handicappati che gravano soltanto sulla propria famiglia (e si tratta sempre di pesi enormi!), mentre la società e, quel che è peggio, la comunità cristiana continuano la loro strada senza accorgersene. Si canta in chiesa la gioia senza conoscere le case dove si piange la miseria! Si lanciano affermazioni di solidarietà e di amicizia, mentre non sono neppure conosciuti i nomi di coloro che vivono nel bisogno di tutto.

Come si può andare incontro al Natale senza andare incontro ai tanti fratelli che soffrono? Come si può addobbare l'altare di fiori, quando in tante case mancano perfino il pane e la luce?

Accettare Gesù che viene è accettare il fratello che soffre: Natale è solidarietà, carità, generosità. L'impegno di vita di quest'ultima settimana prima del Natale deve essere quanto mai pratico e puntuale: individuare i luoghi e le persone, alle quali portare la gioia del Natale e suscitare impegni di solidarietà e di carità.

Il frutto del Natale è la "solidarietà" con tutti. La dimensione natalizia dell'amore va vissuta non soltanto come singoli, ma anche come famiglia che è scuola di carità e soprattutto come parrocchia: senza la carità siamo zero! Senza la carità, la nostra credibilità è fortemente compromessa: nessuno ha il titolo a parlare nella Chiesa se non accompagna le sue parole con la testimonianza viva delle opere di carità. Impegno costante della comunità ecclesiale è quello di attuare il precetto della carità, vera presidenza della Chiesa nella storia e sul mondo.

E allora in questa vigilia del Natale del Signore lasciamoci guidare dallo stile di vita della Madre Celeste. La sua maternità va imitata dalla Chiesa e dai cristiani perché quel che lei ha fatto sulla terra e ora fa in cielo, possa essere moltiplicato attraverso le nostre mani. Una Chiesa che attendesse il Natale senza guardare a Maria e senza imitarne le virtù, non sarebbe Chiesa! Senza la Madonna non avremmo avuto Gesù e senza la sua presenza materna, noi saremmo orfani, privi di luce e di speranza; saremo i figli di nessuno!

 

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