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TESTO Dio risponde con promesse

don Antonino Sgrò

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (13/11/2022)

Vangelo: Lc 21,5-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 5mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

«Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre... non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Mentre sto meditando questa Parola, che dona gaudio spirituale all'anima, apprendo la notizia di un prete ucciso dall'Isis in Siria. E penso che mai come oggi la Parola di Gesù dice la verità sulla storia umana, ne preannuncia apertamente il susseguirsi di eventi drammatici ma soprattutto ne svela la portata salvifica. È paradossale ma è così: c'è una promessa di salvezza dietro il sopraggiungimento «di guerre e di rivoluzioni... carestie e pestilenze», perché Cristo è il Signore della storia e non permetterà che «nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto». Abbiamo bisogno di consolazione e tenerezza sempre, ma in particolar modo quando il peso della vita si fa gravoso e temiamo che le cose più belle, a cui abbiamo legato tanta parte della nostra dimensione affettiva, si stiano deteriorando e vadano perdute per sempre.

I primi lettori di Luca hanno già assistito alla distruzione del tempio e comprendono bene lo spessore profetico del detto di Gesù; pertanto l'interrogativo «quando accadranno queste cose» è ormai superato dall'evidenza dei fatti, e questo rivela una costante della storia umana: il male giunge, anche prima del previsto, talvolta peggio del previsto. Tuttavia Gesù sposta l'attenzione dal ‘quando' al ‘come' e consegna al discepolo una serie di raccomandazioni per non soccombere. Anzitutto l'esortazione a non lasciarsi ingannare da coloro che si presentano come depositari della verità, quasi usurpando il ruolo di Cristo - l'unico che può dire «sono io» - e spacciandosi come interpreti degli eventi futuri. Costoro non vanno seguiti; il discepolo segue soltanto il Maestro divino e con la stessa determinazione non indugia nella via dei falsi maestri. Ancora, «non vi terrorizzate» dinanzi all'imperversare della violenza, perché la paura può generare altra violenza, mentre il saldo ancoraggio alla Parola permette di discernere anche nelle più cupe manifestazioni di odio un residuo di speranza da cui ripartire.

Il linguaggio di Gesù assume una coloritura più intensamente apocalittica menzionando «fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo». È vero che prima del ritorno di Cristo accadranno nella storia umana, più che nel cosmo, eventi terribili che faranno saltare i punti di riferimento e potranno mettere in discussione tutto ciò in cui uno ha creduto, ma questa sarà come la gestazione che prepara il parto, la crescita del regno di Dio che viene nella storia personale di ogni uomo, chiamato ad uno sguardo più ampio sulla propria vita, da inscrivere dentro una storia incamminata verso la pienezza. Se tutto procede verso il fine voluto da Dio, il cui piano di salvezza non è distrutto neanche da tragedie che sembrano negarlo, il contributo specifico che il discepolo può dare alla crescita del regno è la perseveranza nelle persecuzioni «a causa del mio nome». La prova più grande per il credente è sperimentare nella propria carne come l'adesione a Cristo non dà una sorte facile, ma provoca contrasti col mondo e con se stessi, incomprensioni e fatiche, addirittura morte e abbandono. Come evitare in questi casi una via di fuga quasi naturale, il rifugio in qualche piccola soddisfazione sensibile, l'amara sensazione che l'amore è sempre in perdita? Gesù spiega chiaramente che ciò diventa «occasione di dare testimonianza» della propria fede.

È quello che volevamo sentirci dire da sempre! Ha un senso il dolore, il fallimento, la mancata gioia che a volte si sperimentano nella comunità cristiana e persino i tradimenti subiti! In questi casi, continuare a credere è come ingrossare le acque sotterranee di un paese; la testimonianza non sempre è riconosciuta ma esiste e al momento opportuno può scaturire dal pozzo di un ricordo o di un incontro e dissetare chissà quanta gente. Occorre però «non preparare prima la vostra difesa», come fa il mondo, prevenuto e guardingo; bisogna rifuggire dai metodi degli avversari del vangelo i quali, presto o tardi, verranno messi a tacere dalla forza dell'amore che non è mai perso quando si perde nell'abbandono confidente in Dio. Dobbiamo piuttosto perdere alla svelta le cose che non contano.

Perseveranza è stare sotto, sottomettersi all'amore di Dio per poter così sorreggere il peso degli eventi. E quanto è bello portare gli uni i pesi degli altri: è il segno di una comunità incamminata verso il Padre. Se invece non diamo questa direzione alla vita, anche il più piccolo dolore può diventare insopportabile.

 

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