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TESTO Tutti viviamo per Lui

don Roberto Seregni  

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (06/11/2022)

Vangelo: Lc 20,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 20,27-38

In quel tempo, 27si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: 28«Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 29C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. 32Da ultimo morì anche la donna. 33La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 34Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Forma breve (Lc 20, 27.34-38):

In quel tempo, disse Gesù ad alcuni8 sadducèi, 27i quali dicono che non c’è risurrezione: 34«I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: 36infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Al tempo di Gesù, i sadducei rappresentavano l'ala aristocratica e conservatrice di Israele. Questo gruppo di famiglie ricche e potenti si opponevano al tradizionale insegnamento sulla resurrezione, considerandolo un'aggiunta all'autentico insegnamento di Mosè. Godevano della ricchezza e del prestigio e non si preoccupavano della vita dopo la morte.

Per ridicolizzare l'idea della resurrezione dopo la morte, raccontano al maestro Gesù la storia della donna “ammazamariti”. Chiaro: dal loro punto di vista l'unica cosa che conta è assicurare l'eredità, dare continuità al patrimonio famigliare e garantire che il circolo aristocratico non si spezzi.

La risposta di Gesù, come sempre, è geniale. Il maestro non si lascia imbrigliare nei ragionamenti dei sadducei e sposta il problema. In molti casi, come abbiamo visto leggendo il Vangelo di Luca, per risolvere un problema umano, Gesù invita a guardare a Dio. Per comprendere le cose della terra, bisogna alzare lo sguardo al cielo, altrimenti si rischia di rimanere imbrigliati nelle nostre piccole e assurde problematiche.

Se Dio è il Dio dei vivi, se Dio è amante della vita, perché mai dovrebbe abbandonare gli uomini alla morte?

Qui Gesù tocca un punto molto interessante: non bisogna confondere rianimazione e resurrezione! Sono due cose molto diverse. Tutti noi siamo destinati alla resurrezione: la vita nuova che ci aspetta non sarà una riedizione di quella terrestre. La vita nuova sarà nuova! Sarà una sorpresa! L'ultima, e la più sorprendente di tutta vita.

Ai discepoli di Gesù, a tutti coloro che vivono obbedienti alla parola di Vita, a chi vive le beatitudini del Regno, è concessa la grazia di iniziare adesso, ora, qui, ad assaporare la bellezza e la passione della vita nuova. Come Zaccheo che scende dall'albero per ricevere Gesù in casa sua, anche noi siamo nuovamente invitati ad abbandonare tutte le nostre maschere, corazze e presunzioni per lasciare che lo Spirito di Cristo prenda possesso della nostra vita. Tutti viviamo per lui.

 

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