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TESTO Commento su 2Sam 5,1-3; Sal 121; Col 1,12-20; Lc 23,35-43

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XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (20/11/2022)

Vangelo: 2Sam 5,1-3; Sal 121; Col 1,12-20; Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

La liturgia d'oggi celebra due ricorrenze: la fine dell'anno liturgico, nel quale abbiamo ascoltato e riflettuto il vangelo di Luca, e la solennità di Cristo Re dell'universo. Ci viene proposto il tema della “regalità”. Recentemente i mass-media ci hanno fatto vivere con immagini, servizi e commenti, in occasione della morte della regina d'Inghilterra Elisabetta II, aspetti maestosi della vita dei reali terreni: sfilate di guardie a cavallo, code lunghissime di sudditi che vogliono rendere omaggio alla regina, corona regale sulla bara, omaggio e partecipazione ai funerali dei potenti del mondo... Oggi, però, san Luca ci descrive l'immagine di un altro re, Gesù: la corona è fatta di spine, i potenti del tempo e la folla non omaggiano, ma deridono e la cosa che lascia più esterrefatti è che il suo trono è una croce. La parola Re evoca immagini di dominio, del tutto opposte a quelle che ci propone oggi la pagina di Vangelo: la morte in croce di Gesù, la sua sconfitta sulla scena di questo mondo.
La prima lettura, tratta dal libro di Samuele, ci racconta la consacrazione di Davide a re d'Israele, egli prefigura il Cristo, ma non fu come lui: un re umano e sanguinario, mentre Cristo ha versato il suo sangue per salvarci con la sua morte in croce. È l'immagine di un re umano, tra l'altro voluto dal popolo d'Israele, contro lo stesso parere del Signore, perché voleva essere uguale agli altri popoli, senza tener conto di quello che ciò comportava, cioè mettersi sotto la potenza umana e i suoi giochi di potere.

San Paolo nella lettera ai Colossesi ci ricorda che Gesù, oltre che il Principio, è anche il fine ultimo di tutte le cose, in quanto “create per mezzo di lui e in vista di lui..., quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze”, quindi a lui si addice il titolo di re dell'universo.
Nel suo vangelo Luca ci racconta, con stile giornalistico, una visione ben diversa del Re d'Israele, cioè Gesù, e in qualche modo richiama quello che ci aveva detto a proposito delle tentazioni nel deserto cioè che il diavolo sarebbe ritornato al tempo fissato (Luca 4,13). Quel "tempo fissato" pare sia arrivato, Gesù è sulla croce, abbandonato da tutti, privato di ogni dignità e messo a morte e invitato da tutti a pensare a se stesso. Gesù è re di un regno che vuole conquistare tutto il mondo, non con le armi e la violenza ma con l'amore e la misericordia. Se ne accorge proprio uno che è nella sua stessa condizione, quel malfattore in croce con lui che non ha alcun titolo e potere, ma che ha il cuore aperto per comprendere che nell'uomo della croce si manifesta un vero re.
Ma quali indicazioni per la nostra vita ci offre il vangelo di oggi? La prima è che il mistero della croce è la rivelazione di un re diverso da quello che il nostro istinto sogna. E' un re che non pensa a sé e non cede alla provocazione dei suoi avversari. Il Dio che ci viene rivelato in Gesù non è il Dio onnipotente come ce lo aspetteremo, ma il Dio-amore, che può anche sembrare sinonimo di debolezza. La croce è la scandalosa rivoluzione in nome dell'amore e della verità, che può cambiare il mondo. Gesù, nel momento della sua sconfitta, afferma di possedere il potere più alto, quello di liberare dal peccato e di promettere la salvezza a un reietto del nostro mondo. Nella passione noi comprendiamo la natura della regalità di Cristo: contestata, ironizzata, derisa. La festa odierna è dunque una celebrazione della fede, della fede in Gesù Cristo che è il re dell'amore e della misericordia e non il re del potere.
Questa festa può anche stimolarci una riflessione su come gestiamo noi il nostro “potere” nelle relazioni di famiglia, sul lavoro, in parrocchia, nella società: siamo più propensi a seguire lo stile del re Davide o quello di Gesù, re d'amore e misericordia? Dobbiamo purtroppo ammettere che l'atteggiamento di Gesù, soprattutto vissuto nelle condizioni che ci ha descritto Luca, è per noi molto difficile da raggiungere e occorre liberare il nostro cuore da tutte le cianfrusaglie a cui siamo attaccati, per saper accogliere il Re dell'universo che la liturgia di oggi ci ha proposto.

Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- La sofferenza e la morte quale atteggiamento ci suscita: quella del re del buon ladrone o quello del re della folla?
- Il vangelo di Luca, che ci ha accompagnato nel cammino di quest'anno, nel brano che ci viene proposto come ha fatto maturare in noi l'atteggiamento della fiducia e dell'abbandono (il ladrone)?
- Cosa vuol dire per noi Cristo Re?

don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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